La guerra sui conti della società

Siamo andati ad analizzare, sui singoli bilanci delle società, gli effetti del conflitto. Fino ad oggi il mercato sembra aver eccessivamente penalizzato titoli come Unicredit e Intesa. Esposizione tra il 5 e il 9% anche per il settore lusso, mentre il comparto oil esce dalle joint venture con i colossi del gas di Mosca.
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La guerra sui bilanci pesa, ma la reazione in Borsa in alcuni casi è eccessiva. Come sempre il mercato prima vende tutto, poi analizza con il bilancino il reale impatto. Fino ad oggi sono arrivate, in ordine sparso, le reali esposizioni di diverse società europee alla Russia. Non esistono ancora numeri definitivi e molto dipende dai prossimi mesi ma qualcosa è già possibile analizzare.
Nella maggior parte dei casi, le vendite a cui abbiamo assistito sono state dei veri eccessi (ovviamente ipotizzando che non si estenda il conflitto), in altri c’è ancora poca visibilità sui reali effetti.
Diamo uno sguardo alle principali società coinvolte.
Unicredit
Possiede 72 filiali nel paese e un’esposizione al debito sovrano russo per circa un miliardo di euro. La controllata, AO Unicredit Bank, genera il 3% dei ricavi totali del gruppo. Nel 2021 l’utile della controllata russa è stato di 180 milioni di euro, su un totale di 3,9 miliardi.
AO Unicredit è la 12esima banca del Paese, con una market share 1% e un book value 2,5 miliardi, meno del 4% del patrimonio del gruppo. Le attività ponderate per il rischio (RWA) in Russia ammontano a 9 miliardi.
Prestiti cross-boarder pari a 5 miliardi.
L’8 marzo il gruppo ha dichiarato che in caso di azzeramento del rublo, avrebbe una perdita massima di 1 miliardo portando l’indice di solidità patrimoniale al 13% ampiamente sopra i requisiti della Bce. Una svalutazione completa dei suoi asset russi costerebbe circa 7,4 miliardi di euro.
Intesa Sanpaolo
L’istituto bancario italiano ha 28 filiali e asset per 1 miliardo di euro circa.
La controllata, Banca Intesa Russia, genera il 3% di ricavi complessivi, 1% del tangible book value.
L’esposizione della società al debito russo è di circa 50 milioni di euro.
A livello corporate, il gruppo ha erogato 5 miliardi di prestiti, 1% del totale.
Bnp Paribas
La banca francese ha comunicato un'esposizione totale di circa 3 miliardi di euro in Russia e Ucraina - che la banca ritiene relativamente limitata - e ha confermato gli obiettivi finanziari per il 2025 precedentemente annunciati.
Allianz
La compagnia assicurativa tedesca ha un’esposizione al mercato russo per 2 miliardi di euro in asset di investimento su un totale di 809 miliardi (0,25% del totale), pari anche al 2,5% di 80 miliardi di patrimonio netto.
Il gruppo ha 270 milioni di euro di premi, circa lo 0,2% dei premi totali, in Russia.
Generali
La compagnia assicurativa detiene una partecipazione del 38,46% nell’assicuratore russo Ingosstrakh, valutata circa 300 milioni di euro.
Il management ha dichiarato di voler cedere la partecipazione e tagliare tutti i legami con la Russia.
Renault
La casa automobilistica tedesca, la più esposta nell’intero settore, detiene una quota di controllo nella casa automobilistica russa AvtoVAZ del 68%, per un valore pari a un miliardo di dollari, e che rappresenta l’8% dei ricavi totali del gruppo.
Stellantis
La compagnia in Russia produce 125.000 veicoli, per il mercato interno. Gli analisti di Equita Sim stimano per il 2022, per la divisione Enlarged Europe, un calo del fatturato del 7% e un EBIT adjusted del 40% su base annua.
Zara
Il gruppo spagnolo operante nella moda conta 9.000 dipendenti in Russia sospesi dal business, cui sarà previsto per loro un piano di supporto a seguito della chiusura dei negozi nel paese. La Russia rappresenta circa l’8,5% dell’EBIT complessivo del gruppo.
H&M
La società svedese attiva nella moda ha deciso di sospendere le vendite in Russia e chiudere 150 negozi. Per il gruppo, la Russia rappresenta il sesto mercato più grande in cui opera, con circa il 4% delle vendite del quarto trimestre 2021.
Eni
La compagnia petrolifera italiana intende cedere il 50% della joint venture Blue Stream Pipeline Bv (che collega la Russia con la Turchia per la fornitura di gas) controllata alla pari (50-50) con Gazprom, gigante del gas russo. Il costo del progetto, avviato nel 2003, è stato di 3,2 miliardi di dollari.
Shell
La compagnia petrolifera ha comunicato la fine della partnership con Gazprom, insieme all’impianto di gas naturale liquefatto Sakhalin-II e al progetto Nord Stream 2 che collega la Russia con la Germania per la fornitura di gas. I due progetti valgono circa 3 miliardi di dollari.
Ikea
Attiva nel settore della grande distribuzione organizzata, il gruppo ha annunciato la chiusura di 17 negozi e 3 fabbriche in Russia e la sospensione degli approvvigionamenti in Bielorussia. Tuttavia, i centri commerciali Mega, operati da Ikea, resteranno aperti per garantire i beni di prima necessità ai cittadini russi.
Lego
Il più grande produttore di giocattoli al mondo ha interrotto le spedizioni dei propri prodotti verso la Russia, affermando che non consegnerà più negli 81 negozi presenti nel paese.
Exxon Mobil
La compagnia petrolifera ha annunciato la sua volontà di lasciare la Russia e i suoi asset stimati in 4 miliardi di dollari circa (su un totale di 217 miliardi). Il gruppo ha, inoltre, affermato che è in uscita dal progetto Sakhalin-1 (per la produzione di petrolio e gas) di cui è socio al 30% congiuntamente a Rosneft e altre società orientali.
Adidas
Il produttore tedesco di attrezzature sportive ha annunciato la sospensione della sua attività in Russia, con conseguente chiusura di 500 negozi. Si stima che questo avrà un impatto di 250 milioni di euro sul fatturato 2022. Il gruppo seguirà le decisioni della FIFA e UEFA sulla sospensione dei contratti di sponsorizzazione per tutte le squadre russe.
Geox
La società di scarpe e capi di abbigliamento, nella relazione sui primi nove mesi del 2021, aveva comunicato che la Russia pesa per il 9% sul fatturato totale del gruppo ed era stato uno dei paesi con la maggior crescita (ricavi in aumento del +23% sui nove mesi 2020).
Buzzi Unicem
Il gruppo attivo sul mercato del cemento ha registrato un fatturato di 158,1 milioni di euro in Russia nei primi nove mesi del 2021, in crescita rispetto ai 152,4 milioni di euro dello stesso periodo del 2020. Si tratta di oltre il 6% del fatturato consolidato del gruppo.
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