Micron colpita dal bando delle vendite in Cina ma impatto “limitato” per gli analisti


Il governo cinese ha deciso di vietare la vendita di prodotti della società statunitense nel paese a causa di problemi per la sicurezza nazionale, anche se non ha fornito ulteriori dettagli.


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Micron in calo

Anteprima di mercato in forte calo per Micron Technology, indebolita dalla decisione del governo cinese di vietargli la vendita nel paese asiatico dei suoi chip di memoria a industrie nazionali considerate ‘chiave’.

Le azioni della società statunitense cedono oltre 5% (64,20 dollari) nel pre-market USA, seguendo lo stesso trend visto in apertura della borsa di Francoforte, lasciando intravvedere una seduta ‘difficile’ a New York nella giornata di oggi.

Il bando cinese

La decisione di Pechino è stata motivata dal governo affermando che i prodotti Micron rappresentano un “serio rischio” per la sicurezza del paese.

“La review ha rilevato che i prodotti di Micron presentano seri rischi per la sicurezza della rete, dai quali derivano anche rischi significativi per la sicurezza della catena di approvvigionamento delle infrastrutture informatiche critiche della Cina, incidendo sulla sicurezza nazionale della Cina”, ha spiegato l’Autorità di regolamentazione del cyberspazio (CAC) nella giornata di ieri, pertanto “gli operatori delle infrastrutture informatiche critiche in Cina devono interrompere l'acquisto dei prodotti” della società statunitense.

L’autorità, comunque, non ha fornito alcun dettaglio sui rischi specifici presumibilmente trovati e non ha nemmeno indicato a quali prodotti Micron si riferisse.

In risposta alla decisione, un portavoce di Micron ha dichiarato alla BBC che l’azienda ha "ricevuto un avviso dalla CAC a seguito di una revisione dei prodotti venduti in Cina”, sottolineando che la società sta valutando le conclusioni e le sue prossime mosse: “siamo ansiosi di continuare a discutere con le autorità cinesi”, ha aggiunto.

L’impatto sul bilancio

L’annuncio aveva sostenuto le azioni di alcune società cinesi legate alla produzione di chip come Gigadevice Semiconductors, Ingenic Semiconductor, Shenzhen Kaifa technology, le quali hanno aperto tra il 3% e l’8%, anche se poi hanno ridotto i propri guadagni, stesso andamento per alcune società sudcoreane come Samsung Electronics e SK Hynix.

Inizialmente si pensava che l’impatto della decisione di Micron fosse maggiore, con il Financial Times che parlava del 25% sugli utili, ma poi una serie di analisi arrivate delle società di valutazione ha raffreddato l’entusiasmo.

“Dal momento che i prodotti DRAM e NAND di Micron sono molto meno presenti nei server, riteniamo che la maggior parte delle sue entrate in Cina non sia generata dalle telco e dal governo. Pertanto, l’impatto finale su Micron sarà piuttosto limitato”, sottolineavano da Jefferies in una nota.

“L’anno scorso Micron ha generato 5,2 miliardi di dollari di ricavi dalla Cina, di cui 1,7 miliardi da Hong Kong, circa il 16% del suo fatturato totale”, calcolano da Jefferies.

Per Bernstein un colpo del 2% alle vendite rappresenta “la stima più realistica, dato che l’esposizione di Micron al segmento dei server aziendali e cloud è relativamente piccola”.

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