Lieve calo dell’inflazione nell’eurozona

Continuano a raffreddarsi i prezzi nella zona euro, anche se il dato ‘core’ non rallenta, mentre il dato sul PIL mostra ancora una crescita dell’economia nel secondo trimestre.
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L’inflazione nella zona euro
Il dato era atteso soprattutto in vista delle future mosse della Banca centrale europea in tema di tassi di interesse e il livello di inflazione comunicato oggi dall’Eurostat indica un leggero calo dei prezzi nella zona euro, ma ancora molto lontano dal target del 2% stabilito dell’istituto centrale.
L’aumento stimato dei prezzi nel mese di luglio su base annuale è sceso al 5,3% nell’eurozona, rispettando così le previsioni e risultando inferiore al livello precedente, anche se di poco (+5,5%).
Non rallenta il dato ‘core’, quello escluse le componenti più volatili come energia e alimentari e particolarmente sotto osservazione da parte della BCE, restando a+5,5% su base annua, quando le attese erano di un +5,4%.
Osservando le principali componenti dell'inflazione nell'area dell'euro, Eurostat segnala cibo, alcol e tabacco evidenziano il tasso annuo più elevato a luglio (10,8%, rispetto all'11,6% di giugno), seguiti dai servizi (5,6%, rispetto al 5,4% di giugno), beni industriali non energetici (5,0%, rispetto al 5,5% di giugno) ed energia (-6,1%, rispetto al -5,6% di giugno).
Diffuso anche il dato sul PIL della zona euro, risultato in aumento dello 0,6% nel secondo trimestre su base annuale e superiore alle previsioni (+0,5%), anche se in calo rispetto al dato precedente (+1,1%).
I prezzi in Italia
Il calo dell’inflazione si è registrato anche nel nostro paese, dove l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) è stato stimato dall’Istat, al lordo dei tabacchi, in aumento dello 0,1% su base mensile e del 6,0% su base annua, dal +6,4% del mese precedente.
La decelerazione del tasso di inflazione si deve, spiega l’istituto di statistica, “in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,7% a +2,4%), dei Beni energetici non regolamentati (da +8,4% a +7,0%) e, in misura minore, degli Alimentari lavorati (da +11,5% a +10,9%), degli Altri beni (da +4,8% a +4,6%), dei Sevizi vari (da +2,9% a +2,7%) e dei Tabacchi (da +2,5% a +1,9%)”. L’inflazione di fondo’, al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta ancora (da +5,6% a +5,2%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +5,8%, registrato a giugno, a +5,6%).
Pil italiano in calo
Questa mattina l’Istat aveva comunicato le sue stime sul Prodotto Interno Lordo italiano del secondo trimestre dell’anno, comunicando un calo dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, in aumento dello 0,6% in termini tendenziali.
Previsioni risultate inferiori alle attese dell’agenzia Reuters, la quale si attendeva una variazione nulla su trimestre e un aumento dello 0,9% a perimetro annuo. oltre a tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente, dall’Istat hanno motivato lo stop ad una “una flessione sia del settore primario, sia di quello industriale, a fronte di una moderata crescita del comparto dei servizi”, mentre “dal lato della domanda la flessione proviene dalla componente nazionale al lordo delle scorte, con la componente estera netta che ha fornito un apporto nullo”. Nel primo trimestre dell’anno il Pil aveva registrato un aumento congiunturale dello 0,6% e un progresso tendenziale del 2,0% (rivisto dalla precedente stima di 1,9%).
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