Mps-Amco, via libera alla bad bank

30/06/2020 11:15
Mps-Amco, via libera alla bad bank

Ieri sera è arrivato il via libera: Mps cederà un portafoglio di crediti deteriorati ad Amco, la controllata del Mef attiva nell’asset management. L’operazione porterà a un miglioramento del profilo di rischio della banca senese con un rapporto sofferenze/impieghi che passa dal 12,4% al 4,3%. L’operazione è stata salutata con entusiasmo dalla Borsa. Il titolo Mps ha aperto la seduta in netto rialzo dell’1,86% per poi attestarsi sopra la parità a metà mattina.

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Mps cederà un portafoglio di 8 miliardi di crediti deteriorati alla controllata del Tesoro

Ieri sera è arrivato il via libera alla bad bank: Banca Monte dei Paschi (partecipata al 68,24% dal Tesoro), cederà un portafoglio per un valore lordo di 8 miliardi di euro di crediti deteriorati ad Amco, la controllata del ministero delle Finanze (Mef) attiva nell'asset management. Il deal prevede la «scissione parziale non proporzionale con opzione asimmetrica da parte di Mps in favore di Amco di un compendio composto da crediti deteriorati (Npe), attività fiscali (Dta), altre attività, debito finanziario, altre passività e patrimonio netto», si legge in una nota. L'operazione dovrebbe essere avviata entro dicembre e porterà a un miglioramento del profilo di rischio, con un rapporto sofferenze/impieghi che passa dal 12,4% al 4,3%, ossia inferiore alla soglia del 5% indicata dalla European banking authority (Eba).

Oltre al miglioramento del profilo di rischio, l’operazione comporterà una riduzione dei ratio patrimoniali con il Cet1 fully loaded che passa dal 12,7% all'11,1%. Ciò favorirà un recupero di redditività della banca, grazie al minor costo del credito e al miglioramento del costo del funding.

I tempi della scissione

Una volta ottenuto l’ok della Banca centrale europea all'operazione, il progetto di scissione tra Mps e Amco passerà al voto delle assemblee straordinarie dei due gruppi chiamate a deliberare entro settembre (devono essere passati almeno 30 giorni dal via libera Bce). L’obiettivo è quello di stipulare l'atto di scissione entro il 15 novembre, perché l’operazione possa avere efficacia a decorrere dal primo dicembre 2020.

L’operazione prevede l’emissione di nuove azioni Amco da assegnare agli azionisti Mps secondo un rapporto 0,4 azioni Amco per ogni azione Mps oggetto di annullamento (in quanto conferita nel compendio). Il criterio di distribuzione prevede che il Mef contribuisca al 90% al patrimonio di Mps trasferito nel compendio, in cambio di azioni Amco.

La scissione prevede anche un’opzione asimmetrica in base a cui ai soci di minoranza di Mps (tra cui Generali e Mps stessa per le azioni proprie) non saranno assegnate quote di Amco, di conseguenza vedranno aumentare proporzionalmente la loro partecipazione in Mps. Nel caso in cui tutti gli azionisti di minoranza di Mps esercitassero l'opzione asimmetrica, si legge in una nota, la quota di controllo del Tesoro scenderebbe dall'attuale 68,24% al 63,87% mentre gli azionisti di minoranza salirebbero dal 31,75% al 36,12%.

Il titolo in rialzo a Piazza Affari

L’operazione è stata salutata con entusiasmo dalla Borsa. Il titolo Mps ha aperto la seduta in netto rialzo dell’1,86% scambiato a 1,643 euro anche in previsione di un aumento dell’appeal speculativo dell’istituto di Rocca Salimbeni in un possibile scenario di M&A. L’opzione asimmetrica potrebbe fare gola a gran parte degli azionisti di minoranza che beneficerebbero di una potenziale aggregazione. A metà mattina il titolo è tornato poco sopra la parità (+0,12%).

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