Mps, accordo vicino tra Unicredit e Tesoro. Accelerazione attesa dopo le elezioni


Il Ministero del Tesoro sarebbe vicino all’accordo per la vendita di parti di Mps secondo fonti della Reuters, ma la svolta potrebbe arrivare dopo le elezioni, con l’annuncio ufficiale del governo.


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Accordo vicino tra Unicredit e Tesoro?

L’accordo tra il Ministero del Tesoro e Unicredit per la vendita di parti di Monte di Paschi di Siena potrebbe essere annunciato presto. L’indiscrezione è stata diffusa dall’agenzia Reuters nelle scorse ore, citando proprie fonti vicine al dossier.

Secondo quanto diffuso dall’agenzia, le parti devono ancora trovare un accordo su una serie di cifre relative ai termini finali dell’accordo, mentre il Tesoro dovrà superare i dubbi dell’Unione europea circa la conformità dell’operazione alle regole sugli aiuti di stato alle banche.

Le trattative avrebbero avuto un rallentamento in vista delle elezioni del 3 e 4 ottobre che si terranno a Siena dopo che il seggio alla Camera è rimasto vacante a causa delle dimissioni di Pier Carlo Padoan, decise per diventare presidente del cda di Unicredit.

Inoltre, la cifra messa da parte dal governo per la ricapitalizzazione di Mps, pari a 1,5 miliardi di euro, potrebbe risultare superiore a quanto necessario, secondo le fonti della Reuters, anche se queste hanno aggiunto che ancora è presto per avere una cifra definitiva.

La trattativa potrebbe accelerare dopo la tornata elettorale che coinvolge anche molti dei più importanti comuni italiani come Roma, Milano, Napoli e Torino.

Una campagna elettorale già ‘calda’ visto le possibili conseguenze sul governo che potrebbero arrivare dal voto, ha visto la vicenda Mps al centro delle polemiche, con la Lega che definiva un errore la vendita della banca attiva più antica del mondo, mentre i lavoratori di Mps hanno scioperato per sostenere le richieste dei sindacati di avere un ruolo nelle trattative.

La politica di Unicredit sulle filiali

L’acquisizione di Mps potrebbe rappresentare l’azzeramento delle scelte effettuate dal precedente amministratore delegato, Jean-Pierre Mustier, concentrate sulla riduzione degli sportelli Unicredit.

La banca di Piazza Gae Aulenti acquisirebbe 3.647 filiali, corrispondenti a quante ne aveva più o meno nel 2015 (3.729).

Tra i vantaggi dell’aumento del numero degli sportelli ci sarebbe quello di avere maggiori clienti, quasi quattro milioni in più per un totale di 11,4 milioni, avvicinando così Intesa Sanpaolo dopo l’assorbimento di Ubi Banca (14,7 milioni).

I dati sono stati elaborati dalla società di consulenza Excellence Consulting sulla base dei dati di bilancio a disposizione nel 2015 e nel 2020, senza considerare eventuali cessioni che potrebbero essere decise dopo l’operazione.

In questo modo, Unicredit proseguirebbe nella sua strategia di rincorrere Intesa Sanpaolo. “La crescita per acquisizioni “si è dimostrata in realtà l'unico modo per le banche per diventare decisamente più grandi”, spiega Maurizio Primanni, amministratore delegato di Excellence Consulting

“I dati sono lì a dimostrarlo: con Ubi e le due banche venete, Intesa ha accresciuto i clienti da 11,1 a 14,7 milioni di unità; Crédit Agricole è passata da 3,5 a 4,6 milioni grazie a diverse progressive acquisizioni; con l'acquisizione di 486 sportelli e 134 punti operativi ex Ubi da Intesa, Bper passerà nel 2021 da 2,7 milioni a circa 4,1 milioni di clienti”, aggiunge l’esperto.

Per quanto riguarda la redditività, dal 2015 al 2020 i ricavi complessivi degli istituti presi in considerazione si sono ridotti da 45,2 a 40,7 miliardi, con un meno 2 per cento medio annuo.

La situazione, però, è molto variegata, in quanto alcune banche come Intesa, Crédit Agricole e Bper hanno al contrario messo a segno una crescita dei ricavi. Si tratta, però, “degli istituti che hanno realizzato processi di acquisizione di altre banche”, concludeva Primanni.

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