Mps, spunta ipotesi aumento di capitale per coprire le cause legali
Indiscrezione dei media ipotizzano un aumento di capitale di Mps che permetterà di coprire il rischio derivato dalle cause legali ancora pendenti. L’operazione permetterebbe a Unicredit di non dover affrontare il rischio della responsabilità in solido di tali cause, favorendo così la conclusione dell’accordo con il Mef per la cessione della banca senese.
Mef al lavoro per aumento di capitale
Passate le elezioni, il futuro di Monte dei Paschi di Siena continua ad essere al centro delle attenzioni dei mercati, in attesa dell’accordo tra il Ministero del Tesoro e Unicredit.
Anche in caso di accordo tra Mef e l’istituto di Piazza Gae Aulenti, infatti, sul futuro della banca senese resta la questione della neutralità patrimoniale, con i costi e la responsabilità dei rischi legali ancora da affrontare.
Sul bilancio di Mps pesano ancora 6,4 miliardi di cause legali, tra rischi di soccombenza (cause perse) definita “probabile”, oltre i 2 miliardi, e quelli a rischio “remoto” (1,6 miliardi), a cui si aggiungono altri per richieste stragiudiziali.
Per far fronte a questa montagna di rischi, il Tesoro starebbe valutando un aumento di capitale da tre miliardi di euro, secondo quanto diffuso in queste ore da Mf.
L’operazione vedrebbe la separazione dei costi delle cause legali, fatte confluire in una newco da ricapitalizzare dagli attuali soci della banca, mettendo Unicredit fuori dal rischio della responsabilità in solido.
Complessivamente, l’operazione dovrebbe costare intorno a 1,5 miliardi di euro, mentre ulteriori risorse serviranno probabilmente per coprire una parte degli oneri di ristrutturazione legati agli esodi.
Quanto recuperato dall’aumento di capitale verrebbe utilizzato solo in parte per i costi della nuova operazione di de-risking da circa 8 miliardi. Tale cifra, infatti, sarà destinata ad essere acquisita da Amco, la quale dovrebbe rilevare ampia parte dei crediti a un prezzo vicino al valore del libro, facendo emergere un fabbisogno inferiore al miliardo di euro.
La trattativa tra Mef e Unicredit
Nel frattempo, continuano le trattative tra il Ministero del Tesoro e Unicredit per l’acquisizione di Mps e il 27 ottobre potrebbe essere la data in cui potrebbero arrivare importanti novità.
Per quella data, infatti, è prevista la riunione del consiglio di amministrazione di Unicredit che dovrà approvare i risultati del terzo trimestre e il board potrebbe approfittare della situazione per annunciare lo schema di accordo con il Tesoro, primo azionista di Mps con il 64,2%.
In questo modo, il Ceo Andrea Orcel potrebbe far approvare il pre-accordo dal cda, per poi proseguire le trattative fino al closing finale da comprendere nel nuovo piano industriale unico da presentare entro fine dicembre.
Questo schema permetterebbe a Unicredit di beneficiare contabilmente di 2,2 miliardi di euro sotto forma di Dta (Deferred tax asset) post acquisizione.
Il marchio Mps
Tra le trattative resta il nodo del brand Mps, banca più antica in attività al mondo, ma che sembra non interessare a Unicredit e addirittura considerato “un disvalore e non un valore”.
Smentita l’ipotesi che coinvolgeva Invitalia, l’unica opzione ancora sul tavolo è quella di restare di proprietà del Tesoro come marchio della bad bank a garanzia delle cause legali ancora pendenti su Rocca Salimbeni, per poi farlo decadere al termine delle risoluzioni dei contenziosi.
La nuova struttura
In attesa di novità, Mps ha annunciato l’unificazione in un’unica struttura organizzativa i mercati Private Banking e Corporate con lo scopo di incrementare le sinergie tra i due business.
Da questa unione nascerà Business Imprese e Private Banking, con lo scopo di rispondere alle esigenze del cliente private che intende essere affiancato nei propri progetti personali e imprenditoriali, con servizi specialistici e consulenziali.
Mps ha annunciato che la nuova struttura sarà guidata da Maurizio Bai, a cui rispondono il mercato Private Banking, affidato a Francesco Rossi, il mercato Pmi e Small Business di cui è responsabile Devis Pezzino e i Grandi Gruppi con a capo Carmelo Giansiracusa.
La struttura gestirà 400 risorse, 48 centri Private e 5 centri family office su tutto il territorio nazionale e a fine giugno aveva raccolto 19,3 miliardi di euro, cifra superiore alla precedente di 18,1 miliardi raggiunti un anno prima.
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