La stretta cinese sulle big tech: terreno fertile per l’innovazione


Le recenti misure di Pechino volte a inasprire le norme sul settore tecnologico hanno turbato i mercati negli ultimi mesi. Ma è possibile che scatenino una nuova ondata di innovazione, anziché soffocarla?

A cura di Chris Liu, Senior Portfolio Manager presso Invesco


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Ridimensionare il potere delle Big Tech cinesi

Per il settore tecnologico cinese, ormai sotto la morsa delle autorità di Pechino, questo è un periodo travagliato. Tuttavia, sradicare le pratiche monopolistiche e promuovere la concorrenza non costituiscono affatto una novità. Mentre numerosi legislatori, primi fra tutti Unione Europea e Stati Uniti, “premono per approdare a una legislazione più robusta e un’applicazione più aggressiva delle norme antitrust, la Cina ha semplicemente cercato di recuperare terreno rispetto ai Paesi sviluppati dopo anni di approssimativa supervisione normativa”. È quanto sostiene Chris Liu, Senior Portfolio Manager presso Invesco, secondo cui la differenza in questo caso è la velocità alla quale la Cina è in grado di operare.

Ne è un esempio l’indagine antitrust su Alibaba, conclusa in soli quattro mesi, mentre in molte altre economie le procedure richiedono anni, se non decenni. La pesante sanzione imposta alla società di e-commerce intendeva fungere da esempio e rafforzare la conoscenza delle pratiche antimonopolistiche, nonché l’obbligo di rispettare le leggi. È solo la regolamentazione che può impedire alle piattaforme e-commerce di spazzare i concorrenti via dal mercato. Una grande società non regolamentata può, ad esempio costringere gli esercenti a scegliere tra la propria piattaforma e una concorrente come, secondo Chris Liu, sembra essere successo nel caso di Alibaba, oppure lanciare una campagna aggressiva di acquisizioni con il solo scopo di eliminare nuovi entranti. “Questo - sottolinea l’esperto - non è affatto equo nei confronti di esercenti e consumatori finali”.

Passando al segmento dei pagamenti elettronici, la People’s Bank of China ha pubblicato un documento consultivo volto a regolamentare gli istituti di pagamento non bancari, ora “meno competitivi rispetto alle carte di credito emesse da banche e all’imminente yuan elettronico”, notano gli esperti di Invesco.

Incoraggiare innovazione e concorrenza

“La nuova disciplina antitrust cinese - conclude Liu - non intende frenare l’innovazione, ma incoraggiarla nell’ambito del settore Internet creando un contesto operativo equilibrato in cui le piccole start-up possano competere con i colossi tecnologici”. L’assenza di regolamentazione porterebbe il settore Internet cinese a essere dominato da un piccolo numero di società compromettendo così l’innovazione.

I maggiori controlli normativi probabilmente aumenteranno la concorrenza nel settore Internet, “giovando ai consumatori e collocando la Cina sul percorso appropriato per conseguire un importante obiettivo definito nel suo XIV Piano quinquennale, ossia la trasformazione in un’enorme fucina di innovazione”.

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