Maxicedola in arrivo con il certificate di Barclays su tre big italiani
Il 4 ottobre, il certificate di Barclays con Isin XS2828122742 su Banca MPS, Saipem e UniCredit stacca un Maxipremio del 19,20% se entro domani nessuno dei sottostanti sarà crollato alla data di valutazione dell'80% dal livello iniziale. Si passa poi a premi trimestrali con memoria dell'1,5% (6% annuo) se nessuno dei sottostanti sarà crollato alle date di valutazione del 40% dal livello iniziale.
Cedole con Effetto memoria per recuperare eventuali premi trimestrali non staccati. Rimborso anticipato dopo 9 mesi, durata tre anni. A scadenza protezione del capitale fino a cali del 40% dei sottostanti dal livello iniziale.
Maxicedola da 19,2 euro in arrivo per il certificate targato Barclays con Isin XS2828122742 su Unicredit, Mps e Saipem se nessun titolo tra Saipem SpA, UniCredit e BANCA MPS avrà perso un valore superiore all'80% rispetto a livello iniziale. La data di valutazione è domani, martedì 1 ottobre.
Per aver diritto al maxipremio occorre avere il certificate in portafoglio entro la chiusura di giovedì 3 ottobre 2024, la data di stacco sarà venerdì 4 ottobre.
Il maxipremio può essere utilizzato per compensare eventuali minusvalenze in portafoglio.
Oggi il certificate passa di mano a 105,48 euro, se dovessimo togliere i 19,2 della maxicedola, arriveremmo a 86,28 euro.
Di seguito mettiamo in evidenza i livelli di riferimento del certificato.
Come mostrato, i sottostanti sono vicini al livello iniziale (Unicredit +8,8%, Saipem -6,6% e Banca Mps a +2,2%). Il livello di barriera della Maxi è il 20%, per non staccarla, oggi uno dei tre titoli dovrebbe perdere circa l’80% del suo valore.
Dopo lo stacco del maxipremio, si passa poi a premi trimestrali con memoria dell'1,5% (6% annuo) se nessuno dei sottostanti sarà crollato alle date di valutazione del 40% dal livello iniziale.
Rimborso anticipato dopo 9 mesi dal 19 maggio 2025, durata tre anni. A scadenza protezione del capitale fino a cali del 40% dei sottostanti dal livello iniziale.
Quali sono i vantaggi per l’investitore della maxicedola?
Il primo è legato all’ottimizzazione fiscale che offrono i certificati. Classificati come redditi diversi, i premi o eventuali capital gain sui certificate possono essere utilizzati per compensare eventuali minusvalenze in scadenza.
Lo stacco di 19,2 euro e poi la riduzione del prezzo del certificate di quello stesso importo, è un’operazione neutrale, non porta alcun beneficio per l’investitore, se non quello fiscale pari a circa il 4,725%.
Vediamo come siamo arrivati a questo numero. Il certificate stacca 19,2 euro su 105,64 euro di acquisto, il rendimento dunque del 18,2% su cui normalmente dovrei pagare il 26% di tasse (il 26% del 18,2% è il 4,725%). Come funziona? Se si possiedono delle minus, ad esempio di 19,2 euro, queste possono essere compensate con 19,2 euro di maxicedole su cui non si pagherà la tassazione del 26%.
Lo stesso vale per tutti i multipli, ad esempio 100 certificate staccheranno 1.920 euro di maxicedola ecc.
E’ giusto sottolineare che si tratta di un beneficio fiscale che è stato maturato con una minusvalenza passata, tempo fa, e che se non dovesse venire compensato, entro 4 anni, con una plusvalenza di pari importo in investimenti che generanno redditi diversi, andrebbe perso.
Non tutte le banche permettono la compensazione immediata, alcune solo a fine investimento, ovvero quando il certificate viene venduto o rimborsato. Tra quelle che offrono la compensazione immediata ricordiamo: Allianz, Azimut, Banca Fideuram, Banca Generali, Banca Sella, Binck, BNL, Che Banca, Credem, Credit Agricole, Directa, Fineco, Intesa San Paolo, Mps.
Il secondo beneficio dallo stacco della cedola è sul livello di prezzo del certificate Partendo da 86,44 euro (105,64 euro -19,2 di maxi), un eventuale rimborso a 100 euro genererebbe un capital gain 13,56 euro ovvero il 15,68% di 86,44 euro a cui, ipotizzando il rimborso alla prima data possibile (19 maggio 2025), vanno sommati 2 premi da 1,5 euro al trimestre, 3 euro, in tutto 16,56 euro su 86,44 di acquisto: il 19,15% in 8 mesi ovvero il 28,7% annualizzato.
Cedole con effetto memoria
I premi godono dell’effetto memoria, ovvero se a una data di valutazione trimestrale, un premio non dovesse essere stato distribuito perché i sottostanti quotavano sotto al livello di barriera, allora l’investitore non avrà perso il suo premio.
Se, infatti, in una delle date di valutazione trimestrali successive, tutti i titoli sottostanti quoteranno ad un livello pari o superiore alla barriera, allora l’investitore, oltre al premio di quel trimestre, recupererà tutti quelli passati non distribuiti.
Rimborso Anticipato
Il prodotto verrà rimborsato in anticipo a €100 (più tutti i bonus non staccati precedentemente sommato a quello del trimestre in corso) se, a partire dal 19 maggio 2025 e alle date di valutazione trimestrali successive, tutti i titoli sottostanti quoteranno a un livello pari o superiore a quello iniziale.
Il certificate tenderà a portarsi a €100 con il rialzo dei sottostanti dal livello iniziale e man mano che aumenteranno le chance di rimborso a €100, oggi lontane.
Gli scenari alla scadenza
Alla scadenza finale del 19 agosto 2027, se il certificate non sarà stato rimborsato in anticipo, si potranno presentare due scenari:
- Se tutti e tre i sottostanti dovessero quotare sopra la barriera, o allo stesso livello, il prodotto verrà rimborsato al 100% del valore nominale (100 euro). Inoltre l’investitore riceverà l’ultima cedola da 1,5 euro e tutte le eventuali cedole non pagate e accantonate nella memoria.
- Se anche solo uno dei sottostanti dovesse quotare sotto la barriera, il certificate verrà rimborsato a un valore proporzionale alla performance del peggiore dei sottostanti. Ipotizziamo che il peggiore segni un ribasso del 51% rispetto al valore iniziale: il rimborso avverrà al 49% del valore nominale, cioè a 49 euro. Ovviamente non verrà pagata l’ultima cedola e nemmeno le cedole eventualmente accantonate in memoria.
I sottostanti
"Se si valutano le singole banche italiane, è difficile non credere che qualcosa accadrà, direi, nei prossimi 12 mesi o giù di lì”, prevedeva parlando alla Cnbc Antonio Reale, co-responsabile delle banche europee di Bank of America. Protagonista del futuro risiko bancario dovrebbe essere proprio Banca Monte dei Paschi di Siena, risanata e destinata alla completa privatizzazione con la vendita della restante quota in possesso del Mef (26,7%).
Ad accelerare l’M&A potrebbe essere la mossa di Unicredit su Commerzbank. Berlino per ora fa muro, ma ci sono già stati i primi contatti tra i manager dei due gruppi. Il ceo di Unicredit Andrea Orcel ha rassicurato che non si farà mai un’operazione ostile, l’obiettivo nel breve è fare gli stessi passi perseguiti in Hvb.
A sostenere il deal sono diversi membri della Bce. L’obiettivo della Banca centrale europea è quella di arrivare a formare istituti di maggiori dimensioni per competere con le big Usa. M&A dunque che creerebbe sinergie, taglio di costi e accrescendo il valore del settore.
Unicredit, è seduta su una pila relativamente grande di capitale in eccesso, secondo gli analisti, l’operazione dunque va nella giusta direzione sia dal punto di vista finanziario che industriale.
La presenza di un forte capitale in eccesso utilizzato per le operazioni di consolidamento vedi Commerzbank veniva confermato dai numeri record di Unicredit comunicati lo scorso luglio. Il secondo trimestre di Piazza Gae Aulenti ha visto l’utile netto salire del 16% rispetto al 2023, toccando i 2,7 miliardi di euro: superate le attese degli analisti di 2,35 miliardi in media. Risultato frutto di un mix tra aumento di ricavi e dei margini, visto i 6,3 miliardi di ricavi raggiunti (+6%), oltre che di un rote (ritorno sul capitale tangibile) salito al 20%. Ottimo anche l’indice di solidità patrimoniale, visto il CET1 ratio al 16,2% sostenuto da una solida generazione organica di capitale di 6,7 miliardi di euro.
Numeri che convincevano il management di Unicredit ad alzare i target sui ricavi oltre i 23 miliardi di euro per il 2024 e a oltre 350 punti base quello sulla generazione organica di capitale, mentre è stata confermata a “oltre 8,5 miliardi” quella sull’utile netto.
Comunicati questi risultati record, diversi analisti da Equita, Barclays, Berenberg, Jp Morgan, Ubs hanno alzato i target. Stamattina Jp Morgan ha ulteriormente alzato il target price su Unicredit portandolo a 50 euro dai 49 precedenti confermando la raccomandazione Overweight. Il consensus medio raccolto da Bloomberg indica un target price a 45,66 euro con 19 Buy 6 neutral e nessun giudizio Sell.
Siena tra crescita in solitaria o M&A
Indiscrezioni di inizio settembre indicano che il Governo punterebbe a realizzare tra i 5 e i 6 miliardi di euro dalle privatizzazioni entro il 2025, vendendo anche la restante quota in Mps e sulla base degli impegni presi con Bruxelles dovrebbe ridurla sotto il 20% entro fine anno. Il Governo, tuttavia, starebbe facendo valutazioni di natura strategica, volendo evitare di esporre la banca al rischio di Opa da parte di un player estero e valutando l'eventualità di un partner industriale. Questo sarebbe uno dei motivi perché anche l’esecutivo non si è esposto unito sulla vicenda Unicredit Commerzbank, per non creare un precedente che poi esponesse Mps.
Unipol ha già fatto sapere di essere interessata a una quota che potrebbe aggirarsi vicina al 10% per creare un'alleanza commerciale sul comparto assicurativo. Unipol è già azionista del 24,6% di Bper Banca e del 19% di Banca Popolare di Sondrio e qualcuno guarda oltre e pensa già a un terzo polo. Cimbri lo ha escluso, ma si sa negli affari non è consigliatosvelare le carte subito.
Per gli esperti, Siena potrebbe continuare la sua crescita in solitario, visti gli ottimi risultati che sta portando, oppure il consolidamento potrebbe arrivare dopo l'ingresso di un grande player nazionale come l’istituto emiliano, holding assicurativa che possiede
“Pensiamo che Mps sia in grado di continuare la propria crescita da sola, ma un possibile consolidamento potrebbe comunque arrivare. Quelli che si dicono contrari e non interessati all’operazione, potrebbero a un certo punto entrare in gioco”, aggiungono gli esperti di WebSim Intermonte che sul titolo mantengono il target price di 6,3 euro, ritenendo l’attuale debolezza della sua quotazione “un'occasione di acquisto”.
Saipem
Il titolo piace agli analisti del settore su 22 analisti censiti da Bloomberg ben 18 hanno una raccomandazione Buy e 4 neutrale, mentre nessuno consiglia di venderlo. Il target price è molto alto, 2,84 euro sugli 1,9475 a cui tratta oggi.
Nell’ultimo report di Bloomberg Intelligence, datato il 27 agosto si legge che la “ripresa di Saipem sta accelerando con margini destinati a estendersi fino al secondo semestre e al 2025 grazie a una maggiore forza contrattuale sui prezzi e alla buona messa in opera dei progetti, in particolare nei principali servizi asset based a margine più elevato. Lo slancio della perforazione offshore è in aumento a causa delle tariffe giornaliere più elevate e dell'avvio di nuove navi, con la flotta ormai quasi al completo.
L’8 settembre Equita sim scriveva che “la raccolta ordini E&C offshore è risultata abbondante (7 mld usd) grazie ai due progetti oil in Arabia Saudita e a quello gas in Qatar. Stimiamo nel terzo trimestre un book-to-bill ratio pari a 2 volte. Riteniamo quindi che l’utilizzo della flotta di costruzione offshore - praticamente a pieno regime nel 2024-2025 – possa essere prossimo al pieno utilizzo anche sul 2026 grazie alla recente raccolta ordini. Riguardo le stime, i nuovi progetti migliorano la visibilità 2025 e ci portano a incrementare il 2026 in funzione di un più elevato tasso di utilizzo della capacità produttiva dei mezzi navali (E&C offshore) in quel periodo", spiegano gli analisti, che hanno aumentato le stime di Ebitda 2026 del 3%”.
Attenzione: Il Certificate XS2828122742 è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7.
Ricordiamo che investire in certificati espone l’investitore al rischio fallimento dell’emittente e a quello di azzeramento di un sottostante, casi che possono comportare la perdita dell’intero investimento.
Barclays gode di un buon rating:
- A1 da parte di Moody
- A da parte di S&P
I potenziali rendimenti indicati sono sempre al lordo della tassazione.
Prima di ogni investimento leggere sempre tutti i documenti scaricabili dalla pagina del prodotto dell’emittente.
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