Le tendenze del mercato del lavoro USA


Il mondo del lavoro è profondamente cambiato dopo la pandemia ma il modo di misurare i dati è sempre quello. Tognoli individua tre tendenze del mercato del lavoro.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Dati USA importanti in uscita oggi alle 14:30: variazione degli occupati di marzo (stima 238k contro 311k di febbraio) e il tasso di disoccupazione sempre di marzo, atteso stabile al 3,6%.

Ieri la produzione industriale della Germania MoM di febbraio è risultata migliore delle stime (+2% contro 0,1% atteso), ma in calo rispetto al +3,7% di gennaio. Più alti rispetto alle attese sono risultati anche i sussidi settimanali alla disoccupazione (228k contro 192k attesi), ma in calo rispetto ai 246k della scorsa settimana.

Il mondo del lavoro è profondamente cambiato nel corso della pandemia. Quasi nessuno ha superato gli ultimi 12/18 mesi senza che la propria vita lavorativa sia stata interrotta o completamente sconvolta. Milioni di persone hanno perso il lavoro o cambiato carriera. Alcune persone hanno ripreso a spostarsi per la prima volta dopo anni, mentre altre dopo mesi trascorsi a lavorare da casa, hanno realizzato di non voler più mettere piede in un ufficio.

Con una potenziale recessione all’orizzonte, è probabile che il 2023 cambierà nuovamente e in modo ancora più significativo il mercato del lavoro. Siamo quindi così sicuri che le misurazioni, calibrate su un mercato la cui struttura era profondamente diversa da quella attuale, mostrino ancora l’effettiva disoccupazione?

Ci sembrano tre le tendenze che riteniamo possano emergere nel futuro mercato del lavoro:

  • Le assunzioni rallenteranno e i licenziamenti aumenteranno ancora anche dopo il +400% del 1Q23. Nonostante questo, anche se diverse aziende statunitensi hanno tagliato il personale, riteniamo che ancora per il 2023 i lavoratori continueranno ad avere il sopravvento sul mercato del lavoro. Non crediamo che i licenziamenti di Goldman Sachs, Google e altre importanti aziende siano un segno che il peggio debba ancora venire. Diverse aziende, principalmente nei settori della tecnologia, dei media e dell’intrattenimento si stanno solo ricalibrando dopo aver assunto troppo all’uscita della pandemia, quando hanno registrato una crescita rapida e inaspettata. Chiaro che non è bello vedere le persone perdere il lavoro, ma ci sentiamo di poter affermare che nel complesso il mercato del lavoro è resiliente, nonostante una piccola erosione della sua forza.

Sebbene riteniamo probabile che le assunzioni rallentino nei prossimi mesi (in realtà stanno scendendo dai massimi storici) non crediamo che possano portare il tasso di disoccupazione oltre il 4,8-5% (dall’attuale 3,6%). Anzi, ci sono settori in cui continua a mancare forza lavoro: istruzione, governo, assistenza sanitaria e vendita al dettaglio.

Per il momento, il consumatore statunitense è ancora forte e continua a spendere molto e non ci sembra il momento per i datori di lavoro di anticipare una recessione che potrebbe anche non esserci, licenziando in modo aggressivo i lavoratori, interrompendo così la loro capacità di soddisfare la domanda.

  • I manager determineranno il successo o il fallimento delle aziende. Dall’inizio della pandemia, i manager hanno riportato tassi di stress più elevati e un peggiore equilibrio tra lavoro e vita privata rispetto ai dipendenti che supervisionano e, secondo una recente ricerca di Gallup e Microsoft, il burnout dei manager sta solo peggiorando. Sebbene avere manager stressati non sia mai una buona cosa, è un problema particolarmente grave in un mercato del lavoro costantemente ristretto. Sono loro che guidano la produttività e il coinvolgimento dei dipendenti, bilanciandone le richieste di flessibilità. Una buona parte di managers sta tuttavia lasciando il proprio posto di lavoro, anche a livelli elevati e questo ne sta creando una carenza, che non fa che esacerbare le sfide che le aziende devono affrontare per attrarre e trattenere i talenti.

Le aziende che migliorano le competenze dei propri manager, addestrandoli a essere più empatici, a comunicare in modo più efficace con i dipendenti e a guidare l’azienda anche in un ambiente virtuale, saranno quelle che prospereranno nel 2023, indipendentemente dal momento in cui si trova l’economia.

  • La trasparenza salariale diventerà la norma nell’America aziendale, non l’eccezione. Nel 2022, dopo che le leggi sulla divulgazione delle retribuzioni sono state emanate nei mercati del lavoro degli Stati Uniti, alcune grandi aziende, tra cui Wells Fargo, IBM e American Express, hanno annunciato che avrebbero pubblicato fasce salariali per tutte le posizioni statunitensi, anche se non richiesto.

Il 2023 potrebbe essere il punto di svolta per rendere le pratiche salariali giuste ed eque, la norma negli USA. Man mano che le leggi sulla trasparenza salariale diventano più diffuse, diventerà sempre più difficile per le aziende ignorare o evitare questo problema. E’ probabile che entro la fine del 2023 non meno del 25% dei lavoratori sarà coperto da una legge che richiede alle imprese di essere trasparenti in merito ai propri salari.

La trasparenza delle politiche salariali potrebbe anche aiutare le aziende a essere più produttive nel lungo periodo, poiché avere strutture retributive formali e trasparenti può aiutare le aziende a capire cosa stanno facendo i loro concorrenti, incentivare la produttività e trattenere i migliori talenti. L’aumento delle leggi sulla trasparenza salariale avrà l’impatto più evidente sulle occupazioni ad alto salario in settori tecnologici, sanitari, legali e simili, dove la gamma relativa alle posizioni da coprire tendono ad essere molto più ampie.

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