Le azioni europee superano quelle USA da inizio 2025

27/02/2025 06:30

Tognoli individua alcune tendenza per i prossimi mesi, che sottolineano ancora una volta l’importanza della diversificazione.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

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M3 dell’Europa di gennaio attesa oggi alle 10:00 (stima +3.8% contro +3.5% di dicembre). Alle 14:30 sono in uscita una serie di dati degli Stati Uniti: la seconda lettura del PIL QoQ del 4Q24 che non dovrebbe riservare sorprese rispetto al +2.3% del 30 gennaio scorso; la richiesta di sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 220k contro 218k della scorsa settimana); gli ordini di beni durevoli di gennaio (stima +2% contro -2.2% di dicembre).

L'aumento dei mercati azionari globali è probabilmente il risultato di aspettative di tassi di interesse delle banche centrali più bassi e di una crescita economica e degli utili costante, nonostante l'impatto dei dazi e dell'inflazione.

Le vendite di case nuove sono crollate del 10,5% a gennaio (657k contro 679k attese e 734k di dicembre). Una della ragione del calo sono i tassi dei mutui, costantemente elevati, che hanno messo da parte i potenziali acquirenti. Come in tutte le grandi economie industrializzate, il settore immobiliare guida tendenzialmente la crescita del PIL, e in particolare negli Stati Uniti, è una fonte importante di inflazione. Monitoreremo i dati per capire se la flessione di gennaio può essere considerata l’inizio di un nuovo trend.

A due mesi dall’avvio del 2025, vediamo diverse tendenze che sembrano emergere. Tra queste:

  • le azioni tecnologiche statunitensi a grande capitalizzazione sono in ritardo rispetto al mercato più ampio nel 2025;
  • i rendimenti dei titoli di Stato sono in via di stabilizzazione dopo un forte aumento;
  • le azioni europee sovraperformano quelle di Stati Uniti dall'inizio del 2025.

A nostro avviso, queste tendenze sottolineano ancora una volta l'importanza della diversificazione del portafoglio tra settori, regioni e classi di attività. Analizziamole una per una.

I titoli tecnologici a grande capitalizzazione degli Stati Uniti sono in ritardo rispetto al mercato più ampio nel 2025. Durante lo scorso anno i titoli tecnologici a mega-cap hanno guidato i mercati azionari, in particolare nella prima metà dell'anno scorso. Il Nasdaq ad alta tecnologia e i titoli "Magnificent 7", che sono considerati i leader del commercio di intelligenza artificiale (IA), hanno guidato oltre il 50% dei rendimenti dell'S&P 500. Quest'anno, la performance di questi titoli è stata mista, con solo due dei sette titoli Mag-7 che hanno sovraperformato l'S&P 500 e con il resto del gruppo in ritardo rispetto alla maggior parte dei rendimenti delle altre classi di attività.

Il settore tecnologico a mega-capitalizzazione è risultato in qualche modo poco toccato dalle variazioni congiunturali del PIL negli ultimi tre anni. Dopo che le Magnificent 7 hanno registrato un rendimento di oltre il 150% nel 2023, le valutazioni di questi titoli sono salite in modo molto forte anche nel 2024, anche se probabilmente non nella stessa misura della bolla tecnologica del 1999, dato che la crescita degli utili è stata robusta per la maggior parte di queste aziende, diversamente dal 1999.

Oltre ai problemi di valutazione, si tratta di aziende globali che potrebbero essere maggiormente esposte all'incertezza tariffaria e commerciale, soprattutto nel settore dei semiconduttori e dell'hardware. Gli analisti prevedono che la crescita degli utili nel 2025 sarà più equilibrata rispetto a quella vista nei due anni precedenti.

Questo si è verificato finora nel 2025, con 10 degli 11 settori S&P 500 in positivo per l'anno e con aree come finanza, energia e sanità che hanno sovraperformato, mentre tecnologia e beni di consumo discrezionali sono rimasti indietro. A nostro avviso, il tema dell’allargamento del mercato ha ancora gambe per correre e quindi continuiamo a preferire sia i titoli azionari statunitensi a grande che a media capitalizzazione nei settori growth e value.

I rendimenti dei titoli di Stato sono in via di stabilizzazione dopo essere aumentati bruscamente da settembre dell'anno scorso. Negli Stati Uniti i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni sono saliti rapidamente e hanno raggiunto il picco a metà gennaio. Questo brusco rialzo è stato guidato da una combinazione di dati economici migliori del previsto, incertezza su inflazione e spesa da parte della nuova amministrazione statunitense e l'idea che la Fed probabilmente non avrebbe tagliato ulteriormente i tassi di interesse nel 2025. Nelle ultime settimane, tuttavia, i rendimenti dei titoli di Stato si sono stabilizzati e i rendimenti a 10 anni sono scesi. Vediamo alcune ragioni per cui i rendimenti si sono ora stabilizzati e sono tornati intorno al 4,5%. In primo luogo, nonostante le preoccupazioni, i dati sull'inflazione finora sono stati generalmente contenuti. Venerdì riceveremo i dati sul PCE di gennaio, spesso considerato l'indicatore di inflazione preferito dalla Fed, e ci si aspetta che questo scenda al 2.6% (dal 2.8% di dicembre). Sebbene questo sia ancora al di sopra dell'obiettivo del 2,0% della Fed, è comunque decisamente al di sotto dei massimi registrato di oltre il 7,0%.

In secondo luogo, la nuova amministrazione statunitense sembra molto concentrata sul taglio dei costi, con un occhio di riguardo al governo federale e i mercati potrebbero vedere questo come un'inversione di tendenza rispetto alla recente spesa in deficit. Non escludiamo che questo possa aiutare a mantenere contenuti i rendimenti dei Treasury statunitensi.

Infine, ci sono state preoccupazioni sulla crescita che si sono insinuate nei recenti dati. Il PMI dei servizi è risultato debole oltre al fatto che le aziende di consumo di riferimento come Walmart hanno fornito indicazioni deboli con il potenziale per i dazi che potrebbe pesare sui consumi. Non solo la prospettiva di moderare la crescita economica pesa sui rendimenti obbligazionari, ma rimette anche sul tavolo i tagli dei tassi della Fed. A nostro avviso, se l'economia e/o il mercato del lavoro rallentano nei trimestri a venire, la Fed interverrà per abbassare i tassi, il che sosterrebbe i mercati azionari e obbligazionari. Più in generale, crediamo che i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni probabilmente rimarranno in un intervallo compreso tra il 4% e il 4,5% per gran parte dell’anno.

Le azioni europee superano quelle statunitensi dall’inizio del 2025. Forse una delle tendenze più interessanti di questo primo scorcio d’anno è stata la sovraperformance dei mercati azionari europei rispetto alla maggior parte del mondo. L'indice EuroStoxx 50 è salito di circa il 13% quest'anno, rispetto all'S&P 500 in rialzo del 4%, al TSX canadese in rialzo del 3% e all'indice MSCI World in rialzo di circa il 5%. Da notare che questo avviene dopo la sua notevole sottoperformance rispetto ai mercati statunitensi e globali lo scorso anno.

Siamo convinti che la sovraperformance delle azioni europee sia stata determinata da alcune ragioni chiave. Innanzitutto, stiamo assistendo a un rally dei mercati europei, poiché il dollaro USA è sceso dai recenti massimi, il che sostiene le azioni e il sentiment internazionali. Ricordiamo che di recente abbiamo visto più sorprese economiche positive provenienti dall'eurozona rispetto agli Stati Uniti.

Da non sottovalutare che i rumors su un possibile accordo sulla guerra tra Russia e Ucraina hanno aiutato anche i mercati azionari europei. Il motivo è che la pace potrebbe portare stabilità alla regione e potenzialmente ridurre i prezzi del petrolio e dell'energia. E infine, l’esito delle elezioni tedesche potrebbe inaugurare un periodo di maggiore spesa fiscale.

Ovviamente c’è anche un ma. Mentre abbiamo visto che ci sono state diverse ragioni per l'ottimismo a breve termine in Europa, c'è meno certezza che questi fattori siano sostenibili nei prossimi mesi e crediamo che forse le buone notizie siano ora considerate nei prezzi delle azioni. Non ci aspetteremmo che i mercati azionari europei mantengano questo ritmo di guadagni per l'intero anno e continuiamo a vedere le azioni statunitensi sovraperformare i mercati sviluppati internazionali a lungo termine.

In termini di strategia, continuiamo ad essere convinti che la diversificazione del portafoglio resti fondamentale anche per il 2025. Nel complesso, siamo solo a due mesi dall’inizio dell’anno, ma come argomentavamo sui mercati stanno già emergendo alcune tendenze degne di nota.

Per gli investitori con portafogli diversificati, questi saranno probabilmente tutti sviluppi benvenuti. Per gli investitori nel mercato azionario statunitense, avere sia azioni large-cap che mid-cap in entrambi i settori growth e value potrebbe aiutare a mitigare l'incertezza sulla tecnologia mega-cap nel breve termine. Allo stesso modo, avere alcune allocazioni in obbligazioni investment-grade e azioni internazionali fornirebbe esposizione alle seconde due tendenze man mano che emergono quest'anno.

Più in generale, dopo due anni di forti mercati statunitensi uniti ad una bassa volatilità, ci aspettiamo che i rendimenti di mercato si moderino e che la volatilità aumenti. Per gli investitori a lungo termine, qualsiasi arretramento potrebbe essere visto come opportunità per riequilibrare e diversificare i portafogli tra settori, regioni e classi di attività. Dato che non vediamo ancora la possibilità di una flessione o recessione, o di aumenti dei tassi delle banche centrali, le correzioni di mercato potrebbero comunque verificarsi nel contesto di un mercato rialzista in corso, seppur invecchiato.

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