Leonardo, la Lega rilancia sulla fusione con Fincantieri per la ex Finmeccanica


L’ipotesi di unificare le due società a partecipazione pubblica non convince gli analisti, i quali parlano di “matrimonio che non s’ha da fare” in quanto il mercato finanziario non apprezzerebbe.


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Il dibattito sul futuro di Leonardo

L’ipotesi dell’unificazione tra Leonardo e Fincantieri continua ad essere dibattuta tra i politici, con la Lega che si mostra ancora favorevole al ‘matrimonio’ tra le due società partecipate rispettivamente dal Mef (30%) e da Cdp Industria (71,32%).

Dopo le continue prese di posizioni di Matteo Salvini, questa volta è il turno della sottosegretaria alla Difesa, Stefania Pucciarelli, sempre della Lega, intervenuta al congresso del Uilm genovese, il sindacato dei metalmeccanici della regione.

Pucciarelli annunciava la sua posizione favorevole alla fusione, auspicando anche il mantenimento di una governance italiana per Oto Melara (controllata Leonardo).

Nei giorni precedenti, inoltre, sulla vicenda era intervenuto il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, rilanciando l’ipotesi di “un polo militare italiano” nel corso della sua visita ai cantieri navali del gruppo a Monfalcone.

Uso sbagliato del tempo

Solo nelle ultime ore a smentire questa ipotesi era stato lo stesso ad di Leonardo, Alessandro Profumo, nel corso di un’intervista a Repubblica, nella quale si schierava contro l’aggregazione. Se Profumo si dichiarava convinto che la collaborazione tra le due società “vada rafforzata”, l’operazione rappresenterebbe un “uso sbagliato del tempo”.

“Prendiamo Fincantieri: fanno navi per i settori civile e militare. Tra di loro ci sono sinergie. Mentre non mi pare che ci siano tra chi fa elettronica per la difesa e chi costruisce scafi. Puntare sulle reciproche peculiarità, in chiave di sistema Paese, mi sembra la soluzione migliore per valorizzare le rispettive competenze anche in funzione del cliente finale”, spiegava il manager.

Questo matrimonio non s’ha da fare

Di matrimonio che “non s’ha da fare per più di un motivo” parlano da Banca Akros, i cui esperti non credono che il mercato finanziario apprezzerebbe per più di un motivo.

Leonardo è un’azienda “quasi puramente aerospaziale e di difesa”, spiegano, mentre “Fincantieri dipende dal settore delle navi da crociera per circa il 75% dei suoi ricavi. Quindi, le due società insieme creerebbero un conglomerato che sarebbe penalizzato da uno sconto”.

In secondo luogo, il Tesoro italiano “detiene ‘solo’ il 32% di Leonardo e il 70% di Fincantieri”, quindi l'azionista di riferimento della prima potrebbe “non avere abbastanza voti all'assemblea straordinaria degli azionisti per approvare la fusione”.

Inoltre, concludono da Banca Akros, le due società possono migliorare la loro cooperazione (il rapporto non è stato al 100% "amichevole" nel corso degli anni) senza alcun tipo di coinvolgimento azionario.

Scenario “improbabile”

Da WebSim (giudizio ‘interessante’ su Leonardo con target price 11,60 euro) continuano a “ritenere improbabile la fusione tra Leonardo e Fincantieri, nonostante le dichiarazioni di alcune parti politiche interessate all’operazione”.

Se “le dichiarazioni di Profumo relative a Fincantieri ribadiscono quanto detto in passato”, “riteniamo resti uno scenario improbabile anche se su decisioni di questo tipo pesa la volontà politica”, prevedono da Equita Sim.

Da Exane Bnp Paribas vedono sinergie “limitate” tra i due gruppi e un potenziale aumento del rischio, mentre preferiscono operazioni di M&A guidate dalla logica industriale che consentano a Leonardo di consolidare la sua posizione nei business esistenti piuttosto che un M&A guidato da una logica politica che rischia di interrompere il trend intrapreso di rifocalizzazione su alcuni settori core.

Anche per Kepler Cheuvreux questo scenario non sarebbe positivo per Leonardo dal momento che la strategia del piano industriale è quella di “focalizzarsi sulla difesa elettronica, la divisione elicotteri”, non diversificare.

Fidentiis ricorda che Profumo aveva già sottolineato negli ultimi mesi che una potenziale fusione tra Leonardo e Fincantieri avrebbe avuto senso solo dopo uno scorporo o una cessione delle attività civili di Fincantieri, ma l'opzione era considerata improbabile.

Pertanto, il broker giudica “abbastanza improbabile” una potenziale fusione tra le due società “dato che, anche in considerazione della sua complessità piuttosto elevata, dovrebbe ottenere un ampio sostegno politico, anche se l'accordo potrebbe avere senso da un punto di vista industriale”.

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