Materie prime: nuova spinta da oro, rame e gas naturale

Dopo un primo semestre all’insegna di forti rialzi per metalli preziosi e rame, le materie prime si preparano a un terzo trimestre più stabile ma ricco di nodi geopolitici. Dalla transizione energetica alle tensioni sui dazi, passando per l’impatto della deglobalizzazione e della politica monetaria USA, ecco perché i presupposti per un nuovo trend sono ancora solidi.
Indice dei contenuti
- 1. Un primo semestre in recupero per le commodity
- 2. I metalli preziosi guidano il rialzo, il platino stupisce
- 3. Petrolio sotto pressione e gas naturale in ascesa
- 4. Transizione energetica e politica commerciale USA
- 5. I sette fattori chiave per il prossimo ciclo delle commodity
- 6. I protagonisti da tenere d’occhio
Un primo semestre in recupero per le commodity
Il settore delle materie prime ha chiuso la prima metà del 2025 su basi più solide, come spiega Ole Hansen, Head of Commodity Strategy di BG SAXO e Saxo Bank. L’indice Bloomberg Commodity Total Return Index è salito del 5,5%, trainato soprattutto da oro, argento, rame e bestiame vivo. Un risultato che bilancia un periodo recente di forte volatilità: al peggior trimestre degli ultimi due anni (-2,7% nel secondo trimestre) è seguito il migliore degli ultimi quattro anni (+8,9% nel primo trimestre).
Dietro ai movimenti si conferma l’equilibrio delicato tra domanda e offerta, reale o percepita. Flussi speculativi, tassi di interesse, correlazione inversa col dollaro e sviluppi geopolitici restano fattori determinanti. Un biglietto verde in calo di circa il 9% ha favorito le commodity, mentre la scarsa liquidità e i repentini cambi di sentiment hanno amplificato oscillazioni di prezzo indipendentemente dai fondamentali.
I metalli preziosi guidano il rialzo, il platino stupisce
Secondo BG SAXO, gran parte dei guadagni è arrivata da soli quattro contratti: oro (+24,4%), argento (+22,9%), rame (+24,9%) e bestiame vivo (+18,1%). Questi mercati, al ribilanciamento di gennaio, rappresentavano il 27,8% del paniere BCOMTR, quota salita a sfiorare un terzo del totale a metà anno. Interessante notare come il platino, pur non incluso nell’indice, abbia messo a segno un clamoroso +48%. Nonostante la sua Commodity Indice Percentage rimanga troppo bassa per l’inserimento, resta uno degli asset più sorprendenti di questo semestre.
All’estremo opposto, i cereali hanno zavorrato i rendimenti. Mais e grano sono scesi per effetto di scorte abbondanti e prospettive di raccolti eccezionali nell’emisfero nord. La soia tiene invece meglio, sostenuta dalla domanda di olio per biocarburanti e dalla possibilità di un accordo commerciale con la Cina, fattore che potrebbe offrire un sostegno anche nella seconda metà dell’anno.
Petrolio sotto pressione e gas naturale in ascesa
L’analisi di Hansen prosegue evidenziando un settore energetico che ha chiuso il semestre quasi piatto dopo un giugno segnato da forti oscillazioni. Le tensioni in Medio Oriente hanno fatto impennare i prezzi, subito rientrati grazie a un cessate il fuoco tra Israele e Iran. Brent e WTI hanno perso circa il 4%, riflettendo i timori per un rallentamento della crescita globale, i dazi dell’amministrazione Trump e un potenziale eccesso di offerta. L’OPEC+ continua ad aumentare la produzione per contrastare chi sfora le quote, puntando a riconquistare quote di mercato a scapito di produttori a costi più elevati.
Il gas naturale si conferma una delle fonti più promettenti. Nonostante un aumento modesto del 2% nel semestre, la narrativa rimane solida. La domanda, spinta da elettrificazione, data center e backup per rinnovabili, è in crescita. I fondamentali di breve restano deboli per clima mite e robusta produzione, ma la transizione energetica garantisce prospettive costruttive.
Transizione energetica e politica commerciale USA
Nell'outlook di BG SAXO, emerge la speranza di una minore volatilità nei prossimi mesi, ma tutto dipenderà dall’evoluzione dei negoziati tariffari. Gli attuali dazi, mediamente tra il 12% e il 18%, continuano a pesare sulla crescita globale. Intanto, il dollaro USA potrebbe restare sotto pressione, allineandosi all’approccio dell’amministrazione Biden.
Come sottolinea John J. Hardy, Global Head of Macro Strategy di BG SAXO e Saxo Bank, la politica Trump 2.0, definita “capitalismo nazionale” da Russell Napier, mira a smontare l’ordine economico globale nato nel secondo dopoguerra. Se un tempo un dollaro forte era centrale per l’equilibrio dell’export globale, oggi la questione si intreccia con la sicurezza nazionale e la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento.
I sette fattori chiave per il prossimo ciclo delle commodity
Deglobalizzazione, decarbonizzazione, spesa militare, de-dollarizzazione, dinamiche demografiche, urbanizzazione e cambiamento climatico emergono come i sette fattori che secondo vari osservatori possono plasmare la domanda e l’offerta delle materie prime nel prossimo ciclo. Dal super ciclo del 2000-2008 trainato dall’industrializzazione cinese a oggi, la storia insegna che le commodity tendono a muoversi lateralmente in equilibrio, ma possono accelerare quando entrano in gioco driver macro dominanti.
Guardando avanti, spiega Hansen, metalli preziosi e industriali, insieme al gas naturale, restano sotto i riflettori per la loro intensità d’uso in scenari di transizione. Al contrario, il petrolio potrebbe soffrire di un eccesso di offerta OPEC+ e pressioni sui prezzi che metterebbero a dura prova i produttori a costi più alti.
I protagonisti da tenere d’occhio
L’oro, in particolare, ha goduto di una combinazione di debito pubblico elevato, dazi, mercato del lavoro debole e dollaro fragile, elementi che potrebbero spingere la Fed verso politiche più accomodanti. Se questa traiettoria si confermerà, si aprirebbero scenari da 4.000 dollari l’oncia entro un anno. L’argento, dopo aver superato i 35 dollari, potrebbe tornare ai massimi del 2011 se il rapporto oro/argento rientrerà nella media storica.
Il rame, infine, beneficia tanto di shock di breve legati alle tariffe quanto di un megatrend strutturale. La transizione energetica, la corsa all’elettrificazione e la domanda da data center spingono verso un deficit strutturale di offerta, alimentando la reputazione del rame come vero “metallo del futuro”. Gli Stati Uniti, osserva BG SAXO, stanno prendendo coscienza di un fabbisogno energetico enorme, dal reshoring industriale ai veicoli elettrici, con la rete elettrica destinata a espandersi di pari passo.
Futures su oro e rame HG - Fonte: Saxo
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