Le borse non temono l’inflazione vischiosa


Gli economisti si aspettano per oggi il ritmo annuale di crescita dei prezzi più lento dall'aprile 2021. Lo scorso mese, la componente dei beni core è scesa dello 0,3%, registrando il maggior calo mensile in quasi due anni. Negli Stati Uniti i consumatori ora prevedono un'inflazione a tre anni al 2,7%, contro il 2,4% previsto a febbraio, e un'inflazione a cinque anni al 2,9%, contro il 2,5% dello scorso mese.

In Asia accelera la borsa di Hong Kong, +2,3% nel finale. Salgono i tech (Hang Seng Tech +4,1%) ma secondo gli osservatori, la notizia cruciale delle ultime ore riguarda il settore immobiliare. Scende l’indice Nikkei di Tokyo e si indebolisce la valuta giapponese.


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Le borse hanno preferito tenersi ieri al coperto in attesa delle ultime indicazioni sull’inflazione negli Stati Uniti. Il dato di oggi non sembra intimorire più di tanto: a Wall Street, l’indice S&P500 ha aperto in calo dello 0,7%, ma ha chiuso appena sotto la parità.

Meta Platforms, in calo di oltre il 4,4% dopo il nuovo attacco arrivato da Donald Trump, ha zavorrato il Nasdaq, -0,4%. Nvidia e Amazon hanno perso il 2%, ma nell’indice delle magnifiche sette, Alphabet e Tesla hanno chiuso in rialzo. Miglior titolo dell’S&P500, Moderna, dopo gli ultimi aggiornamento sui progressi delle sue terapie innovative sul cancro.

INFLAZIONE

Le stime di consenso degli economisti prevedono un aumento sequenziale dello 0,4% a febbraio, rispetto al +0,3% di gennaio. L'aumento dei prezzi dell'energia e della benzina dovrebbe essere alla base dell'incremento del ritmo mensile dell’inflazione. Il dato core, che esclude i prezzi dell'energia e degli alimenti, dovrebbe invece segnare un incremento dello 0,3% a febbraio, contro +0,4% di gennaio.

Ciò porterebbe la variazione su base annua al 3,7%, dal 3,9% del mese precedente. È ancora ben al di sopra dell'obiettivo della Fed di un'inflazione annua del 2%, ma sarebbe il ritmo annuale di crescita dei prezzi più lento dall'aprile 2021.

I prezzi dei servizi rimangono l'area di inflazione più vischiosa. L'inflazione dei beni è evaporata da tempo e i prezzi di alcune categorie sono addirittura diminuiti. I prezzi delle abitazioni si collocano a metà strada tra i due. Stephen Stanley, capo economista statunitense di Santander U.S. Capital Markets, parlando ieri con Barron’s, segnalava che i prezzi dei beni di base sono in calo, essendo diminuiti per otto mesi consecutivi fino a gennaio a seguito dei prezzi dei veicoli usati, dei mobili per la casa e dell'abbigliamento. “Infatti, nonostante il forte aumento del CPI core a gennaio, la componente dei beni core è scesa dello 0,3%, registrando il maggior calo mensile in quasi due anni.

I funzionari della Fed sembrano essere concordi nel ritenere che questo comparto potrebbe stabilizzarsi intorno allo zero, una volta che tutti gli effetti benefici dello scioglimento degli intoppi della catena di approvvigionamento si ripercuoteranno sui prezzi. La seconda fascia è quella dei costi dei beni rifugio. La maggior parte degli economisti, compresi quelli della Fed, si aspetta che questa misura rallenti bruscamente in futuro. Io sono più cauto… Infine, il terzo settore, quello dei servizi di base esclusi gli alloggi, è rimasto ostinatamente alto. È qui che i funzionari della Fed vogliono disperatamente vedere un miglioramento”.

INFLAZIONE PERCEPITA

Consumatori statunitensi meno ottimisti sull'inflazione nel lungo periodo, secondo l'ultimo sondaggio della Federal Reserve. I consumatori ora prevedono un'inflazione a tre anni al 2,7%, contro il 2,4% previsto a febbraio, e un'inflazione a cinque anni al 2,9%, contro il 2,5% dello scorso mese. L'outlook per il prossimo anno è stabile al 3%. Previsioni, quindi, che pongono l'inflazione ben al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve, che a questo punto potrebbe prolungare l'attuale politica restrittiva. A questo proposito, 52 economisti su 108, interpellati da Reuters, credono che la Fed taglierà i tassi di 75 punti base o meno nel 2024; 72 su 108 credono che il primo taglio avverrà a giugno.

TAGLIO TASSI: PRIMA LA BCE E POI LA FED

La BCE ha storicamente intrapreso cicli di tagli dopo la Fed, come nel 2001 e nel periodo precedente la crisi finanziaria. Forse per questa ragione, come si vede dal recente rafforzamento dell’euro su dollaro, resta molto scetticismo sul fatto che la discesa del costo del denaro sarà prima in Europa e poi negli Stati Uniti.

Ad occuparsi di questo tema è Goldman Sachs, in un report uscito ieri. Gli analisti Katya Vashkinskaya e Sven Jari Stehn partono dal contesto dei due ultimi cicli di taglio e mettono in evidenza che “le condizioni economiche si sono indebolite molto prima negli Stati Uniti che nell'area dell’euro. Questo schema, ovviamente, è abbastanza intuitivo, dato che entrambe le recessioni del 2001 e del 2008 hanno avuto origine negli Stati Uniti e si sono poi riversate in Europa”. I due analisti si aspettano che l'inflazione di fondo rallenti notevolmente in entrambe le economie, ma la crescita sarà significativamente più debole nell'area euro, rispetto agli Stati Uniti. Pertanto, è più probabile che il cambio di politica monetaria si vede prima in Europa. “Di conseguenza, rimaniamo tranquilli sulla nostra opinione secondo cui che la BCE inizierà a tagliare i tassi il 6 giugno (con una settimana di anticipo rispetto alla Fed) e che la BCE taglierà di più quest’anno, cinque contro quattro.

Le borse dell’Europa dovrebbero aprire in rialzo, future del Dax di Francoforte +0,5%. Ieri sera Bloomberg ha riportato che la Banca Centrale Europea sarebbe intenzionata a non cambiare nell’immediato la riserva obbligatoria di capitale prescritta alle banche. La decisione sarà probabilmente presa domani, al termine della riunione dedicata alla definizione del nuovo quadro di regole (ECB Framework).

In Asia accelera la borsa di Hong Kong, +2,3% nel finale. Salgono i tech (Hang Seng Tech +4,1%) ma secondo gli osservatori, la notizia cruciale delle ultime ore riguarda il settore immobiliare, in forte ripresa dopo la rimozione dei vincoli e delle restrizioni all’acquisto di case ed appartamenti introdotte dalle autorità prima della pandemia.

Scende l’indice Nikkei di Tokyo e si indebolisce la valuta giapponese. Un quotidiano finanziario nipponico scrive che la banca centrale sta aspettando gli ultimi dati sull’andamento dei salari per decidere se sia il calo si procedere con il via del ciclo di rialzo tassi. Secondo indiscrezioni, se l’aumento delle buste paga sarà nell’ordine del 4% anno su anno, il board della Banca del Giappone procederà con la stretta monetaria.

BITCOIN

In lieve calo all’indomani del record a 72.881 dollari. Un flusso record di 2,7 miliardi di dollari è confluito in criptovalute la scorsa settimana, secondo un rapporto di CoinShares, la maggior parte di questa liquidità è andata verso il Bitcoin. Sia il token di riferimento che l'indicatore delle 100 valute più importanti, sono in crescita del 70% quest'anno. Gli ETF di società del calibro di BlackRock e Fidelity Investments hanno attirato finora un flusso netto di circa 9,5 miliardi di dollari. Nel Regno Unito, la Borsa di Londra ha dichiarato che accetterà le domande per

per le azioni negoziate in borsa di Bitcoin ed Ether, mentre la Tailandia ha segnalato l'intenzione di aprire gli ETF di criptovalute d'oltreoceano agli acquirenti al dettaglio.

TITOLI

Intesa ha ricevuto l'autorizzazione della BCE in merito all'acquisto di azioni proprie finalizzato all'annullamento (buyback) per un esborso complessivo massimo di 1,7 miliardi di euro, che verrà sottoposto all'approvazione della prossima assemblea ordinaria.

Leonardo si aspetta di chiudere il 2024 con 1,44 miliardi di euro di Ebita, il consensus era 1,35 miliardi. Oggi la società presenta il nuovo piano industriale.

Generali ha segnato nel 2023 utili record: risultato operativo ha toccato i 6.879 milioni (+7,9%), grazie al contributo positivo di tutti i segmenti, in particolare del danni, e l'utile netto normalizzato è arrivato 3.575 milioni (+14,1%). Viene proposto un dividendo di 1,28 euro per azione (+10,3% da 1,16 euro dell'anno precedente) confermando il focus del gruppo sulla remunerazione degli azionisti e il raggiungimento del target di dividendi cumulativi 2022-2024. I premi lordi sono aumentati a 82,5 miliardi (+5,6%), sostenuti dal significativo sviluppo del ramo danni (+12%).

Fineco Banca ha concluso l'offerta di acquisto di una serie di proprie obbligazioni Additional Tier 1 o in contanti relativa alla totalità del proprio prestito obbligazionario da 300 milioni di euro.

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