Mps rilancia su Mediobanca: nuova offerta con 750 milioni cash

Il Monte dei Paschi introduce una componente in contanti da 0,9 euro per azione nell’OPS su Mediobanca e rinuncia alla soglia del 66,7%. Con l’adesione già garantita di Delfin e Caltagirone, ora la partita si gioca sugli investitori istituzionali.
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Mercato freddo, titoli in calo
Banca Monte dei Paschi di Siena ha deciso di alzare la posta nella partita per Mediobanca. Con una mossa attesa ma non scontata, il CdA guidato da Luigi Lovaglio ha approvato un rilancio dell’OPS già in corso, introducendo una componente in contanti pari a 0,9 euro per ogni azione Mediobanca, per un esborso complessivo stimato di 750 milioni di euro. La scelta mira a convincere gli investitori più esitanti e ad avvicinare Siena alla soglia cruciale che potrebbe garantirle il controllo di Piazzetta Cuccia.
La revisione dell’offerta porta la valorizzazione implicita di ogni azione Mediobanca a 20,776 euro per azione, ben oltre i livelli di mercato al momento del lancio. Al contempo, Montepaschi ha deciso di rinunciare alla condizione del 66,7% minimo di adesioni, confermando invece come irrinunciabile la soglia del 35%.
Nonostante l’annuncio, la reazione di Borsa non è positiva. In una seduta debole per Piazza Affari, con il Ftse Mib in calo dello 0,8%, le azioni Mps scendono del 2,6% a 7,67 euro, mentre Mediobanca arretra del 2,2% a 20,23 euro. Il mercato sembra dunque scontare più i rischi finanziari e di integrazione che i potenziali benefici industriali.
La mappa dei soci: adesioni sicure e incognite
Il successo dell’operazione si gioca ora sul fronte degli azionisti di Mediobanca. L’adesione è già scontata da parte di Delfin e del gruppo Caltagirone, che insieme detengono circa il 30% del capitale. Una quota significativa, che costituisce la base su cui Siena costruisce le proprie ambizioni.
Più complessa la posizione degli altri soci: le casse previdenziali (Enasarco, Enpam, Cassa Forense), la holding dei Benetton (Edizione), oltre a Unicredit, Amundi e Anima. Questi investitori, che insieme valgono circa il 12% del capitale, si erano astenuti nella scorsa assemblea di Mediobanca, contribuendo di fatto a bloccare il progetto alternativo di acquisizione di Banca Generali. La loro eventuale adesione potrebbe portare il totale delle azioni conferite all’offerta oltre il 40%.
A quel punto, il traguardo del 50% – soglia che garantirebbe il controllo di diritto – diventerebbe raggiungibile, specie se una parte del flottante decidesse di aderire.
Scenari possibili
Il rilancio in contanti è chiaramente pensato per attrarre proprio gli investitori istituzionali, i veri arbitri della partita. Se l’adesione superasse il 50%, Mps avrebbe il pieno controllo di Mediobanca, potendo incidere in maniera determinante sulla governance e liberando le sinergie attese (pari a 700 milioni annui prima delle imposte).
Un’eventuale adesione superiore al 66,7% aprirebbe addirittura la strada a una fusione tra le due banche, creando un polo bancario di dimensione nazionale con forte diversificazione nei settori retail, wealth management, consumer finance e investment banking.
Anche in caso di esito meno ambizioso, con adesioni comprese tra il 35% e il 50%, Mps eserciterebbe comunque un’influenza rilevante su Mediobanca, potrebbe cambiare il management e potrebbe progressivamente aumentare la propria partecipazione fino al 5% l’anno nei tre anni successivi, consolidando nel tempo la propria posizione.
Un’operazione che divide
La mossa di Siena conferma la volontà di giocare d’attacco. Per Lovaglio, si tratta di accelerare la creazione di valore industriale e di dare al Monte una prospettiva di lungo termine che superi le fragilità storiche dell’istituto. Ma i dubbi restano, soprattutto sul fronte della sostenibilità finanziaria e della capacità di integrare due realtà con culture e modelli di business differenti.
L’offerta resta aperta fino all’8 settembre, con eventuale riapertura dei termini tra il 16 e il 22 settembre.
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