Mps, sotto indagine la vendita di azioni da parte del Mef

L’operazione, gestita da Banca Akros, avrebbe volutamente escluso UniCredit e si sarebbe distinta dalle vendite precedenti per aver coinvolto un numero limitato di interessati.
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Mps sotto indagine
Riflettori accesi su Banca Monte dei Paschi di Siena da parte della Procura di Milano in merito alla vendita di azioni dell’istituto senese effettuata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) dello scorso novembre a cui aveva partecipato un gruppo circoscritto di soggetti collegati in altre operazioni o presenti nel capitale di altre realtà bancarie.
La vicenda riguarda la cessione di una quota del 15% del capitale di Mps per un corrispettivo di 1,1 miliardi a cui hanno partecipato Banco Bpm, che ha rilevato il 5% del capitale, Anima Holding (3%) e l’asse imprenditoriale formato da Delfin (famiglia Del Vecchio) e dal gruppo Caltagirone, con entrambi che hanno acquisito il 3,5% della banca.
Le indagini sono portate avanti dalla Procura insieme al nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza che nei giorni scorsi ha effettuato acquisizioni documentali presso gli uffici di Banca Akros, che ha gestito l’operazione e che fa capo a Banco BPM, non una vera e propria perquisizione, per raccogliere elementi utili all'inchiesta.
Le accuse
Le connotazioni dell'operazione ed i soggetti coinvolti, legati da interesse convergenti o presenti in contemporanea nel captale di atre realtà come Mediobanca e Generali, fanno pensare ad una "azione di concerto" fra i soggetti interessati, che alimenta il sospetto di aggiramento delle regole di trasparenza e di turbativa dell'equilibrio del mercato, con il fumus di aggiotaggio ed altri reati finanziari.
I magistrati vogliono verificare se a partecipare alla procedura furono solo i 4 vincitori e se il prezzo offerto fosse identico per tutti e quattro con un premio del 5% sulle quotazioni, che poi diventò quello ufficiale comunicato dal Mef a 5,7 euro al titolo.
Secondo quanto scriveva il Financial Times lo scorso 16 dicembre, UniCredit avrebbe voluto comprare all’asta fino al 10% di Mps ma non sarebbe stata coinvolta. Inoltre, secondo il media sarebbero stati esclusi anche i bookrunners internazionali UBS e Jefferies per lasciare tutto in mano alla piccola banca del gruppo Banco Bpm.
Queste circostanze erano state smentite dal Tesoro: “Il dipartimento dell’Economia ha gestito tutte le procedure in modo impeccabile, trasparente e in modalità similari alle due volte precedenti coinvolgendo i due advisor UBS e Jefferies”. Per queste ragioni “ogni ricostruzione contenuta, in particolare, nell’articolo pubblicato oggi dal Financial Times è da ritenersi infondata”.
Per La Repubblica qualche differenza rispetto alle le due precedenti occasioni di vendita è emersa: il primo 25% ceduto a novembre 2023 per oltre 900 milioni (2,92 euro per azione), fu acquistato da decine di fondi diversi in maggioranza stranieri. Analogo copione per la seconda tranche: un 12,5% è finito a circa un centinaio di compratori alla fine di marzo 2024 con i fondi italiani che si sono aggiudicati solo il 10% delle azioni offerte. Nel terzo caso invece solo quattro compratori. Circostanza su cui la procura di Milano ora vuole fare chiarezza.
UniCredit smentisce, Banca Akros si difende
Intanto, UniCredit ha smentito di aver presentato alcun esposto alla Procura sulla vicenda, “né ha presentato alcun esposto in relazione a Delfin e Caltagirone".
Arrivata questa mattina la difesa di Banca Akros, ribadendo in una nota che, “nel proprio ruolo di global coordinator e bookrunner della procedura, ha condotto la stessa in modo corretto e trasparente, nel pieno rispetto delle norme e delle prassi che regolano tali operazioni, con la partecipazione di centinaia di investitori istituzionali, tramite piattaforma informatica”.
“Tutti gli ordini pervenuti sono stati raccolti, registrati e processati allo stesso modo, il tutto nei tempi consueti previsti per questo tipo di operazioni”, aggiunge il broker.
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