Mps rispetta i requisiti della BCE. Nuovi dettagli sulle indagini sull’Opas

L’istituto senese ha annunciato il pieno rispetto delle richieste dell’istituto centrale a seguito della revisione SREP del dicembre 2024, mentre il titolo resta sotto pressione a causa delle indagini in corso verso l’operazione che ha coinvolto Mediobanca.
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Mps e i requisiti BCE
Esame superato per Banca Monte dei Paschi di Siena, risultata in linea con i requisiti patrimoniali stabiliti dalla Banca centrale europea.
L’istituto ha comunicato stamattina di aver ricevuto la decisione finale dell’istituto centrale sulle richieste da rispettare a partire dal 1° dicembre 2025 a seguito della revisione SREP del dicembre 2024.
In particolare, il requisito aggiuntivo di capitale P2R viene ridotto dal 2,50% al 2,20%, mentre la Pillar II Capital Guidance scende dall'1,15% all'1,00%. Il requisito minimo complessivo di CET1 ratio si attesta così al 9,01% (4,50% P1R, 2,20% P2R, 3,27% CBR).
Sulla base dei risultati al 30 settembre 2025, sottolinea Rocca Salimbeni, Mps “conferma un ampio margine rispetto ai nuovi livelli richiesti, con un CET1 fully loaded al 16,9% e un Total Capital ratio al 19,3%, a fronte di un requisito del 13,47%”.
Nuovi dettagli sull’indagine
A Piazza Affari, intanto, le azioni Mps restano sotto pressione dopo la notizia dell’inchiesta della Procura di Milano sulla scalata a Mediobanca che aveva attirato forti vendite sul titolo, pari a circa il 10%. Alla sua quarta seduta consecutiva in rosso, stamattina il titolo cede l’1%, scendendo a 7,836 euro, ai minimi di circa un mese.
In queste ore sono emersi nuovi dettagli sull’indagine della procura di Milano, dai quali emergono le accuse di una scalata di Siena a Piazzetta Cuccia che “non sarebbe stata fatta nell’interesse della banca”.
Come emerso infatti dai contenuti del decreto di perquisizione, il lavoro dei pm milanesi è partito dalla modalità con cui è stata effettuato il terzo collocamento di una quota di Rocca Salimbeni da parte del Tesoro e da lì sono iniziati gli approfondimenti.
L'indagine non riguarda il Mef (“il governo non è interessato a scalare” dicono fonti investigative citate da RadioCor), così come le modalità dell'Abb non costituiscono un'ipotesi di reato perché “non è una gara pubblica”. Da parte del Ministero dell'Economia, è emersa piuttosto “l'intenzione, probabilmente, di voler veicolare la partecipazione di Mps a un determinato destinatario”.
Le stesse fonti definiscono invece un “passaggio rivelatorio” l'esito della successiva assemblea di Mediobanca, nella quale ad agosto scorso i soci bocciano l'operazione su Banca Generali (in cambio della quota del 13% della compagnia Generali in pancia a Piazzetta Cuccia). E anche lì ipotizzano un “concerto”, appunto perché in assemblea quel giorno si esprime “una maggioranza concertata che fa saltare l'Ops su Banca Generali”. È un'assise che, agli occhi degli investigatori, riveste una “grande importanza”, visto che “lì si sono contati”: una sorta di “chiamata a raccolta di tutti quelli che potevano votare contro o astenersi”.
Il ruolo di Lovaglio
Per quanto riguarda il ceo di Mps, Luigi Lovaglio, il manager avrebbe agito come “concorrente esterno” e “facilitatore” dell’operazione, sempre secondo fonti investigative.
Questo perché, in base a quanto emerso finora dalle indagini, il banchiere “non era interessato al controllo” di Mediobanca, né agisce “nell'interesse di Mps”, ma fornisce, secondo la tesi dei pm, “un contributo causale” all'ipotesi di aggiotaggio. Il suo sarebbe, quindi, un presunto “apporto causale alla realizzazione del concerto” assieme a Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri.
Proprio il fatto che l'Opas “non è stata fatta nell'interesse della banca”, fa sì che Rocca Salimbeni non sia indagata in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti.
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