Maxicedola in arrivo con il certificate di Vontobel su tre big italiani
Il certificate su Unicredit, Mps, e Stellantis con Isin DE000VC05BH9, mercoledì stacca un maxipremio di 180 euro (18% sui prezzi di oggi). Si passa poi a premi mensili con memoria dello 0,35% (4,2% annuo) se nessuno dei sottostanti sarà crollato alle date di valutazione del 40% dal livello iniziale.
Cedole con Effetto memoria per recuperare eventuali premi mensili non staccati. Rimborso anticipato dopo 9 mesi, durata quattro anni. A scadenza protezione del capitale fino a cali del 40% dei sottostanti dal livello iniziale.
Maxicedola da 180 euro in arrivo per il certificate targato Vontobel con Isin DE000VC05BH9 su Unicredit, Mps e Stellantis. Oggi è la data di valutazione, l’11 settembre (mercoledì) sarà la data di stacco. Per aver diritto al Maxipremio occorre avere il certificate in portafoglio entro la chiusura di domani (12 settembre) mentre il 16 settembre sarà la data di pagamento.
Il maxipremio può essere utilizzato per compensare eventuali minusvalenze in portafoglio.
Attenzione perché subito dopo lo stacco il certificate tenderà a quotare €180 in meno rispetto all'ultima rilevazione. Oggi il certificate passa di mano a 1001 euro, se dovessimo togliere i 180 della maxicedola, arriveremmo a 821 euro.
Di seguito mettiamo in evidenza i livelli di riferimento del certificato.
Come mostrato, i sottostanti sono vicini al livello iniziale (Unicredit +8%, Stellantis -1% e Banca Mps a -2,6%). Il livello di barriera della Maxi è il 20%, per non staccarla, oggi uno dei tre titoli dovrebbe perdere circa l’80% del suo valore.
Dopo lo stacco della Maxicedola, si passerà a premi mensili con memoria dello 0,35% (4,2% annuo) se nessuno dei sottostanti sarà crollato alle date di valutazione del 40% dal livello iniziale.
Rimborso anticipato dopo 9 mesi dall’8 maggio 2025, durata quattro anni. A scadenza protezione del capitale fino a cali del 40% dei sottostanti dal livello iniziale.
Quali sono i vantaggi per l’investitore della maxicedola?
Il primo è legato all’ottimizzazione fiscale che offrono i certificati. Classificati come redditi diversi, i premi o eventuali capital gain sui certificate possono essere utilizzati per compensare eventuali minusvalenze in scadenza.
Lo stacco di 180 euro e poi la riduzione del prezzo del certificate di quello stesso importo, è un’operazione neutrale, non porta alcun beneficio per l’investitore, se non quello fiscale pari a circa il 4,68%.
Vediamo come siamo arrivati a questo numero. Il certificate stacca 180 euro su 1001 euro di acquisto, poco meno del 18% su cui normalmente dovrei pagare il 26% di tasse (il 26% del 18% è il 4,68%). Come funziona? Se si possiedono delle minus, ad esempio di 180 euro, queste possono essere compensate con 180 euro di maxicedole su cui non si pagherà la tassazione del 26%.
Lo stesso vale per tutti i multipli, ad esempio 10 certificate staccheranno 1.800 euro di maxicedola ecc.
E’ giusto sottolineare che si tratta di un beneficio fiscale che è stato maturato con una minusvalenza passata, tempo fa, e che se non dovesse venire compensato, entro 4 anni, con una plusvalenza di pari importo in investimenti che generanno redditi diversi, andrebbe perso.
Non tutte le banche permettono la compensazione immediata, alcune solo a fine investimento, ovvero quando il certificate viene venduto o rimborsato. Tra quelle che offrono la compensazione immediata ricordiamo: Allianz, Azimut, Banca Fideuram, Banca Generali, Banca Sella, Binck, BNL, Che Banca, Credem, Credit Agricole, Directa, Fineco, Intesa San Paolo, Mps.
Il secondo beneficio dallo stacco della cedola è sul livello di prezzo del certificate Partendo da 821 euro (1001 euro -180 di maxi), un eventuale rimborso a 1.000 euro genererebbe un capital gain 179 euro ovvero il 21,9% a cui, ipotizzando il rimborso alla prima data possibile (8 maggio 2025) vanno sommati 8 premi da 3,5 euro ogni mese, 28 euro, in tutto 207 euro su 821 di acquisto: il 25,2% in 8 mesi ovvero il 37,8% annualizzato.
Cedole con effetto memoria
I premi godono dell’effetto memoria, ovvero se a una data di valutazione mensile, un premio non dovesse essere stato distribuito perché i sottostanti quotavano sotto al livello di barriera, allora l’investitore non avrà perso il suo premio.
Se, infatti, in una delle date di valutazione mensili successive, tutti i titoli sottostanti quoteranno ad un livello pari o superiore alla barriera, allora l’investitore, oltre al premio di quel mese, recupererà tutti quelli passati non distribuiti.
Rimborso Anticipato
Il prodotto verrà rimborsato in anticipo a €1.000 (più tutti i bonus non staccati precedentemente sommato a quello del mese in corso) se, a partire dall’8 maggio 2024 e alle date di valutazione mensili successive, tutti i titoli sottostanti quoteranno a un livello pari o superiore a quello iniziale.
Il certificate tenderà a portarsi a €1.000 con il rialzo dei sottostanti dal livello iniziale e man mano che aumenteranno le chance di rimborso a €1.000, oggi lontane.
Gli scenari alla scadenza
Alla scadenza finale dell'8 maggio 2025, se il certificate non sarà stato rimborsato in anticipo, si potranno presentare due scenari:
- Se tutti e tre i sottostanti dovessero quotare sopra la barriera, o allo stesso livello, il prodotto verrà rimborsato al 100% del valore nominale (1.000 euro). Inoltre l’investitore riceverà l’ultima cedola da 3,5 euro e tutte le eventuali cedole non pagate e accantonate nella memoria.
- Se anche solo uno dei sottostanti dovesse quotare sotto la barriera, il certificate verrà rimborsato a un valore proporzionale alla performance del peggiore dei sottostanti. Ipotizziamo che il peggiore segni un ribasso del 51% rispetto al valore iniziale: il rimborso avverrà al 49% del valore nominale, cioè a 499 euro. Ovviamente non verrà pagata l’ultima cedola e nemmeno le cedole eventualmente accantonate in memoria.
I sottostanti
"Se si valutano le singole banche italiane, è difficile non credere che qualcosa accadrà, direi, nei prossimi 12 mesi o giù di lì”, prevedeva parlando alla Cnbc Antonio Reale, co-responsabile delle banche europee di Bank of America. Protagonista del futuro risiko bancario dovrebbe essere proprio Banca Monte dei Paschi di Siena, risanata e destinata alla completa privatizzazione con la vendita della restante quota in possesso del Mef (26,7%). Tra i nomi più quotati c’è quello di Unicredit, seduta su una "pila relativamente grande di capitale in eccesso", secondo Reale che aggiunge: "Il Monte dei Paschi sta cercando un partner, Unicredit possibili obiettivi. Quindi da queste banche, in teoria, potrebbero nascere diverse combinazioni".
Della stessa opinione Nicola De Caro, senior vice president di Morningstar: “UniCredit, Mps e alcune banche di medie dimensioni giocheranno probabilmente un ruolo nel potenziale futuro consolidamento del settore bancario in Italia".
Siena tra crescita in solitaria o M&A
Indiscrezioni di inizio settembre indicano che il Governo punterebbe a realizzare tra i 5 e i 6 miliardi di euro dalle privatizzazioni entro il 2025, vendendo anche la restante quota in Mps e sulla base degli impegni presi con Bruxelles dovrebbe ridurla sotto il 20% entro fine anno. Il Governo, tuttavia, starebbe facendo valutazioni di natura strategica, volendo evitare di esporre la banca al rischio di Opa da parte di un player estero e valutando l'eventualità di un partner industriale.
Una soluzione indolore sarebbe quella di un'alleanza commerciale sul comparto assicurativo in modo tale da far entrare nel capitale di Mps un partner gradito, Unipol potrebbe essere il candidato ideale. Per gli esperti, Siena potrebbe continuare la sua crescita in solitario, visti gli ottimi risultati che sta portando, oppure il consolidamento potrebbe arrivare dopo l'ingresso di un grande player nazionale come l’istituto emiliano, holding assicurativa che possiede il 24,6% di Bper Banca e il 19% di Banca Popolare di Sondrio.
“Pensiamo che Mps sia in grado di continuare la propria crescita da sola, ma un possibile consolidamento potrebbe comunque arrivare. Quelli che si dicono contrari e non interessati all’operazione, potrebbero a un certo punto entrare in gioco”, aggiungono gli esperti di WebSim Intermonte che sul titolo mantengono il target price di 6,3 euro, ritenendo l’attuale debolezza della sua quotazione “un'occasione di acquisto”.
I numeri di Unicredit
La presenza di un forte capitale in eccesso che potrebbe servire per le operazioni di consolidamento veniva confermato dai numeri record di Unicredit comunicati lo scorso luglio. Il secondo trimestre di Piazza Gae Aulenti ha visto l’utile netto salire del 16% rispetto al 2023, toccando i 2,7 miliardi di euro: superate le attese degli analisti di 2,35 miliardi in media. Risultato frutto di un mix tra aumento di ricavi e dei margini, visto i 6,3 miliardi di ricavi raggiunti (+6%), oltre che di un rote (ritorno sul capitale tangibile) salito al 20%. Ottimo anche l’indice di solidità patrimoniale, visto il CET1 ratio al 16,2% sostenuto da una solida generazione organica di capitale di 6,7 miliardi di euro.
Numeri che convincevano il management di Unicredit ad alzare i target sui ricavi oltre i 23 miliardi di euro per il 2024 e a oltre 350 punti base quello sulla generazione organica di capitale, mentre è stata confermata a “oltre 8,5 miliardi” quella sull’utile netto.
Comunicati questi risultati record, gli analisti di Equita Sim alzavano il loro target price sul titolo a 45 euro, confermando la raccomandazione ‘buy’, calcolando che la banca milanese continua a trattare a multipli molto attraenti se rapportati alla profittabilità attesa, ed è attesa distribuire circa il 30% della sua market cap nei prossimi due anni (senza assumere distribuzione di excess capital).
Tra gli altri analisti, Barclays ha aumentato il target price a 47,7 euro per azione (da 44,3 euro), confermando ‘Overweight’, Berenberg lo ha incrementato a 45 euro per azione (da 44 euro), ribadendo il ‘buy’, JP Morgan lo ha portato a 46 euro per azione (da 43 euro) e Ubs lo valuta a 52 euro rispetto ai 50 euro precedenti, confermando il ‘buy’.
Stellantis
Il gruppo Stellantis come tutto il settore auto è stato colpito dalle vendite in Borsa. Da un lato una domanda che scarseggia, dall’altro il timore che i forti investimenti nella transizione elettrica non porternno a ritorni a breve, anzi per ora sono più le perdite.
Il risultato è stato quello di vedere il comparto perdere il 21% dai massimi del 10 aprile, ma con dei titoli che oggi quotano a multipli davvero interessanti.
Le case automobilistiche sono corse ai ripari, stanno fermando gli impianti e riducendo la produzione, salvaguardando i margini.
Stellantis quota 3,3 volte gli utili stimati per i prossimi 12 mesi e a fronte di una capitalizzazione di 42 miliardi vanta una posizione finanziaria netta positiva per 22,2 miliardi (a fine giugno 2024). Il prezzo obiettivo medio raccolto dal consensus Bloomberg è pari a 20,44 euro su 14 euro a cui tratta oggi il titolo.
Attenzione: Il Certificate DE000VC05BH9 è soggetto ad un livello di rischio pari a 5 su una scala da 1 a 7.
Ricordiamo che investire in certificati espone l’investitore al rischio fallimento dell’emittente e a quello di azzeramento di un sottostante, casi che possono comportare la perdita dell’intero investimento.
Vontobel gode di un buon rating:
- Aa3 da parte di Moody's
I potenziali rendimenti indicati sono sempre al lordo della tassazione.
Prima di ogni investimento leggere sempre tutti i documenti scaricabili dalla pagina del prodotto dell’emittente.
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