La risorsa principale dello sviluppo economico sono le persone (P. Drucker).


Per Tognoli l’inflazione è destinata a rientrare a partire dalla seconda metà del 2023 quale effetto della stabilizzazione dei prezzi dell’energia.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso CFO Sim


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Oggi si riunisce la BCE che dovrebbe decidere un aumento dei tassi di 75 bp (secondo le attese del mercato), visto il record di inflazione del 9,1% e la crescita dei prezzi core del 4,3% (dal 4% di luglio) registrata in agosto. Riteniamo che l’inflazione sia comunque destinata a rientrare a partire dalla seconda metà del 2023 quale effetto della stabilizzazione dei prezzi dell’energia a seguito sia della flessione della domanda indotta dall’attesa recessione, sia dalle misure messe in campo dalla UE. Questo significa che è probabile che la BCE anticipi i rialzi e si prenda una pausa verso la fine dell’anno, anche per verificare se i danni all’economia sono maggiori di quelli previsti. Riteniamo quindi che la normalizzazione della politica monetaria procederà con cautela (o in altri termini, flessibilità), come tra l’altro hanno ricordato nei loro precedenti interventi la Lagarde e Panetta.

Chiaro che la flessibilità terrà conto degli effetti del prezzo dell’energia e in particolare del gas. Secondo l’analisi di tre economisti del MES, uno stop totale del gas russo ad agosto porterebbe ad esaurire le riserve nei paesi dell’euro già a fine anno e porterebbe una recessione dell’1,7% medio del PIL dell’eurozona e del 2,5% in Germania e in Italia. Con una riduzione dei consumi del 15%, come da piani della EU, l’impatto sui paesi euro sarebbe dell’1,1%. La flessione del PIL sarà sufficiente per consentire la riduzione della crescita dei prezzi e indurre la BCE ad allentare la stretta monetaria? Come dicevamo, l’inflazione è attesa rallentare nella seconda metà del 2023 e quindi la risposta alla prima domanda è positiva. Non crediamo però che la crescita dei prezzi si porterà nell’intorno del target del 2% entro la fine del 2023 (le attese della Commissione stessa prevedono il 4%) e quindi è probabile che i tassi rimangano più elevati rispetto a quelli di neutrali di equilibrio.

Nelle fasi di elevata incertezza economica che causa elevata volatilità dei mercati, è importante costruire il portafoglio avendo ben chiari i propri obiettivi, sia in termini di rischio/rendimento sia in termini temporali, in modo da non subire il mercato in modo pro-ciclico. In questo momento siamo tuttavia convinti che occorra occuparsi più del rischio che del rendimento, in modo da mettere al riparo il portafoglio di lungo periodo da shock esterni. Riteniamo quindi corretta una strategia bottom up che vada a privilegiare i titoli di quelle società che producono cassa, hanno una redditività mediamente superiore a quella del proprio settore di riferimento e sono leader nel mercato nel quale operano.

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