Metalli per la transizione energetica, come cambiano gli equilibri nel 2026

La transizione energetica continua a ridisegnare le dinamiche dei mercati delle materie prime, con impatti sempre più evidenti su domanda, offerta e geopolitica. Il 2026 si profila come un anno cruciale per i metalli legati al trend dell’elettrificazione, come rame e argento, ma anche per le commodity economicamente più piccole, come piombo, zinco o alluminio.
Indice dei contenuti
- 1. Rame, il perno strutturale tra transizione e deficit di offerta
- 2. Alluminio, tra data center, Cina e incognita Indonesia
- 3. Argento, deficit persistente ma con rischi di rallentamento della domanda
- 4. Platino, sostituzione dell’oro e tensioni produttive
- 5. Nichel, surplus controllato e supporto strutturale della domanda
- 6. Zinco e Piombo, mercati di nicchia con nuovi potenziali driver
- 7. Palladio, incertezza strutturale
Rame, il perno strutturale tra transizione e deficit di offerta
Nel corso del 2025 il mercato del rame è stato influenzato da una combinazione di fattori strutturali e congiunturali che continueranno a incidere anche nel 2026. Come sottolinea Benjamin Louvet, Head of Commodities di Ofi Invest AM, il rame resta il metallo perno della transizione energetica, con applicazioni che spaziano dall’elettrificazione alla digitalizzazione, oltre a essere sempre più al centro di dinamiche geopolitiche.
Sul lato dell’offerta, il settore estrattivo sta affrontando un numero crescente di criticità produttive, che hanno già ridotto la disponibilità globale dell’“oro rosso” nel 2025 e sono destinate a proseguire almeno per i prossimi due anni. Queste difficoltà rendono particolarmente complesso soddisfare una domanda in costante aumento, portando il mercato in una condizione di deficit prolungato che, secondo Louvet, con ogni probabilità si ripresenterà anche nel 2026. Alla luce di questo scenario, le prospettive restano solide e la scarsità dell’offerta dovrebbe continuare a sostenere i prezzi.
Alluminio, tra data center, Cina e incognita Indonesia
Anche il mercato dell’alluminio si trova sotto pressione, con una domanda in crescita non più limitata alla transizione energetica, ma sempre più legata anche allo sviluppo dei data center. Secondo Louvet, sul lato dell’offerta emergono però fattori che alimentano le tensioni. In Europa, le raffinerie continuano a chiudere a causa degli elevati prezzi dell’energia, mentre la Cina, nel tentativo di accelerare il percorso verso l’indipendenza energetica e l’efficienza dei consumi, ha introdotto un tetto alla produzione di 45 milioni di tonnellate annue.
Con un output ormai vicino a questo limite, Pechino dispone di margini molto ridotti per aumentare ulteriormente la produzione, un aspetto rilevante considerando che la Cina da sola rappresenta circa la metà dell’estrazione mondiale di alluminio. Esiste tuttavia un elemento che potrebbe attenuare l’outlook positivo sui prezzi ed è il ruolo crescente dell’Indonesia come nuovo player produttivo. Le proiezioni sul potenziale contributo del Paese restano discordanti, poiché molti progetti sono ancora in fase preliminare, lasciando aperta l’incertezza su un possibile surplus nella seconda metà del 2026.
Argento, deficit persistente ma con rischi di rallentamento della domanda
L’argento si conferma uno dei metalli più interessanti anche guardando al 2026. Come fa notare Louvet di Ofi Invest AM, è stato il metallo con la migliore performance nel 2025, e il trend di fondo dovrebbe proseguire. Con la chiusura del 2025, il mercato dell’argento registrerà il quinto anno consecutivo di deficit, sostenuto da una domanda elevata legata alle sue proprietà di eccellente conduttore e da un’offerta strutturalmente limitata.
La situazione sta incidendo in modo significativo anche sulle scorte di magazzino, che in passato avevano contribuito a colmare il gap tra domanda e offerta, ma che ora si stanno rapidamente assottigliando. Questo deficit dovrebbe persistere anche nei prossimi dodici mesi, aggiungendo ulteriori pressioni sulle riserve e sostenendo i prezzi.
Esistono tuttavia fattori che potrebbero moderare l’ampiezza del deficit nel 2026. Un rallentamento del settore fotovoltaico in Cina e un processo di sostituzione dell’argento con altri metalli nella produzione dei pannelli potrebbero frenare la crescita della domanda. Secondo Louvet, anche in presenza di un deficit meno ampio, lo scenario di fondo resterebbe solido.
Platino, sostituzione dell’oro e tensioni produttive
Dopo l’argento, il platino si colloca come secondo metallo per performance nel 2025. L’impennata dei prezzi dell’oro ha innescato un marcato processo di sostituzione nel settore della gioielleria, con una crescita della domanda in questo comparto pari al 32% negli ultimi dodici mesi, evidenzia Louvet. Ma il ruolo del platino resta centrale anche sul fronte industriale.
Circa il 40% della domanda è legato alla produzione di marmitte per veicoli a combustione interna, un segmento che potrebbe contrarsi leggermente nel 2026 a causa delle difficoltà del settore. Al tempo stesso, la domanda di veicoli ibridi, grandi consumatori di platino e metalli del gruppo, resta solida e potrebbe superare le attese degli analisti.
A sostenere i prezzi contribuiscono anche i problemi produttivi, in particolare in Sud Africa, dove il deterioramento delle attività estrattive continua a pesare sull’offerta. Nonostante i livelli di prezzo già raggiunti nel 2025, Ofi Invest AM ritiene che il platino presenti ancora ampi margini di crescita.
Nichel, surplus controllato e supporto strutturale della domanda
Il mercato del nichel si trova in surplus nel 2025, una condizione che dovrebbe proseguire anche nel 2026. Tuttavia, secondo Louvet, il rischio di una forte pressione al ribasso sui prezzi appare limitato. I livelli attuali sono infatti vicini al costo marginale di conversione del nichel di qualità inferiore in nichel ad alta purezza, necessario per l’industria automobilistica nella produzione di batterie. Un calo più marcato dei prezzi renderebbe questa produzione non redditizia, inducendo una riduzione dell’offerta.
A questo si aggiunge la politica annunciata dall’Indonesia, principale produttore mondiale, che intende restringere l’accesso alle proprie riserve. Una scelta che, a differenza delle misure adottate in passato, potrebbe esercitare una spinta rialzista sul mercato.
Sul lato della domanda, la crescita prosegue nonostante la perdita di quote delle batterie al nichel a favore di quelle al litio. Il metallo resta infatti essenziale per la realizzazione di centrali nucleari, un settore in espansione, soprattutto in Cina. In questo quadro, Ofi Invest AM ritiene basso il rischio di un crollo significativo dei prezzi.
Zinco e Piombo, mercati di nicchia con nuovi potenziali driver
Le prospettive per lo zinco indicano un passaggio da una situazione di leggero deficit nel 2025 a un surplus nel 2026. La domanda, secondo Louvet, dovrebbe crescere moderatamente, ma la produzione è attesa espandersi in misura ben maggiore, con un aumento delle riserve favorito anche dalle esportazioni cinesi verso l’Europa.
Il piombo resta un mercato di dimensioni contenute e nel 2026 continuerà a essere utilizzato prevalentemente in Cina e India per la produzione di piccoli veicoli a due ruote. Tuttavia, spiega Louvet, alcuni fattori potrebbero offrire supporto. La vendita di asset europei da parte della società di riciclaggio Ecobat potrebbe ridurre gli stock nel prossimo anno, mentre lo sviluppo di settori come la produzione di cavi sottomarini per il trasporto di energia elettrica potrebbe sostenere la domanda.
Palladio, incertezza strutturale
Nonostante le previsioni indichino un leggero deficit nel 2026, il palladio continua a presentare criticità strutturali. Le principali preoccupazioni, spiega Louvet, riguardano il declino del suo impiego nel medio-lungo termine. Eventi come l’eventuale applicazione della Sezione 232, con dazi sul metallo, o l’indagine antidumping statunitense sul palladio russo potrebbero generare volatilità o forti rialzi dei prezzi, ma restano scenari ipotetici.
Sul fronte produttivo, sottolinea Louvet, l’offerta è destinata a diminuire, analogamente a quanto osservato per il platino, mentre gli investimenti in esplorazione, pur in ripresa, non avranno effetti concreti prima di 5-6 anni. A differenza del platino, il palladio non beneficia del supporto della gioielleria e la domanda da investimento rimane molto limitata, rendendo il mercato fortemente dipendente dai veicoli termici e particolarmente esposto alla Russia, suo principale produttore.
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