La guerra dei chip

07/09/2020 06:00
La guerra dei chip

Prese di beneficio o una nuova fase laterale per uno dei settori che ha corso di più negli ultimi mesi. Dietro le quinte del calo di ieri.

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La guerra con la Cina

Sarà un caso ma nel giorno dei calo dei tech scoppia anche la guerra con la Cina sui microprocessori.

Xi Jinping ha risposto a Trump. Il presidente cinese ha promesso circa 1,4 mila miliardi di dollari di investimenti, da qui al 2025 per produrre chip in casa propria, da quelli per le wireless reti all'intelligenza artificiale.

Dopo una corsa durata mesi, i titoli dei big della Silicon Valley crollano con gli investitori che si interrogano sulla sostenibilità della elevate valutazioni raggiunte dai colossi.

Ieri Apple archivia la seduta incalo dell'8,01%. Amazon cede il 4,63% e Facebook il 3,76%. Un tonfo dalle immediate conseguenze per gli indici americani . Il Nasdaq arriva a perdere quasi il 5%, in quello che e' il suo maggiore calo intraday da marzo, per poi chiudere a -4,96%. Lo S&P 500 archivia la seduta a -3,51%, allontanandosi dai livellirecord raggiunti e registrando la sua maggiore flessione da giugno. Pesante anche il Dow Jones, che torna sotto i 29.000 punti e perde il 2,79%. In Europa il produttore di chip Stm ha lasciato sul terreno il 7%, Infineon -4,4%, Asml -4,7%.

Vediamo un po' di dati

L’indice Fang+ americano che raccoglie i 10 maggiori titoli tech Usa, dopo il calo del 6%, di ieri da inizio anno ha ancora una performance del +74%:

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Vediamo insieme dove guadagnano i tech:

APPLE

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AMZON

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ALPHABET (Google)

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MICROSOFT

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L’indice Sox di Philadelphia che raggruppa i maggiori produttori di chip Usa segna un +20% da inizio anno (-5,7% solo ieri):

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A guardare lo spaccato dei ricavi dei maggiori produttori di chip europei si  evince ciò che in molti conoscono già ovvero che i chip vengono prodotti in Cina, per fornire poi le società cinesi che assemblano prodotti per tutto il mondo dall’iPhone ai pc ai video alle console di videogame ecc

Qui di seguito i maggiori produttori di chip europei:

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Stm registra oltre il 65% dei ricavi in Asia:

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Infineon:

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Intel:

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Le conclusioni

Mentre gli analisti si interrogano se i multipli attuali siano sostenibili o meno nel lungo periodo, la vertà è che da qui, almeno fino alle elezioni Usa, dobbiamo aspettarci molta volatilità sul comparto, sostenuta dalle esternazioni tra Trump e risposta cinesi.

I piani quinquennali della new era cinese considerano i semiconduttori fondamentali per ogni componente della tecnologia del Paese.

“La leadership cinese si rende conto che i semiconduttori è alla base di tutte le tecnologie avanzate e che non può più fare affidamento sulle forniture americane ", ha affermato Dan Wang, analista presso la società di ricerca Gavekal Dragonomics. “Di fronte a restrizioni più severe degli Stati Uniti sull'accesso ai chip, la risposta della Cina può essere solo quello di continuare a spingere il proprio settore a svilupparsi ".

In realtà la risposta è obbligata, dopo la minaccia di Trump di interrompere le forniture di chip ai cinesi, Pechino pensa a costruirseli in casa. Cosa che di fatto già avviene, la maggior parte dei produttori di chip infatti è basata in Cina anche se la progettazione è all’estero.

Pechino ha usato il suo stile acquistando quote dei maggiori produttori di chip cinesi. ShanghaiFudan Microelectronics ha chiuso in rialzo del 4,3% a Hong Kong. Sulle borse continentali, Will Semiconductor, la secondo società di chip cinese quotata – ha guadagnato di quasi il 10%. Xiamen Changelight ha chiuso con un rialzo del 14% mentre Focus Lightings Tech è salita del 5,6%.

Gli 1,4 mila miliardi, una cifra esorbitante, serviranno per rafforzare la ricerca, istruzione e finanziamento per l'industria sono stati aggiunti alla bozza del quattordicesimo piano quinquennale del paese, che sarà presentato ai massimi leader del paese in ottobre.

La Cina importa più di 300 miliardi di dollari di circuiti integrati ogni anno. Il peggioramento dei legami tra Pechino e Washington hanno reso sempre più difficile per le aziende cinesi procurarsi componenti e tecnologie di produzione di chip dall'estero.

Il governo degli Stati Uniti ha inserito nella lista nera dozzine di aziende tecnologiche cinesi in modo che non possano acquistare parti americane e impongono divieti a TikTok di ByteDance Ltd. e WeChat di Tencent Holdings Ltd.

Si aggiunge poi il caso del gigante tecnologico Huawei, società che l’amministrazione Trump ha sanzionato, facendo pressioni agli alleati per vietare l’acquisto delle loro reti di telecomunicazioni.

Questo mese, Huawei, il più grande produttore di cellulari del paese, perderà persino l'accesso a chip di Taiwan Semiconductor. Le nuove normative americane proibiscono ai fornitori in tutto il mondo di collaborare con l'azienda se tali fornitori utilizzano apparecchiature americane.

I semiconduttori di terza generazione sono costituiti principalmente da materiali come carburo di silicio e nitruro di gallio. I punti di forza sono che funzionano ad alta frequenza e con potenze e temperature maggiori dei precedenti e ampiamente utilizzati nelle radio di quinta generazione, chip di frequenza, radar di livello militare e veicoli elettrici.

Poiché nessun singolo paese ora domina la nascente terza generazione di chip, la scommessa della Cina è che le sue aziende possono farlo accelerando con la ricerca nel campo.

"Questo è un settore che sta per vedere una crescita esplosiva", dice Alan Zhou, managing partner del fondo di investimento di chip con sede nel Fujian An, Xin Capital.

Dopo la lunga corsa di tech e chip crediamo che ora il settore potrebbe tirare il fiato e che vi siamo maggiori probabilità di una fase di prese di beneficio che non di un forte rally. In questo scenario una buona soluzione per esporsi sul settore è  tramite un certificate e non con  un’azione o un paniere. Il certificate infatti permette un buon guadagno anche con i sottostanti in calo con barriere che possono proteggere fino a ritracciamenti del 40%.

Opportunità di investimento

Il 27 agosto è stato emesso un certificato dall’emittente Vontobel che ha come sottostanti tre produttori di semiconduttori (AMD, Infineon ed STM) con isin DE000VP7K7T4 e oggi quota 94,80. Stacca premi trimestrali del 3,97% (15,88% annuo) se nessuno dei tre sottostanti alle date di valutazione si trova sotto la barriera di 60% del valore iniziale (pari ad una perdita del 40%).

Gode inoltre dell’effetto memoria: in caso ad una data di valutazione trimestrale vi sia un sottostante sotto la barriera, rimarrà in futuro la possibilità che la cedola passata venga riemessa, se tutti i sottostanti si saranno riportati sopra la barriera del 60% rispetto il valore iniziale (non abbiano cioè perso più del 40%).

Amd si trova a 98% dal suo valore iniziale fissato a 83,8USD a 37,83% dalla barriera.

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Infineon è posizionato a 102% dal valore iniziale (fissato a 23,021 €), ovvero a 40,05% dalla barriera.

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STM è attualmente posizionata al 97% del valore iniziale che era stato fissato a 25,31€ e dista del 37,82% dalla barriera.

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Dunque per alcuni la domanda è se i tech siano arrivati ad un massimo e siamo all'inizio di una fase di lungo calo oppure se gli 5 punti lasciati sul terreno in una sola giornata dal Nasdaq siano stati una pausa fisiologica trascurabile dopo tanti giorni di crescita consecutiva.

In entrambi i casi l'investitore non sta facendo altro che spostare il rischio qualche giorno più in là, per poi ritornare ad arrovellarsi sulla medesima questione.

Per questo motivo, invece, affrontare l’investimento con il certificate con isin DE000VP7K7T4, che ha una buon livello di protezione con la barriera a scadenza del 60%, significa non esporsi direttamente al rischio rappresentato dai titoli sottostanti, ma predisporsi a possibili rendite condizionate.

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