LVMH: torna Michael Burke per salvare Tiffany e rilanciare le vendite in Usa

LVMH: torna Michael Burke per salvare Tiffany e rilanciare le vendite in Usa

Il colosso francese del lusso richiama un manager storico per affrontare il calo delle vendite in America e il rischio di nuovi dazi USA su vini e alcolici. Il titolo perde il 25% da inizio anno, ma gli analisti vedono un rimbalzo del 20%

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Manager storico e uomo di fiducia del fondatore Bernard Arnault

Il colosso francese del lusso LVMH tenta una mossa decisa per arginare le difficoltà del mercato americano: il gruppo ha richiamato in servizio Michael Burke, manager storico e figura di fiducia del fondatore Bernard Arnault. L’obiettivo è duplice: rilanciare le vendite negli Stati Uniti e Sud America, e affrontare una fase geopolitica segnata dall’incertezza, a partire dai dazi commerciali minacciati da Donald Trump.

Burke, 68 anni, ha assunto lunedì l’incarico di responsabile per le Americhe, riportando direttamente al direttore generale del gruppo, Stéphane Bianchi. Ricoprirà anche il ruolo di presidente non esecutivo di Tiffany, la maison di gioielleria americana rilevata da LVMH nel 2021 per oltre 15 miliardi di dollari. Il ritorno di Burke, che ha guidato Louis Vuitton per oltre un decennio, durante il quale il marchio ha superato i 20 miliardi di euro di fatturato, è il segnale che la situazione richiede una guida esperta e visione strategica di lungo termine.

Usa e Cina sono i due mercati chiave

Il contesto in cui avviene questo ritorno è tutt’altro che favorevole. Dopo anni di crescita impetuosa, LVMH è in difficoltà sui mercati chiave, in particolare negli Stati Uniti e in Cina. Nel primo trimestre del 2025, le vendite organiche sono scese del 3% in America e dell’11% nell’area asiatica che include la Cina. Due regioni che da sole generano oltre la metà del fatturato del gruppo.

Un 2025 in frenata, in Borsa il titolo è caduto del 25%

Il consensus degli analisti elaborato da Market Screener fotografa una fase di rallentamento: per il 2025 i ricavi sono stimati in calo del 2,7% a 82,3 miliardi di euro, contro gli 84,6 miliardi registrati nel 2024. L’utile netto dovrebbe scendere a 11,6 miliardi, in flessione rispetto ai 12,5 miliardi dell’anno scorso. In Borsa, il titolo LVMH accusa un pesante -25% da inizio anno e un -31% su base annua, portando la capitalizzazione di mercato ben al di sotto dei picchi record raggiunti nel biennio 2021-2022.

Tuttavia, molti analisti ritengono che la correzione sia eccessiva. Il target price medio è di 571 euro, con un potenziale upside del +20% rispetto alle quotazioni attuali, segno che il mercato crede ancora nel valore industriale e nella capacità di ripresa del gruppo.

La minaccia dei dazi e il ruolo diplomatico di Arnault

Oltre al rallentamento della domanda, LVMH deve fronteggiare un rischio più sistemico: i dazi commerciali minacciati da Donald Trump, che potrebbero colpire in modo particolare i vini e gli alcolici, settore in cui LVMH è protagonista globale con marchi iconici come Moët & Chandon, Dom Pérignon e Hennessy.

Secondo Bloomberg, Bernard Arnault è direttamente coinvolto nella diplomazia economica tra Europa e Stati Uniti. Ha effettuato almeno due viaggi a Washington e ha incontrato funzionari americani per scongiurare l’introduzione di dazi che colpirebbero duramente l’export francese. Anche suo figlio Alexandre Arnault, che ha recentemente lasciato Tiffany per contribuire al rilancio della divisione Wine & Spirits, ha avuto contatti diretti con esponenti dell’amministrazione USA.

Le lobby francesi e irlandesi del settore alcolici hanno intensificato gli sforzi per evitare che prodotti come il cognac escano danneggiati dai negoziati in corso fra Washington e l’Unione europea.

Una crisi di generazione?

Il ritorno di Michael Burke è anche una risposta a un malessere più profondo. Alcuni osservatori, come Pierre-Olivier Essig di AIR Capital, parlano di una crisi interna: “La nuova generazione di dirigenti, inclusi i figli di Arnault, non è ancora all’altezza delle sfide. Il richiamo di Burke lo conferma”.

Burke era stato nominato a inizio 2024 a capo della divisione moda, ma si era poi ritirato per motivi personali. Ora torna in campo per gestire quella che viene definita “la sfida più grande per LVMH da una generazione a questa parte”.

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