Leonardo spinta dal ciclone Trump
Il Presidente eletto degli Stati Uniti ha ribadito la richiesta che i Paesi Nato portino le loro spese militari al 5% del loro Pil, sostenendo così il settore europeo della difesa sui mercati europei di questa mattina.
Leonardo in testa
Ancora non è diventato ufficialmente Presidente degli Stati Uniti ma Donald Trump continua muovere i mercati con le sue dichiarazioni e questa volta a Piazza Affari è Leonardo a beneficiarne, sempre sostenuta dalle prospettive di un aumento delle spese militari e la migliore tra le blu chip del FTSE MIB (+0,60%) di oggi.
Ieri l’ex Presidente che tornerà nello studio ovale il prossimo 20 gennaio ha avanzato la richiesta di portare la spesa militare del Pil dei Paesi Nato dal 2% al 5% e oggi le azioni Leonardo guadagnano il 4% nelle prime due ore di contrattazioni alla Borsa di Milano, arrivando a toccare un massimo di 27,35 euro.
Dalla vittoria di Trump alle elezioni dello scorso novembre il titolo della società italiana attiva nel settore della difesa ha guadagnato oltre il 25%, portando così a +66% il bilancio degli ultimi 12 mesi.
Positivi anche altri titoli europei del settore della difesa, in particolare Dassault Avia (+4%), Rheinmental (+3%), Thales (+3%) e BAE System (+1,40%).
Le parole di Trump
Trump ha ribadito che i Paesi della Nato devono portare i loro bilanci per la difesa al 5% del loro Pil e che “possono permetterselo tutti”. "Molti non pagano”, ha spiegato rispondendo alla domanda di un giornalista: “la Germania, per esempio, ha dato meno dell'uno per cento”.
Nonostante la richiesta di Trump del 5%, gli Stati Uniti ogni anno non arrivano a questa percentuale, ma si fermano al 3,5%. Al momento, su 32 Paesi Nato, soltanto 23 hanno raggiunto o superato la soglia minima attuale e gli altri 9, fra cui l’Italia, sembrano non volersi avvicinare e Roma ha addirittura diminuito le spese, passando dall’1,6% del 2024 all’1,5% nel 2025. Se il nuovo possibile vincolo venisse raggiunto, l'Italia dovrebbe spendere quasi 77 miliardi l'anno in spese militari.
Solo moral suasion?
Gli analisti di Equita Sim restano scettici sulla possibilità che la quota destinata alle spese militari possa arrivare al 5%. "Confermiamo la nostra idea che vari Paesi avrebbero problemi di budget per raggiungere questo target a meno che le spese militari non vengano escluse dal calcolo del deficit”, scrivono dalla Sim, facendo l’esempio dell’Italia che “ha come obiettivo quello di arrivare al 2% nel 2028, partendo dall'1,57%”.
“Non escludiamo che questa richiesta agisca come moral suasion per ottenere un'accelerazione verso il 2% o un livello superiore, sebbene inferiore al 5%. Riteniamo che nei prossimi mesi le discussioni in merito a un aumento della spesa militare continueranno anche qualora le principali guerre in atto dovessero concludersi", concludono gli esperti di Equita.
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