Mps, al vaglio progetti di fusione. Banco Bpm osservato speciale


Secondo l’agenzia Reuters, Mps, partecipata al 68% dal Mef, starebbe valutando una fusione con altri istituti. Intanto il Tesoro, impegnato a privatizzare la banca entro il 2021, è al lavoro su un Dpcm per regolare l’uscita da Siena. Né il ministero né Mps hanno commentato i rumors.


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Banca Mps ancora al centro della scena dopo la bad bank con Amco

Banca Monte dei Paschi ancora al centro della scena nei movimenti sul fronte bancario italiano. Secondo quanto riportato ieri da Reuters, la banca avrebbe al vaglio progetti di fusione con altri istituti, compreso il Banco popolare di Milano, mentre il Tesoro sarebbe al lavoro su un decreto per regolare l’uscita da Siena.

L’agenzia cita due fonti vicine al dossier il giorno stesso in cui Mps approva il progetto di scissione parziale in favore di Amco di crediti deteriorati per oltre 8 miliardi di euro lordi. Inizia così a definirsi lo schema ipotizzato dagli analisti: l’istituto senese si prepara a uno scenario di M&A.

Ieri il titolo, dopo un’iniziale sprint sulla scia della notizia di creazione della bad bank si è riportato in parità a metà mattina, per chiudere in rosso del 2,41% insieme a tutto il comparto bancario. Anche Banco Bpm ha lasciato sul parterre il 2,46%.

Il Mef privatizzerà la banca entro il 2021

Nel 2017 il salvataggio di Rocca Salimbeni aveva portato in dote al ministero delle Finanze italiano una partecipazione del 68%. All’epoca il Tesoro si era impegnato con le autorità europee a privatizzare la banca entro la fine del 2021 e da lì l’avvio di colloqui iniziali con altri istituti. Ieri una delle fonti avrebbe dichiarato che «una potenziale integrazione tra le due banche» è stata al centro di un colloquio tra l’amministratore delegato del Banco Bpm, Giuseppe Castagna, e la presidente di Mps Patrizia Grieco. Secondo una seconda fonte vicina al dossier, Mps avrebbe già avviato lo screening dei possibili interessati. La scelta iniziale potrebbe cadere su Bpm in quanto è l'unica, tra le prime sei banche italiane, a non essere coinvolta in alcuna potenziale operazione.

Né il ministero né Mps hanno commentato i rumors. Sempre stando a quanto riferisce l’agenzia, il decreto in via di preparazione (un Dpcm) autorizzerebbe il Tesoro «a procedere alle operazioni straordinarie» necessarie a dismettere la quota in Mps. La cessione «potrà essere effettuata in una o più fasi», tramite un’offerta pubblica di vendita rivolta a investitori retail italiani, compresi i dipendenti di Mps, o istituzionali. Tra le modalità in esame, il decreto cita anche trattative dirette o operazioni straordinarie, incluse fusioni. Il Tesoro non avrebbe preso in considerazione nessuna ipotesi.

Ubi si ritira dalla prima linea

In passato si era ventilata l’ipotesi di un matrimonio combinato di Mps con Ubi Banca, ma l’Ops di Intesa Sanpaolo sull’istituto bresciano-bergamasco ha spostato le pedine delle integrazioni bancarie sulla scacchiera italiana e fatto emergere nuovi attori. A proposito di Ubi, ieri a Brescia si è riunita l'assemblea del Sindacato azionisti. Fonti vicine giudicano «lineare e coeso» il clima dell'incontro, ma un’eventuale presa di posizione sull'ops arriverà a valle del cda di Ubi chiamato a esprimersi sulla congruità della proposta di Intesa tra giovedì e venerdì.

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