Le small cap potrebbero riprendere presto vigore


Secondo Tognoli, gli investitori che non hanno esposizione, o sono sottopesati, sui titoli a piccola capitalizzazione dovrebbero prendere in considerazione l'idea di aggiungerne alcuni al loro mix di investimenti. Soprattutto dopo l’ultimo meeting del FOMC.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Vendite al dettaglio dell’Europa MoM di marzo in uscita oggi alle 11:00 (stima +0,6% contro -0,5% di febbraio).

Ieri il PMI composito dell’Europa di aprile è risultato maggiore delle attese (51,7 punti contro 51,4 atteso e 50,3 di marzo), così come il PMI servizi sempre di aprile (53,3 punti contro 52,9 atteso e 51,5 di marzo). I dati segnalano il miglioramento economico dell’area euro. Ancora in flessione i prezzi alla produzione di marzo (-0,4% in linea con le attese e -1,1% in febbraio). Di fronte a prezzi di vendita comunque crescenti (inflazione +2,4% in aprile), significa che le aziende stanno quantomeno tenendo i margini di profitto. Questo è ovviamente positivo per gli utili societari, ma negativo per la disinflazione.

Dopo tre dati di CPI più forti del previsto e dati sull’indice del costo dell’occupazione (ECI) elevati l’ultimo giorno di aprile, i mercati si sono presentati alla riunione del FOMC preoccupati per una svolta aggressiva. Non è quello che è successo.

Tutto sommato la riunione del FOMC di maggio ha avuto un tono accomodante, e dovremmo tirare un sospiro di sollievo pensando che i tassi semplicemente rimarranno alti (ma non più alti), ancora per un po’. Come noto, il FOMC ha mantenuto i tassi invariati per la sesta riunione consecutiva e, nonostante i dati persistentemente elevati sull'inflazione all'inizio dell'anno, i commenti di Powell hanno confermato un orientamento accomodante e hanno di fatto chiuso la porta ad un rialzo dei tassi.

Il messaggio è stato sottolineato anche durante la conferenza stampa, menzionando che la riduzione delle restrizioni politiche troppo tardi, potrebbe indebolire indebitamente l’economia e il mercato del lavoro e ha suggerito che la tendenza ad allentare i tassi rimane.

Questo significa che ulteriori aumenti temuti dal mercato sono sostanzialmente fuori discussione. Il taglio dei tassi rimane nelle corde della Fed e la domanda diventa quando e non se. Quando a Powell è stato chiesto se il FOMC sarebbe soddisfatto del fatto che l’inflazione rimanesse intorno al 3% per il resto dell’anno, ha nuovamente suggerito che si ritiene che il livello attuale dei tassi sarà sufficiente per abbassare l’inflazione.

Ma significa che l'asticella dei tagli è diventata più alta rispetto alla riunione di marzo. Siamo convinti che nemmeno una positiva sorpresa significativa possa riportare sul tavolo un taglio dei tassi a giugno o luglio. Con i dati che abbiamo a disposizione, riteniamo che il primo taglio sarà a novembre o dicembre.

La reazione del mercato durante la prima parte delle comunicazioni post-riunione del FOMC è stata accomodante, con i tassi impliciti e il dollaro USA che si sono ritirati. Le azioni hanno registrato un balzo, mentre i titoli del Tesoro hanno guadagnato per la mancanza di una svolta più aggressiva nella forward guidance, nonché per un taglio sorprendentemente ampio della stretta quantitativa.

A questo punto, ci sentiremmo a nostro agio nell’investire sulla debolezza del mercato, in particolare nelle parti cicliche dello stesso e a trarre vantaggio da rendimenti interessanti (titoli e settori value). E’ bene che gli investitori considerino appieno nelle proprie scelte strategiche che un’inflazione vischiosa tende a corrispondere ad un potere di determinazione dei prezzi più forte per un periodo più lungo per le aziende. Inoltre, una migliore redditività aziendale tende a portare a maggiori spese/investimenti in conto capitale (cinque delle più grandi mega-cap investiranno solo nel 2024 quasi 200 miliardi di dollari).

I titoli a piccola capitalizzazione hanno sovraperformato il 1° maggio dopo aver registrato la peggiore performance mensile da settembre, con l'indice Russell 2000 in ribasso del 7,04%. Se gli investitori eliminassero dal tavolo lo scenario di un rialzo dei tassi, i titoli a piccola capitalizzazione potrebbero trarne vantaggio. Riteniamo che il punto di ingresso attuale sia interessante se riteniamo che ci stiamo avvicinando al minimo degli utili.

Da inizio anno l’indice Russell 2000 è rimasto indietro di quasi l’8% rispetto all’indice S&P 500 e si colloca quasi il 20% al di sotto del suo massimo storico del 2021. La qualità ha funzionato bene lungo lo spettro della capitalizzazione di mercato e, almeno fino ad ora il 2024 è stato un anno forte per i gestori attivi di titoli azionari a piccola capitalizzazione.

Ancora una volta, ciò evidenzia l'importanza di adottare una gestione attiva. Crediamo che gli investitori che non hanno esposizione, o sono sottopesati, sui titoli a piccola capitalizzazione dovrebbero prendere in considerazione l'idea di aggiungerne alcuni al loro mix di investimenti. Soprattutto dopo l’ultimo meeting del FOMC.

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