Lusso, colpo di scena: Golden Goose rinuncia alla quotazione

Lusso, colpo di scena: Golden Goose rinuncia alla quotazione

Le avverse condizioni di mercato intervenute a seguito delle elezioni europee, in particolare quelle francesi, hanno spinto il marchio famoso per le sue sneaker a rinunciare allo sbarco a Piazza Affari nonostante una domanda in fase di IPO pari a quattro volte l’offerta.

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Vendite sul settore del lusso

Inizio di seduta tra le vendite per il settore del lusso dopo la ‘bandiera bianca’ issata da Golden Goose rinunciando alla quotazione a Piazza Affari.

Sui mercati europei apre in rosso Moncler (-0,50%), scesa ad un minimo di 57,06 euro dopo la chiusura negativa di ieri arrivata a seguito del taglio del target price da 68 a 65 euro decisa dagli analisti di Oddo BHF, in controtendenza rispetto al FTSE MIB (+0,20%). Il titolo è poi riuscito a tornare in parità a 57,56 euro.

Cede l’1% Brunello Cucinelli (minimo 89,50 euro), -3% per Prada a Hong Kong e flessioni di mezzo punto percentuale ad inizio seduta anche per Hugo Boss, Louis Vuitton, Christian Dior, EssilorLuxottica e Kering. Rosso anche per Safilo (-0,20%), Burberry (-0,40%), Hermès (-0,10%), Richemont (-0,30%) e Swatch (-0,10%).

Golden Goose rinuncia

Dopo mesi di preparazione, Golden Goose ha annunciato ieri sera la sua rinuncia al debutto alla Borsa di Milano motivando la scelta con le “avverse condizioni di mercato intervenute a seguito delle elezioni europee, avvenute questo mese, e le elezioni generali indette in Francia” che “hanno avuto un impatto sulla performance dei mercati europei e, in particolare, sul settore del lusso”.

“Il management e gli azionisti sono sempre stati determinati a garantire una IPO di successo per tutte le parti interessate, con prestazioni aftermarket forti e sostenibili, e ritengono che l’attuale contesto di mercato non sia l’ambiente giusto per quotare la società”, aggiungeva la nota.

Nella giornata di ieri, prima dell’annuncio del passo indietro, erano emersi i primi numeri del collocamento, chiuso ad un prezzo di 9,75 euro per azione, vicino alla fascia bassa della forchetta che era stata indicata tra 9,50 e 10,50 euro per azione.

Secondo quanto riferito dalla stampa finanziaria, a quel livello di prezzo, la domanda aveva superato di quattro volte la dimensione dell'offerta. Confermato anche l'interesse di Invesco Advisers, propostosi quale cornerstone investor, con un impegno ad acquistare azioni per un importo di 100 milioni di euro.

La società

“L'attività di Golden Goose continua a registrare buoni risultati”, sottolinea l'azienda, promettendo che l'IPO “sarà rivalutata a tempo debito”, ma senza dare una data specifica per ritentare il debutto.L’approdo a Piazza Affari avrebbe dovuto rappresentare la consacrazione per il marchio delle sneaker fondato nel 2007 da Alessandro Gallo e Francesca Rinaldo e attualmente controllato dal fondo Permira, dopo una serie di riassetti azionari che hanno visto avvicendarsi diversi fondi da Dgpa Capital guidato da Roberta Benaglia, Ergon Capital Partners e Carlyle.

Nel primo trimestre del 2024, Golden Goose ha registrato ricavi pari a 148 milioni di euro, con una crescita del 12% a tassi di cambio costanti rispetto al primo trimestre del 2023 e un EBITDA rettificato di 54 milioni, in aumento del 17% rispetto al primo trimestre 2023.

La crisi del settore

Il settore del lusso europeo, guidato dai colossi francesi, “ha sofferto parecchio nelle ultime settimane per due ragioni”, spiegano da WebSim Intermonte che su Moncler mantengono il loro giudizio ‘neutrale’ con target price a 67,3 euro.

Il primo riguarda “la crisi politica francese che ha provocato forti vendite sulle azioni quotate a Parigi e in particolare proprio sui colossi transalpini del lusso. L'indice Eurostoxx Luxury è scivolato ieri sui minimi da inizio febbraio. Nell'ultimo mese: LVMH -9%, Christian Dior -8,5%, Kering -6,5%, Hermes -7,7%. A questo si aggiunge “la difficile ripartenza cinese, uno dei mercati più promettenti per il lusso, che ha costretto diversi brand ad applicare forti sconti per sostenere le vendite”.

Il settore vede “margini sotto pressione” secondo gli analisti di Stifel, i quali ieri consigliavano di “rimanere difensivi in un comparto complesso”. Le cause della debolezza risiedono in “deboli trend della domanda in tutte le aree geografiche a eccezione del Giappone” e il fatto che le spese operative siano in larga parte di natura fissa per i gruppi, cosa che implica che “la pressione sui margini dovrebbe essere un tema chiave per le aziende del lusso in occasione dei conti del primo semestre 2024”.

In un contesto difficile per il comparto, gli analisti assegnano una preferenza ai “business più forti” rispetto alle “storie di ristrutturazione con maggiori rischi di esecuzione” e ribadiscono la loro preferenza per Hermès/Lvmh rispetto a Kering, per Richemont rispetto a Swatch, per Moncler/Brunello Cucinelli (rating hold) rispetto a Salvatore Ferragamo e per Hugo Boss rispetto a Burberry.

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