Lira turca sempre più giù: minimi storici dopo le nuove mosse di Erdogan


Il presidente turco cerca ancora di interferire sulle scelte della banca centrale e decide di rimuovere alcuni membri del comitato di politica monetaria dell’istituto. Con un’inflazione galoppante in Turchia, Erdogan ritiene che i tassi di interesse alti aiutino l’aumento dei prezzi e già nei mesi scorsi aveva spinto la banca centrale al taglio del costo del denaro, provocando forti vendite sulla lira turca.


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Il crollo della lira turca

Nuovo crollo della lira turca sulla diffusione della notizia di nuove interferenze del Presidente Tayyip Erdogan nei confronti della banca centrale del paese.

Il cambio lira turca contro dollaro è arrivato a toccare i minimi storici di 9,13, portando il crollo della valuta da inizio anno a circa il 20%.

In crescita il rendimento dei bond sovrani, con la scadenza a 2 anni salita al 18,11% rispetto al 15,75% precedente al licenziamento del governatore della banca centrale arrivato a marzo. Inoltre, la scadenza a 10 anni ha toccato il 19,49% rispetto al 13,60% pre-licenziamento.

Erdogan contro la banca centrale

A trascinare nuovamente in basso la quotazione della valuta turca era stato il presidente turco con le sue scelte contrarie alla politica monetaria della banca centrale del paese.

In queste ore, infatti, Erdogan ha rimosso tre membri del comitato di politica monetaria della Banca centrale della Repubblica di Turchia (MPC), due vicegovernatori (Semih Tumen e Ugur Namik Kucuk) e un altro membro (Abdullah Yavas).

Secondo la Gazzetta Ufficiale del paese, Erdogan ha nominato Taha Cakmak vicegovernatore della banca centrale e Yusuf Tuna membro del MPC.

Erdogan e i tassi di interesse

Mentre in Turchia l’inflazione resta a livelli altissimi, vicina alla soglia del 20% a settembre, Erdogan ritiene che gli alti tassi di interesse sostengano i prezzi, piuttosto che frenarli.

Per cercare di condizionare la banca centrale alla luce di questa sua convinzione, già a marzo Erdogan aveva destituito Naci Agbal dalla guida dell’istituto, diventato il terzo governatore ad essere licenziato in meno di due anni. Al suo posto era stato nominato Sahap Kavcioglu, editorialista dalle posizioni vicine al presidente turco sul taglio dei tassi di interesse.

La situazione si faceva sempre più calda quando il 23 settembre veniva tagliato a sorpresa il costo del denaro di 100 punti, attirando nuove vendite sulla lira turca, con crolli del 6%.

Secondo molti analisti, la mossa di queste ore rappresenta una nuova prova di questa interferenza politica di Erdogan nei confronti dell’autonomia della banca centrale turca, con il timore di maggiore instabilità politica ed economica interna.

Inoltre, con l’avvicinarsi delle prossime elezioni politiche, molti si attendono una maggiore spesa pubblica e tassi di interesse ancora più bassi, aggiungendo nuova benzina al fuoco inflazionistico e possibili nuovi crolli della lira turca.

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