Lagarde prosegue dritto: “rialzo dei tassi anche con recessione”


La Banca centrale europea dovrebbe proseguire sulla sua strada fatta di politiche monetarie restrittive anche se l’economia dovesse frenare bruscamente visto l’alto livello di inflazione, prevista sopra il 2% ancora fino al 2024.


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Nuovi rialzi dei tassi

Aumentano i rischi di una recessione nella zona euro ma la Banca centrale europea non ha intenzione di cambiare direzione rispetto all’attuale stretta monetaria decisa per combattere l’inflazione.

“Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi e dobbiamo rispettarlo utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione”, ha ribadito la presidente della BCE, Christine Lagarde, nel corso di un’intervista con l’agenzia di stampa lettone Delfi e pubblicata oggi.

Dichiarazioni che lasciano presagire nuovi rialzi dei tassi, indispensabili per “riportare l’inflazione al nostro target del 2%”, aggiungeva Lagarde.

Dopo aver aumentato i tassi di 200 punti base complessivi nel corso delle ultime tre riunioni, i mercati si attendono altre strette monetarie finalizzare a portare il tasso di deposito dall’1,5% al 3% nel corso del 2023.

“La destinazione è chiara e non ci siamo ancora arrivati”, aggiungeva la presidente dell’istituto centrale, senza specificare dove potrebbero terminare i rialzi dei tassi, ma di sicuro “avremo ulteriori aumenti dei tassi in futuro”.

L’inflazione

Ieri i dati preliminari dell’Ufficio statistico europeo (Eurostat) hanno indicato un’ulteriore accelerazione dell’inflazione nell’eurozona, andando oltre le previsioni dello 0,5% nel mese di ottobre su base annuale, a +10,7% rispetto al 9,9% del mese precedente.

La BCE prevede un livello dei prezzi oltre il proprio target del 2% fino al 2024, con conseguenti rischi per le imprese e per le famiglie di modifiche ai propri comportamenti, riducendo i consumi.

“Più a lungo l'inflazione si mantiene a livelli così elevati, maggiore è il rischio che si diffonda nell’economia”, spiegava Lagarde.

Le previsioni sui tassi

Mentre si attendono le decisioni della Federal Reserve di domani, l’istituto centrale europeo si riunirà il prossimo 15 dicembre.

“Riteniamo che la BCE stia ancora aumentando i tassi in una fase di recessione innescata dallo shock energetico e dai suoi rialzi e che si fermerà solo quando vedrà l’entità del danno economico causato”, prevedono gli esperti di BlackRock Investment Institute.

Secondo gli analisti di Ig Italia, verrà deciso un ulteriore aumento da 75 punti base, anche se non è da escludere un maxi rialzo da 1 intero punto percentuale (100 punti base).

Gli analisti di Ing, invece, propendono di più per un aumento da 50 punti base dati i crescenti rischi di recessione nell'area, anche se non ancora certificati dal Pil.

Della stessa opinione anche gli esperti di Algebris, secondo i quali un aumento da 50 punti resta “più plausibile”.

Rischio nuova crisi sub-prime

Nel frattempo, la Federazione Autonoma Bancari Italiani (FABI) ha messo in guardia sul rischio derivato dalla politica restrittiva della BCE, con “la crisi dei mutui subprime che potrebbe riaccendersi in Europa”.

Se gli interessi sui mutui ipotecari avevano già superato il 4% con il costo del denaro all’1,25% e, con il nuovo rialzo al 2% da poco deciso, “è possibile immaginare che venga sfiorata la soglia del 5%”, prevede la FABI.

A dimostrazione dell’impatto dell’aumento dei tassi sull’economia, la FABI sottolinea come nei primi sette mesi dell’anno i finanziamenti per le famiglie e per le imprese siano cresciuti a un ritmo più basso rispetto ai cinque anni precedenti.

Se il “contesto macroeconomico non fosse così difficile”, aggiungono dalla FABI, lo scenario futuro “non sarebbe preoccupante”, ma “l’accanimento della BCE nel rialzare i tassi, seppure per calmierare il fenomeno dell’inflazione, e l’inasprimento delle condizioni sui mutui – maggiore in Italia, rispetto agli altri paesi europei – corre il rischio di mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria del debito delle famiglie perché il contesto futuro dei tassi non è da riscrivere”.

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