Mps affonda ancora: nuovo record storico


Il titolo della banca sta cedendo oltre il 57% da inizio 2022, indebolito dalle incertezze sul futuro aumento di capitale da 2,5 miliardi che potrebbe essere “scindibile” secondo le ultime indiscrezioni.


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Vendite su Mps

Inizio di settimana in profondo rosso per Monte dei Paschi di Siena a Piazza Affari, ancora ai minimi storici.

Le azioni della banca in attività più antica del mondo cedono subito oltre il 4% nella seduta odierna, scendendo così a 0,38 euro

Si aggrava, dunque, il bilancio del titolo da inizio anno, visto il -57% messo a segno dallo scorso gennaio.

Aucap scindibile

Nel weekend La Repubblica scrive che l’aumento di capitale potrebbe essere “scindibile”, a differenza di quanto ipotizzato a luglio.

L’indicazione sarebbe presente nella relazione per l’assemblea del prossimo 15 settembre chiamata ad approvare un’operazione da 2,5 miliardi, dunque da realizzarsi in più fasi.

La banca senese “intende finalizzare l’aumento di capitale entro la fine dell’anno”, ricordano da WebSim, i cui esperti non coprono Mps con la ricerca di analisti fondamentale, ma mantengono il titolo nel portafoglio ‘short’ raccomandato.

Le ipotesi per l’operazione

L’aumento di capitale “dovrebbe partire a fine ottobre e concludersi entro il 12 novembre, come dichiarato in Commissione banche dall’ad di Mps Luigi Lovaglio” lo scorso 12 luglio, ricordano da Equita Sim.

In quell’occasione, però, Lovaglio parlava di aumento “inscindibile e a condizioni di mercato”,

Secondo La Repubblica, lo scenario sarebbe mutato rispetto a quell’occasione e gli scenari per il futuro della banca sarebbero due.

Una prima ipotesi implica che dopo i primi 1,6 miliardi da versare entro il 12 novembre, potrebbero esserci successive iniezioni di fondi privati, sperando in un ‘cavaliere bianco’ pronto a soccorrere Mps, dopo il fallimento dell’operazione con Unicredit.

L’orizzonte, però, sembra privo di soggetti pronti a sborsare soldi per la banca, al punto che il governo di Mario Draghi aveva ottenuto la proroga biennale dalla Commissione europea.

Il secondo scenario mette in conto che le attuali condizioni macro e di mercato potrebbero far snobbare l’operazione da parte del 36% degli azionisti privati, molti al dettaglio, con le banche firmatarie del consorzio garante pronte ad aprirsi a più opzioni, per “evitare eccessivi accolli di inoptato”, spiega La Repubblica, ricordando il recente caso di Saipem.

I nomi citati dal quotidiano comprendono dai primi quattro joint global coordinator Bofa, Citigroup, Credit Suisse, Mediobanca, ai quattro joint bookrunners Santander, Barclays Ireland, SocGen, Stifel.

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