La rivoluzione sui mercati suscita domande sull’allocazione azionaria


Le speranze sui vaccini anti COVID-19 hanno provocato un cambiamento di leadership nei mercati azionari.

A cura di Christopher Hogbin, Head of Equities presso AllianceBernstein (AB).


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Una ripresa economica generalizzata

Le recenti notizie riguardo all’efficacia dei potenziali vaccini anti COVID-19 hanno innescato un improvviso cambiamento di leadership sui mercati azionari nel mese di novembre. Benché sia troppo presto per stabilire se queste tendenze persisteranno, gli investitori dovrebbero esaminare il complesso delle loro esposizioni azionarie per valutare la resilienza a un possibile mutamento delle dinamiche di rendimento.

Il 9 novembre Pfizer ha annunciato che, sulla base degli studi clinici effettuati, il suo potenziale vaccino ha un’efficacia del 90%, suscitando l’aspettativa che il virus potrà essere presto messo sotto controllo. Pochi giorni dopo, Moderna ha pubblicato risultati incoraggianti nella sperimentazione di un altro potenziale vaccino. Anche se si prospetta un inverno difficile, con un aumento dei contagi e dei ricoveri in molte regioni, le notizie sui vaccini hanno convinto gli investitori che gli scenari economici peggiori siano diventati altamente improbabili e che nel 2021 possa registrarsi una ripresa economica generalizzata.

Le speranze sui vaccini risvegliano i fanalini di coda dell’azionario

La notizia in sé potrebbe non essere sufficiente a sostenere il recente rally dei mercati azionari, ma ha comportato un cambiamento significativo nella leadership di mercato, con una sottoperformance dei titoli che erano rimasti in testa per gran parte dell’anno e un rimbalzo di quelli che avevano sottoperformato. Secondo alcuni indicatori, nel giorno del comunicato stampa di Pfizer si è registrata la più brusca inversione del momentum degli ultimi dieci anni.

Dal 9 novembre, questo cambiamento si è propagato a diversi segmenti del mercato. Le small cap hanno superato le large cap. I titoli non statunitensi hanno sovraperformato gli omologhi a stelle e strisce. I settori sfavoriti, in particolare la finanza e l’energia, hanno battuto la tecnologia, che aveva mantenuto una posizione di leadership settoriale per gran parte dell’anno. Infine, al 18 novembre, l’MSCI World Value Index era in rialzo del 7,3% da inizio mese, in termini di dollari USA, superando di un ampio margine l’MSCI World Growth Index. Ciò contrasta nettamente con le dinamiche delle performance dall’inizio dell’anno; nel 2020 le azioni value sono arretrate del 5,7%, mentre l’indice growth ad alto contenuto tecnologico è salito del 25,1% (cfr. Grafico).

Queste tendenze sono destinate a perdurare? Dopotutto, non è la prima volta quest’anno che si verifica un cambiamento di leadership in termini di stili. Gli episodi precedenti, avvenuti in primavera e a settembre, anche se meno pronunciati, sono stati seguiti da una rapida inversione. È troppo presto per affermarlo con certezza, ma le notizie sui vaccini potrebbe prolungare il passaggio a titoli più sensibili alla crescita economica, un trend iniziato nel terzo trimestre.

Per contro, le mega cap statunitensi della tecnologia e dei consumi, che hanno beneficiato degli effetti dei lockdown globali, potrebbero apparire meno interessanti in termini relativi se la vita economica è destinata a tornare alla normalità prima del previsto. Tutto ciò ha implicazioni significative per la performance di diversi settori e regioni, nonché per i diversi fattori stilistici.

I tempi erano maturi per una correzione degli squilibri di mercato?

Prima del recente cambiamento, le dinamiche dei rendimenti azionari avevano creato grandi squilibri nei mercati. In termini di stile, ad esempio, alla fine di ottobre l’MSCI World Value era sottovalutato del 63% rispetto all’MSCI World Growth, sulla base di una combinazione di tre indicatori di valore: prezzo/vendita, prezzo/cash flow e prezzo/utili prospettici (cfr. Grafico a sinistra). Si tratta dello sconto più elevato degli ultimi 20 anni. Negli Stati Uniti il Russell 1000 Value Index scambiava con uno sconto del 57% rispetto al suo omologo growth (cfr. Grafico a destra), anche qui in prossimità dei minimi storici.

Inflazione e tassi d’interesse influenzano le dinamiche dei rendimenti azionari

Nello specifico, molti investitori al momento si domandano: dovrei vendere azioni growth e acquistare azioni value? In caso di accelerazione della crescita globale, gli analisti di AllianceBernstein ritengono che molte società più cicliche e sottovalutate, che sono tipicamente detenute nei portafogli value, potrebbero registrare una migliore crescita utili nel 2021. E se la crescita è più abbondante, gli investitori potrebbero essere meno disposti a pagare un premio per i titoli growth più dinamici, come quelli che hanno evidenziato buone performance nel 2020 durante la crisi del COVID-19.

In un contesto di ripresa economica, l’inflazione potrebbe inoltre aumentare, con una conseguente pressione al rialzo sui tassi d’interesse. Un aumento dei tassi premia di solito i titoli value e penalizza le azioni growth, dove la maggior parte del valore dell’azienda deriva dai cash flow attesi per molti anni a venire. Secondo le previsioni degli economisti di AB, il rendimento dei Treasury USA decennali dovrebbe registrare un modesto incremento dal livello inferiore allo 0,90% di oggi. Tuttavia, dopo un decennio di tassi estremamente bassi, gli investitori dovrebbero essere cauti nel costruire una strategia basata una variazione duratura dei livelli dei tassi d’interesse.

Tempo di controllare le allocazioni azionarie

Indipendentemente dalla durata del rally dei titoli value, le recenti dinamiche dei rendimenti potrebbero aver messo in luce uno squilibrio in alcune allocazioni azionarie. La maggior parte degli investitori conosce i benefici della diversificazione e del ribilanciamento, ma può essere difficile mettere la teoria in pratica dopo un periodo prolungato di performance a senso unico.

I recenti risultati dovrebbero secondo gli analisti di AB indurre gli investitori a esaminare attentamente le loro allocazioni azionarie, chiedendosi quali rischi potrebbero scaturire dal loro posizionamento. Il portafoglio contiene un numero sufficiente di asset che dovrebbero evidenziare una buona performance in caso di accelerazione della ripresa economica o di rialzo dei tassi d’interesse? Il posizionamento geografico è sufficientemente diversificato? L’esposizione alle azioni growth è troppo concentrata in titoli di mega cap sopravvalutati o è ripartita su un’ampia gamma di società con volani di crescita distinti?

La risposta a queste domande varia naturalmente in funzione della propensione al rischio e degli obiettivi finanziari di ogni investitore. Tuttavia, quando i venti di stile cambiano drasticamente come nel corso di questo mese, sarebbe negligente per gli investitori non controllare che le loro vele siano regolate correttamente per affrontare altri potenziali cambiamenti in futuro.

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