Le opportunità nei titoli growth per il secondo semestre 2025

La resilienza dell’economia USA lascia spazio all’ottimismo per la seconda metà del 2025, nonostante restino sul tavolo rischi geopolitici e commerciali. Nei primi sei mesi dell’anno, i titoli low volatility e i comparti difensivi, come la difesa e alcuni ciclici come i minerari, hanno mostrato performance superiori. Alcuni segmenti growth offrono oggi margini di profitto più solidi dei titoli value ma, vista la persistente incertezza, può essere prudente affiancare strategie di copertura come le covered call per gestire meglio la volatilità.
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Economia americana, una resilienza che sorprende
Investire nei mercati statunitensi quest’anno, spiega Scott Helfstein, Head of Investment Strategy di Global X, è stato paragonabile a vivere lunghe attese in trincea, interrotte da improvvisi scoppi di incertezza. Gli indici principali si sono mossi poco, ma dietro questa apparente calma si nasconde una continua battaglia per difendere le posizioni.
La resilienza dell’economia USA emerge come uno degli elementi più solidi: nonostante le continue pressioni politiche interne e i rischi geopolitici, tra bombardamenti a sorpresa, guerre commerciali mai del tutto sopite e la delicata questione del “Big Beautiful Bill” voluto da Trump, la crescita potrebbe persino superare le aspettative.
Helfstein sottolinea come molte revisioni al ribasso siano basate su dati ad alta frequenza poco affidabili. Questa tenuta potrebbe spingere gli investitori a mantenere la fiducia, pur restando consapevoli che le incognite sui dazi e sulle future mosse dell’amministrazione americana continuano a rappresentare variabili decisive.
Chi ha davvero vinto nel primo semestre
Se in superficie i mercati azionari statunitensi appaiono fermi, un’analisi più approfondita svela dinamiche sorprendenti. Come evidenzia Global X, nella prima metà del 2025 i titoli a bassa volatilità hanno registrato la performance più solida tra i principali fattori di investimento, battendo settori che normalmente avrebbero beneficiato di un contesto incerto.
Il paradosso è evidente: mentre la volatilità generale restava elevata, la preferenza si è spostata su titoli low-vol anziché sul tradizionale stile value, quest’ultimo risultato invece uno dei fattori più deboli. Non è un caso se le società di grande dimensione, quelle con revisioni positive degli utili e le aziende di alta qualità siano riuscite a intercettare i flussi degli investitori in cerca di protezione.
Sul piano tematico, la difesa è stata tra i comparti dominanti. Le aziende legate alle tecnologie militari, grazie a contratti di lungo periodo per la sicurezza nazionale, hanno beneficiato di flussi costanti. Ma c’è di più: anche alcuni titoli ciclici, come le società minerarie (storicamente sensibili alle fasi di ciclo) hanno mostrato una volatilità contenuta. I minerari di rame e uranio, in particolare, hanno sorpreso per rendimento, segno che le regole tradizionali sono meno nette in questa fase di mercato.
I segmenti growth si rifanno il look
Se una lezione si può trarre da questo primo semestre, è che i confini tra growth e value si sono fatti meno definiti. Helfstein nota come diversi segmenti a forte crescita generino oggi margini di profitto migliori rispetto ai competitor value, capovolgendo uno schema storico. Le aziende growth, infatti, hanno spesso sacrificato la solidità dei margini per spingere la crescita dei ricavi, mentre oggi riescono a combinare entrambe le caratteristiche.
Alcuni temi emergono con forza: l’intelligenza artificiale, ad esempio, resta un pilastro trainante, con valutazioni che, su un paniere ampio di titoli, risultano più contenute rispetto a dodici mesi fa. I ricavi attesi per il 2025 in questo comparto sono quasi doppi rispetto a quelli dell’S&P 500, con margini di profitto superiori di circa tre punti percentuali. Ma l’AI non è l’unico motore: i Data Center e le Infrastrutture Digitali, grazie agli investimenti record dei colossi tech, si candidano a raccogliere capitali per oltre 250 miliardi di dollari solo quest’anno.
A completare questo scenario c’è la robotica, che si intreccia sempre di più con l’era dell’automazione e rappresenta un pilastro per il reshoring produttivo negli Stati Uniti, ancora indietro rispetto ai principali concorrenti globali. In questo contesto, la possibilità di acquistare crescita a prezzi ragionevoli diventa un’occasione rara per chi sa guardare oltre le apparenze.
Copertura e strategie di difesa per gestire la volatilità
Anche se l’impostazione di fondo sembra orientata a un moderato risk-on, la prudenza resta essenziale. Helfstein ricorda un principio che non passa mai di moda: “la speranza non è una strategia”. In un contesto in cui i mercati restano esposti a improvvisi scossoni (tra rischi geopolitici, politica interna e incertezze sui tassi) diventa cruciale dotarsi di strumenti di protezione.
Le strategie covered call, come evidenziato da Global X, rappresentano un’opzione concreta: mantenere l’esposizione agli indici azionari più ampi, come l’S&P 500 o il Nasdaq 100, vendendo al tempo stesso opzioni call per incassare premi e ridurre così la volatilità complessiva del portafoglio. Questo approccio aiuta anche a contenere la necessità di spingersi su durate obbligazionarie più lunghe, limitando il rischio tasso.
Per affrontare la seconda metà del 2025, restare sul mercato senza subirne tutte le oscillazioni potrebbe essere la via più equilibrata per chi non si accontenta di sperare ma costruisce il proprio orizzonte passo dopo passo.
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