MontePaschi, Lovaglio certo del successo: “Pronti a sostituire Nagel”

Il capo di MPS dice di avere ricevuto segnali incoraggianti dagli investitori internazionali e conferma l’obiettivo di superare il 66%. Avviata la ricerca di un nuovo amministratore delegato per Piazzetta Cuccia, ma lo scontro con Nagel non è certo finito.
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“Supereremo il 66%, poi cambieremo l’AD”
L’amministratore delegato di MPS, Luigi Lovaglio, proclama di avere la vittoria in tasca nella sfida per la conquista di Mediobanca e annuncia di avere già iniziato la ricerca di un nuovo amministratore delegato per sostituire Alberto Nagel alla guida dell'istituto di Piazzetta Cuccia.
In un’intervista rilasciata a Bloomberg TV, il banchiere si è detto fiducioso del buon esito dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Monte dei Paschi sulla banca d'affari milanese. «Siamo convinti che supereremo il 66%», ha affermato, specificando che la soglia minima indicata del 35% «è solo una questione tecnica».
Il confronto con gli investitori internazionali
Lovaglio, che dal 2022 guida la banca senese, ha manifestato la sua baldanza al termine di un roadshow a Londra in cui dice di avere ricevuto riscontri positivi dagli investitori internazionali. «A gennaio mi veniva chiesto il perché di questa offerta, oggi gli investitori vogliono sapere che cosa faremo da settembre».
Nell’intervista il manager ha dichiarato apertamente che, una volta conclusa l’Ops, si renderà necessaria una nuova guida per Mediobanca poiché l’attuale amministratore delegato, Alberto Nagel, “non interessato all’operazione” e, dice Lovaglio, “non risponde al telefono”. L’intenzione è quella di individuare un profilo «brillante, internazionale, capace di attrarre talenti».
I marchi MPS e Mediobanca resteranno attivi e distinti
L’offerta pubblica di scambio annunciata da MPS è appena partita e si chiuderà l’8 settembre. L’obiettivo è la creazione del terzo gruppo bancario italiano, mettendo insieme le attività di credito commerciale dell’istituto senese con quelle di investment banking e wealth management di Mediobanca. Secondo Lovaglio, si tratterebbe non tanto di una fusione classica, quanto di una “combinazione tra istituti complementari”, nella quale entrambi i brand — MPS e Mediobanca — rimarranno attivi e distinti.
Il ruolo degli azionisti forti
Nel frattempo, i segnali dal mercato sembrano confermare che l’operazione sta prendendo piede. Lo sconto sull’Ops si è ridotto al 3,7%, il che potrebbe essere un segnale che gli investitori cominciano a crederci. Secondo il Sole 24 Ore, alcuni azionisti storici di Mediobanca, membri del patto di consultazione che sostiene l’attuale management, starebbero vendendo sul mercato le loro azioni. In particolare, il gruppo Lucchini ha ceduto 200.000 azioni, e Beniamino Gavio ne ha vendute 52.500.
Un altro passaggio importante è stato il riferimento al sostegno dei due principali azionisti di Mediobanca: il gruppo Caltagirone e Delfin (holding della famiglia Del Vecchio). Lovaglio ha dichiarato di aver «ricevuto supporto da entrambi», ma ha anche voluto precisare che tutte le decisioni sono state prese «in autonomia», senza interferenze. Un messaggio chiaro, volto a rafforzare l’idea di un progetto industriale indipendente, nato da una visione strategica e non da un accordo tra poteri forti.
Un tassello nel processo di consolidamento
L’obiettivo dichiarato è la costruzione di una nuova realtà bancaria, competitiva a livello europeo. Ma Lovaglio ha sottolineato che si tratta solo di una tappa in un processo più ampio di consolidamento del settore bancario italiano. In prospettiva, non ha escluso un’espansione oltre i confini nazionali, ma ha avvertito: ogni passo successivo dovrà essere pensato con una logica nuova, incentrata sul cliente.
Uno scenario ancora aperto: le possibili reazioni di Nagel
Restano tuttavia diversi nodi. Il primo è l’atteggiamento del mercato: se da un lato la riduzione dello sconto è un indicatore positivo, dall’altro il completamento dell’Ops dipende dalla risposta degli azionisti. Infine va considerata l’incognita Nagel: il numero uno di Mediobanca non ha certo intenzione di arrendersi facilmente e da qui all’8 settembre cercherà in tutti i modi possibili di bloccare l’offerta di MPS. All’uomo di certo non mancano inventiva, capacità, esperienza e relazioni internazionali, ma di fronte non ha soltanto MontePaschi e i suoi due principali azionisti, Caltagirone e Delfin: con loro è anche apertamente schierato il governo italiano.
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