L’oro torna a risplendere sopra quota 1.400 dollari, +3,6% solo ieri

La nuova corsa all’oro è ufficialmente partita. Era dal 2013 che i future del bene rifugio per eccellenza non superavano i 1.400 dollari, come accaduto oggi.
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Una corsa che scaturisce da diversi fattori
Prosegue il rally dell’oro che ieri ha messo a segno un guadagno del 3,6%, riportando sui massimi degli ultimi sei anni sopra i 1.400 dollari l’oncia. A spingere le quotazioni del bene rifugio per eccellenza, da un lato le tensioni geopolitiche, (il braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina e la situazione in Medio Oriente) dall’altro una Federale Reserve più espansiva e le speculazioni sulla nuova criptomoneta di Facebook, Lybra, legata anche all’oro.
Nella riunione del 19 giugno, la Banca centrale Usa ha confermato i tassi di interesse ma ha aperto a nuovi tagli, lasciando invariato il bilancio. Molti dollari in circolazione significa biglietto verde più debole, questo preoccupa gli investitori che vendono dollari per spostarsi sull’oro.

Crescita Usa più debole
A termine della riunione di due giorni del board, il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, ha parlato di “un aumento delle incertezze” per l’economia Usa aprendo così a un’inversione di marcia per la Fed che torna ad essere più espansiva.
“I cambiamenti nella direzione di politica monetaria sono stati giustificati da uno scenario inflattivo debole. Il mercato sta prezzando ora la probabilità di tre tagli nel 2019 e precisamente sconta già il 100% di una prima sforbiciata a luglio e due ulteriori”, si legge nel report di Swissquote.
“Sulla base della storica correlazione inversa (e tuttora molto intensa) che l’oro detiene con i rendimenti dei titoli di Stato Usa”, specifica Swissquote, il dollaro ha ripreso la sua discesa nei confronti delle principali monete del G10 e quelle del resto del mondo.
I prossimi mesi
Il braccio di ferro commerciale tra Stati Uniti e Cina aumenta le incertezze sia sulla crescita che sulla tenuta geopolitica dell’attuale equilibrio mondiale.
Le tensioni in Medio Oriente, con l’Iran in particolare, che appare agli occhi di Donald Trump sempre più una minaccia, hanno scatenato una corsa ai beni rifugio.
Tutti fattori difficilmente risolvibili nel breve, che potrebbero sostenere ancora le quotazioni garantendo all’oro un futuro scintillante.
Proseguono, intanto, i cinguetii del presidente Trump che su twitter non ha mai nascosto di volere un dollaro più competitivo, favorendo l’apprezzamento del greggio.
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