Mps, 2,5 miliardi di aumento di capitale e quasi 2.700 esuberi nel piano strategico


Mps presenta il piano stand-alone: previsto un aumento di capitale compreso tra i 2 e 2,5 miliardi, pareggio di bilancio a 2022 e utile al 2023. Ipotesi aggregazione ancora sul tavolo. Il titolo in rosso a Piazza Affari.


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Il titolo in affanno a Milano

Mps crolla a Piazza Affari dopo l’approvazione dello strategic plan. Alle 12 il titolo segna -3,22% scambiato a 1,052 euro. Ieri il cda dell’istituto ha approvato il piano strategico 2021-2025 da cui è emerso “ufficialmente” il fabbisogno di capitale tra 2 e 2,5 miliardi di euro ipotizzato dagli analisti per il piano stand-alone. In questo modo la banca potrà riportare il Cet1 ratio phased in sopra il 12% (al 10,7% quello Fully phased).

La previsione del pareggio di bilancio è spostata al 2022 e il ritorno all’utile nel 2023, e comporterà anche tagli alla forza lavoro (prevista una fuoriuscita di 2.670 addetti a tempo pieno) e un ammanco di capitale di 1,5 miliardi pre-aumento legato all’emergenza sanitaria.

Esposto in Consob di Bluebell partners

Secondo quanto riporta MF ci sarebbe anche da risolvere una criticità sul fronte dell’azionariato di minoranza. Giuseppe Bivona, fondatore di Bluebell Partners, avrebbe inviato un esposto alla Consob (e per conoscenza alla Procura Generale di Roma, di Siena, alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e alla Commissione finanze di Camera e Senato), chiedendo  all'Authority di obbligare la banca a «trasmettere senza indugio al mercato la presentazione del Piano Strategico 2021-2025». Nella lettera si sottolinea anche che «Mps avrebbe attivato una virtual data room ad esclusivo uso del Mef e dei suoi advisor legali e finanziari in quella che rappresenterebbe una pacifica violazione del principio della parità informativa di tutti gli azionisti (art 92 Tuf)».

Analisti fiduciosi, Equita ipotizza il delisting

Per gli analisti di Equita Sim (rating hold con tp 1,6 euro), «sebbene non siano ancora definite le modalità di rafforzamento patrimoniale» lo scenario più probabile è una ricapitalizzazione da 2,5 miliardi. «Considerando oneri di ristrutturazione di circa 1,5 miliardi e un P/TE (ossia il rapporto tra il prezzo delle azioni e il “tangible equity”, ndr.) post aumento di capitale in area 0.35x, questo implicherebbe un valore pre money della banca sostanzialmente nullo e un contestuale downside >30% sul prezzo post aumento di capitale». Gli esperti puntano l’attenzione sugli “azionisti del Mef” (dal 2 dicembre il ministero delle Finanze è sceso dal 68 al 64% di Mps) «che ci attendiamo non sottoscrivano proquota il rafforzamento patrimoniale aprendo così la strada al delisting dell’istituto». Anche Intesa Sanpaolo conferma rating hold segnalando come i principali elementi del business plan siano in linea con le recenti indicazioni di stampa.

Entro il 31 gennaio 2021 il cda di Mps dovrà predisporre nel dettaglio il capital plan da inviare alla Bce. Il piano dovrà essere approvato da DgComp (direzione generale della Concorrenza) della Commissione Ue. Quest’ultimo potrebbe esprimersi già nei primi mesi del 2021.

Ipotesi aggregazione ancora sul tavolo ma tempi più lunghi

Sul fronte delle potenziali aggregazioni, intanto, secondo quanto riporta una fonte governativa, il Tesoro (al lavoro sul processo di ri-privatizzazione) conta di avviare a gennaio il percorso che porti alla definizione di un accordo, mentre un deal entro tale data sarebbe impossibile da definire. I colloqui con Unicredit possono proseguire anche con l'Ad Mustier dimissionario ma sarà determinante l'apporto di capitale pubblico nel colmare il gap, spiegano fonti vicine alla trattativa.

Si consolida, dunque, l’ipotesi del rafforzamento patrimoniale con la possibilità di conversione delle Dta in crediti fiscali in caso di aggregazione (fino a 2,5 miliardi) al fine di facilitare una business combination.

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