Le spine di Tesla: il robo-taxi vale davvero 1.000 miliardi?

Metà degli analisti giustifica la capitalizzazione da fantascienza con la previsione di uno straordinario sviluppo del servizio robo-taxi. Ma altri operatori, in Usa e in Cina, sono già più avanti nel progetto. E intanto le vendite in Europa cadono per il quinto mese consecutivo
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Atmosfera dimessa per l'inaugurazione del servizio
Il robo‑taxi rappresenta un passaggio cruciale per Tesla, è il progetto di business che sostiene una capitalizzazione da oltre mille miliardi di dollari e un P/E da fantascienza.
Nel weekend del 22–23 giugno a Austin (Texas) Tesla ha inaugurato un servizio pilota di robo‑taxi in un’atmosfera sorprendentemente dimessa rispetto alle attese. Il lancio ha coinvolto circa dieci Model Y in un’area circoscritta e con un dipendente a bordo come “osservatore di sicurezza”.
Il debutto ha spinto lunedì 23 giugno le azioni Tesla in rialzo dell’8%, con un prevedibile ritracciamento il giorno dopo (-2,3%). A 340 dollari per azione, Tesla capitalizza oggi 1.070 miliardi di dollari, ovvero 214 volte l’utile stimato per il 2025.
Tanto entusiasmo da parte di Wall Street sembra non tenere conto che tra sfide operative, dubbi normativi e una concorrenza già avviata, il futuro del robo-taxi è tutt’altro che scontato. Se Tesla completerà il salto e scalerà il servizio in tempi rapidi, l’investitore che ha puntato su Musk sarà premiato. In caso contrario, le quotazioni potrebbero sgonfiarsi molto rapidamente.
Vendite in forte caduta in Europa
Nel frattempo, le vendite di Tesla in Europa mostrano segnali allarmanti. A maggio le immatricolazioni sono scese del 27,9 % su base annua, segnando il quinto mese consecutivo in calo. In alcuni mercati le perdite sono persino peggiori: in Gran Bretagna la discesa ha superato il 45 %, in Germania il 36 %, in Spagna ‑29 % e in Portogallo addirittura ‑68 %. Paradossalmente, l’unico mercato europeo in controtendenza è la Norvegia, dove la forte domanda di Model Y ha generato un +213 % a maggio. Ma si tratta di un'eccezione legata a incentivi specifici e alla nuova versione del Model Y, disponibile solo da poco.
In generale, il marchio soffre sotto la pressione crescente della concorrenza, soprattutto i marchi cinesi, e per l’offuscamento della figura di Elon Musk dopo il suo impegno in politica al fianco di Trump e a sostegno di alcune formazioni europee di estrema destra.
Il robo-taxi è il business strategico del futuro
È nella prospettiva robo‑taxi che molti analisti giustificano l’attuale valore di Borsa di Tesla. MarketScreener censisce 47 esperti che coprono il titolo, e di questi 21 raccomandano di comprare le azioni e 10 consigliano di vendere. La media dei target price, pari a 302 dollari, è più bassa dell’11% rispetto alla valutazione attuale.
Ma la concorrenza è già in pista: Waymo, Uber, Zoox e Baidu
Uno dei problemi è che Tesla non è sola nella gara per sviluppare il robo-taxi.
Alphabet, con la sua controllata Waymo, ha già un servizio commerciale consolidato: oltre 1.500 veicoli e 250.000 corse a settimana, operanti in città come Phoenix, San Francisco, Los Angeles e Austin, con ricavi stimati intorno ai 260 milioni di dollari all’anno, anche se ancora non si sa quando potrà arrivare il primo utile.
Waymo si è alleata con Uber e da marzo 2025 insieme offrono taxi autonomi su app ad Austin e da fine giugno 2025 il servizio arriverà anche ad Atlanta, con una flotta iniziale di una decina di Jaguar I‑PACE completamente elettriche. Il progetto prevede una rapida crescita ad alcune centinaia di veicoli autonomi sulle strade di Atlanta.
La sfida è anche con Amazon‑Zoox che ha appena avviato la produzione industriale del suo robotaxi nella nuova fabbrica di Hayward, in California, e punta al lancio commerciale a Las Vegas.
Forse i concorrenti più temibili sono in Cina, dove Baidu Apollo Go, attivo in decine di città e con centinaia di veicoli, ha già realizzato milioni di corse e punta a breakeven operativo, soprattutto nella città di Wuhan.
L’analista Ben Rose di Battle Road Research sottolinea che la vera scommessa coincide con la capacità di stringere partnership industriali e ottenere le necessarie autorizzazioni dalle autorità regolatorie. A suo giudizio, la strategia di Tesla di correre da sola potrebbe rallentare la sviluppo del servizio, mentre i competitor cercano di costruire ecosistemi più articolati: Uber, per esempio, ha abbandonato lo sviluppo interno del self‑driving nel 2020, dopo un incidente mortale, concentrandosi oggi su collaborazioni multiple .
La strategia “silenziosa” di Musk
Contraddicendo le attese per un evento altisonante, nello scorso weekend Tesla ha scelto un approccio prudente: trial limitato, piloti selezionati (influencer e investitori), niente pressione mediatica. L’obiettivo è sembrato concentrarsi su sicurezza e funzionalità, più che sul clamore. Evidentemente il Ceo Elon Musk si è reso conto che la sfida è ancora tutta da giocare. Di seguito alcuni punti critici del nascente business robo-taxi di Tesla.
Le incognite da monitorare
- Scalabilità – Passare da 10 Model Y sulle strade di Austin a migliaia di veicoli in tutti gli Usa richiederà infrastrutture, software e permessi in molti Stati.
- Sicurezza & affidabilità – Ogni incidente fa scattare inchiestecon il rischio di blocco del servizio.
- Competizione consolidata – Waymo e Baidu hanno già vantaggi operativi e utenti abituati alla guida autonoma.
- Modello economico – Waymo ha numeri importanti, ma non profitti; Tesla dovrà dimostrare costi più bassi e un ritorno migliore sugli investimenti.
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