La lira turca colpita da forte volatilità dopo le parole di Erdogan


Il Presidente ha prima trascinato al ribasso la lira dopo aver ribadito la sua volontà di tagliare i tassi di interesse, per poi annunciare un piano di sostegno all’economia che ha invertito la rotta della valuta turca.


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Erdogan affossa ancora la lira

Lira turca ancora fortemente condizionata dalle scelte del presidente Recep Tayyip Erdogan, con la volatilità che ieri si è impossessata della valuta.

Sono bastate poche ore a far precipitare del 10% le quotazioni della moneta turca, dopo che ieri Erdogan aveva ribadito di voler abbassare i tassi di interesse, anche per ‘seguire’ le indicazioni religiose.

“Non aspettatevi altro da me”, dichiarava il presidente, aggiungendo che “da musulmano continuerò a fare quello che è richiesto dal decreto divino (Nass). In particolare, Erdogan si riferiva alla dottrina islamica che vieta l’applicazione di alti tassi di interesse e l’usura (riba) come forma di credito.

A quel punto, la lira turca scendeva in picchiata fino a quota 18 contro il dollaro e 20 contro l’euro, quando solo un mese fa veniva scambiata a 10 contro la valuta statunitense e 12 contro la moneta unica.

La nuova virata verso il basso della lira portava il crollo delle sue quotazioni dallo scorso settembre al 50%, mentre nelle sole ultime quattro settimane ha lasciato sul campo oltre il 30%.

Tracollo anche per le obbligazioni turche denominate in dollari, al centro di pesanti vendite.

Già in passato il presidente turco aveva a più riprese accusato gli investitori stranieri di congiurare contro il paese, accusando di essere la “lobby dei tassi” che cerca di minare la crescita economica spingendo per un rialzo del costo del denaro.

Il recupero della valuta turca

A quel punto, Erdogan ha cercato di rimediare e nella serata di ieri annunciava una serie di misure per alleviare gli oneri derivanti da un crollo valutario nelle ultime settimane e incoraggiare i turchi a conservare risparmi in lire anziché in dollari, anche se non si è prodigato in dettagli.

“D'ora in poi, nessuno dei nostri cittadini dovrà trasferire i propri depositi dalla lira turca alle valute estere a causa della preoccupazione che le fluttuazioni del tasso di cambio” possano spazzare via i guadagni derivanti dal pagamento degli interessi, spiegava il presidente.

L’intenzione del governo sarebbe quella di coprire le perdite derivanti da svalutazioni accusate dai depositi in lire turche, nel caso in cui queste saranno superiori ai tassi di interesse pagati dalle banche sui depositi.

Anche in questo caso, la reazione della lira turca era stata immediata, recuperando oltre il 16% fino a toccare quota 11 verso il dollaro, per poi assestarsi intorno a 14 e mantenendo una crescita del 5%.

Inflazione e riduzione dei tassi

Erdogan, quindi, lascia presagire il proseguimento della sua politica monetaria fin qui seduta, con la banca centrale che ha tagliato i tassi di interesse quattro volte da settembre.

L’inflazione in Turchia, intanto, ha superato il 20% ma il Presidente sembra voler proseguire come un treno nella sua politica monetaria espansiva noncurante non solo delle teorie economiche ufficiali che indicano la necessità di un aumento dei tassi in situazioni di forte aumento dei prezzi, ma soprattutto di un ribollire di rabbia nella popolazione, colpita pesantemente dall’inflazione.

L’orizzonte di Erdogan, al contrario, resta quello delle elezioni che dovrebbero tenersi nel giugno 2023. Presentarsi all’appuntamento elettorale con un aumento dei tassi, secondo i consiglieri del presidente, potrebbe indebolire le sue già incerte possibilità di essere rieletto, ragione per la quale ha anche smentito le ipotesi di elezioni anticipate, avanzate dall’opposizione anche a causa dei problemi economici dovuti proprio alla svalutazione della lira turca.

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