Mps, rosso oltre i 300 milioni impattato dalla fuga dei dipendenti


I risultati dei primi nove mesi 2022 della storica banca hanno evidenziato un calo di 388 milioni rispetto allo scorso anno, ma escludendo i costi derivanti dell’esodo di oltre 4 mila dipendenti risulterebbe positivo per 565 milioni di euro.


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I risultati di Mps

Risultati di nuovo in perdita per Monte dei Paschi di Siena, ma positivi se si escludono i costi di ristrutturazione di personale.

I primi nove mesi del 2022, infatti, hanno visto il bilancio della banca senese tingersi di rosso per 360 milioni, rispetto all’utile di 388 milioni dello stesso periodo del 2021, ma escludendo le spese per gli esodi risulterebbe in positivo di 565 milioni, supportato da un risultato ante imposte per 150 milioni e un impatto positivo dalle tasse pari a 415 milioni.

Cresce a doppia cifra il risultato operativo lordo del periodo, salendo del 13,5% escluso il contributo arrivato dalla cessione di titoli, mentre il margine di interesse cresce del 15,7% su anno e del 12,7% rispetto al trimestre precedente, attestandosi a 1,04 miliardi di euro grazie ad una dinamica positiva dello spread commerciale.

I ricavi al 30 settembre risultano in lieve calo (-0,5%) rispetto allo stesso periodo 2021, con le commissioni nette in discesa a 1,055 miliardi (-5,2%) dovuto alla elevata volatilità di mercato.

Buone notizie dal fronte dei crediti deteriorati proforma, pari a 3,2 miliardi e in calo del 24% su anno dopo la cessione del portafoglio di NPE, portando così l’NPE ratio lordo pro forma al 4% (-100 punti base rispetto al 30 settembre 2021).

Infine, il Common Equity Tier 1 Ratio phased-in si è attestato al 10% dall’11,7% al 30 giugno 2022 e al 12,5% di fine 2021, mentre il Total Capital Ratio è risultato al 13,9% (15,4% al 30 giugno 2022, 16,1% a fine 2021).

L’impatto dell’aumento di capitale

Con il completamento dell’aumento di capitale sono stati “rafforzati significativamente i coefficienti patrimoniali”, spiega la banca nel comunicato, permettendo al Cet1 ratio e un Tier1 ratio pro forma post aucap pari al 15,7% (14,7% fully loaded) e un Total Capital Ratio (Tcr) pari al 19,5%.

L’operazione permette l’inizio di “un nuovo capitolo in una delle banche più antiche al mondo”, sottolineava l’amministratore dell’istituto senese, Luigi Lovaglio, aprendo la conference call con gli analisti di questa mattina, per poi ringraziare tutti gli investitori che hanno creduto in Mps, oltre al team che ha permesso questo risultato.

A Piazza Affari, intanto, l’apertura di seduta post conti vedeva il titolo Mps arrivare a guadagnare oltre il 2%, per poi virare bruscamente in negativo dopo circa mezz’ora, a 1,796 euro per azione.

Fuga da Mps

Nei coefficienti patrimoniali pro forma sono già scontati la contabilizzazione dei costi di ristrutturazione destinati all’esodo volontario di personale, arrivato a superare le 4 mila risorse.

Numeri che rappresentano il “20% dell’attuale forza lavoro” che “lascerà l’istituto a partire da dicembre”, spiegava Lovaglio agli analisti, aggiungendo che “si tratta di circa il 25% del personale che lavora in sede”.

“Abbiamo lavorato a un piano commerciale importante in vista di queste uscite e non prevediamo quindi alcun impatto negativo sui nostri clienti”, aggiungeva l’ad

Anche dai sindacati di Mps si conferma in una nota congiunta l’esodo di un totale di 4,125 addetti sugli oltre 21 mila totali, aggiungendo di essere impegnati ora “per la ricerca delle migliori tutele e garanzie per le lavoratrici e lavoratori interessati dalla complessa e difficile fase di riorganizzazione e dalle operazioni di integrazione delle Società del Gruppo”.

Previsioni sul target e dividendo

Parlando agli analisti, Lovaglio ha dichiarato di prevedere il raggiungimento in anticipo dei target del piano industriale di MPS, con un utile pre tasse di 700 milioni.

Inoltre, Lovaglio ha spiegato che sarebbe già possibile la distribuzione di dividendi sull’utile 2022 se “non saranno imposti paletti da parte della normativa”.

La banca, infatti, è “in grado di affrontare il peggioramento dello scenario economico” concludeva il manager, aggiungendo di non vedere “segnali di deterioramento del credito”.

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