Mediobanca, maggiori cedole ai soci per bloccare l’Ops di Mps

Piazzetta Cuccia distribuirà 5 miliardi di dividendi in tre anni e prevede un utile netto di quasi 2 miliardi, provando così a disinnescare l’offerta proveniente da Siena.
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Mediobanca alza i dividendi
Mossa di Mediobanca per convincere i suoi azionisti a non aderire all’Offerta Pubblica di Scambio lanciata da Banca Monte dei Paschi di Siena.
A questo fine, Piazzetta Cuccia ha promesso ai soci quasi 5 miliardi di cedole in tre anni e prevede un utile netto vicino ai 2 miliardi, mosse comunicate questa mattina con l’aggiornamento del piano ‘One brand – one culture’, estendendolo al 2028. In particolare, distribuirà agli azionisti 4,9 miliardi, di cui 4,5 miliardi cash, interamente cash, basata sugli utili ricorrenti e affiancata nell'esercizio 2026 dal completamento del programma di acquisto di azioni.
Il pay-out sarà pari al 100% degli utili ricorrenti per i tre anni, con un dividendo per azione a 1,125 nell'esercizio '25, +50% nell'esercizio 2026, in crescita fino al raddoppio a 2,1 nell'esercizio 2028.
La distribuzione complessiva, pari a circa 5 miliardi cumulati nei tre anni, si avvicina al 30% della capitalizzazione di mercato e derivante da un monte dividendi complessivo di circa 4,5 miliardi.
A Piazza Affari, intanto, le azioni Mediobanca aprono in rialzo la seduta odierna di Piazza Affari, guadagnando l’1,70% nei primi minuti, scambiate a 19,92 euro.
I nuovi obiettivi del piano
Con i nuovi target del piano al 2028, l’istituto conferma le linee di sviluppo strategico del gruppo e prevede una ulteriore crescita di ricavi, utili, redditività e remunerazione. A fine piano, i ricavi sono stimati a oltre 4,4 miliardi (+20% nel triennio), l’utile netto è visto a 1,9 miliardi (+45% nei tre anni) e l’utile netto ordinario è previsto a 1,7 miliardi (+30% nel triennio). Il Rote è stimato al 20%.
"L'estensione al 2028 del piano dimostra come Mediobanca sia in grado di realizzare, pur in un contesto macroeconomico complesso, un'ulteriore solida crescita di ricavi, utili e redditività, puntando a conseguire i migliori rendimenti di settore, associati a un basso profilo di rischio e di execution nonché a un significativo aumento della remunerazione degli azionisti", sottolinea l’ad Alberto Nagel nella nota diffusa oggi, aggiungendo che "questo entusiasmante percorso di crescita stand-alone, compiuto rimanendo ancorati alla "scuola di banca responsabile" radicata nel Dna della banca, verrà ulteriormente potenziato dalla combinazione con Banca Generali" che sarà "in grado di creare un leader europeo nel wealth management per dimensioni, capacità di crescita e remunerazione degli azionisti". Il closing è previsto per il prossimo mese di ottobre.
Bocciata ancora l’Ops di Mps
Il cda dell’istituto torna a parlare dell’offerta lanciata da Mps, bocciandola completamente, in quanto “per gli azionisti Mediobanca è priva di razionale industriale e finanziario ed è caratterizzata da evidenti elevati rischi di esecuzione".
Tra i rischi menzionati dal board figura quella di "avere un profilo di banca commerciale di medie dimensioni indifferenziata, ad elevato assorbimento di capitale, altamente sensibile al contesto macroeconomico, senza rafforzamento in alcuno dei segmenti di attività di Mediobanca e rimanendo viceversa immutati i rischi insiti nel bilancio di Mps".
Inoltre, il cda aggiunge ai rischi "la riduzione a doppia cifra dell'Eps, per le limitate sinergie da funding, la presenza di cospicue dissinergie di ricavo e la sostanziale assenza di reali sinergie di costo", mentre è "prevedibile invece l'emergere di un cospicuo costo di retention legato ai promotori finanziari e ai private & investment bankers".
A questo aggiunge "la difficoltà di stimare livelli di Rote, CET1 e quindi pay-out sostenibili della nuova entità per le criticità legate alla tenuta del franchise, per le componenti non ricorrenti presenti nel bilancio Mps (fiscalità e rischi legali), per l'elevata sensitivity ai tassi di interesse ed al rischio di credito soprattutto per le SMEs; la difficoltà ad usare le Dta nell'ammontare e nei tempi ipotizzati; la non comparabilità della politica di remunerazione degli azionisti che è a rischio di esecuzione basso in Mediobanca ed elevato in Mps per effetto delle predette difficoltà di integrazione".
Infine, il nodo del prezzo: il "forte sconto implicito nel prezzo dell'offerta" di Mps rispetto al "valore intrinseco di Mediobanca, delle sue attività, nonché delle sue prospettive di crescita e di creazione di valore".
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