Mps, “truffa ai danni dello Stato” con il salvataggio del 2017 secondo giudice

I nuovi guai giudiziari per Banca Monte dei Paschi di Siena sono legati alla vicenda dei crediti deteriorati venduti negli anni scorsi che avrebbe influito sul salvataggio dell’istituto senese.

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Nuovi guai per Mps

Proseguono i guai giudiziari di Banca Monte dei Paschi di Siena, in particolare per quanto riguarda la vicenda dei crediti deteriorati della banca in attività più antica del mondo collegata al suo salvataggio da parte dello Stato. Ieri la gip Teresa De Pascale ha disposto l'imputazione coatta per cinque persone tra cui l'ex ad Marco Morelli e gli ex presidenti Alessandro Falciai e Stefania Bariatti per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato in merito ai bilanci 2016 e 2017. Obbligata anche la loro iscrizione per truffa aggravata, insieme a quella dell’ex dirigente Nicola Clarelli.

Tra le buone notizie per l’istituto di Siena c’è la dichiarazione di archiviazione per prescrizione per alcune contestazioni mosse ad Alessandro Profumo, Fabrizio Viola e Paolo Salvatori, tra gli imputati in udienza preliminare per un altro filo sui ‘non performing loans’ (Npl) della banca.

A Piazza Affari, intanto, il titolo Mps apriva la seduta con un calo del 3% nei primi minuti di contrattazione, per poi ridurre le perdite all’1,30% dove è sceso ad un minimo di 4,904 euro.

Le accuse

Le vicende risalgono a tre anni fa quando a seguito di una maxi perizia disposta dall’allora gip Guido Salvini era emerso che tra il 2012 e il 2015 la banca non avrebbe contabilizzato tempestivamente nei propri bilanci rettifiche su crediti per complessivi 11,42 miliardi di euro.

Gli allora pm Giovanna Calalleri e Roberto Fontana (ora al Csm) nel 2021 decisero poi di estendere le indagini fino al 2017 che, quindi, portarono a nuovi indagati accanto a Viola, Profumo e Salvadori: si trattava di Tononi, Falciai, Bariatti e gli ex manager Daniele Bigi, Arturo Betunio e Nicola Clarelli, che erano preposti “alla redazione dei documenti contabili societari” dell'istituto di credito senese.

Il provvedimento “porterà a celebrare una ulteriore fase processuale del tutto inutile”, secondo l’avvocato Giuseppe Iannaccone, in quanto “la Procura di Milano ha già accertato la perfetta buona fede dei miei assistiti, che hanno rispettato tutti gli obblighi di corretta redazione dei bilanci, nell'interesse di Mps, dei suoi azionisti ed anche dello Stato italiano”.

Sotto accusa il salvataggio dello Stato

Nella vicenda giudiziaria entra anche il salvataggio pubblico della banca, che secondo De Pascale potrebbe trattarsi di “truffa ai danni dello Stato”. Per la gip, “merita menzione il profilo sollevato ed in alcun modo investigato dalla Procura, inerente alla denunciata truffa ai danni dello Stato per i 5,4 miliardi di ricapitalizzazione erogati dallo Stato in favore di Mps nell'agosto 2017” in quanto, a dire dell'esposto, “i falsi in bilancio avrebbero occultato lo stato di insolvenza della banca, che sarebbe stato ostativo all'erogazione degli aiuti di Stato”.

A questo proposito De Pascale chiede nuove indagini da chiudere in sei mesi e poi ordina le iscrizioni per l'ex management (anche di Betunio per i bilanci fino al 30 settembre 2016) che otto anni fa era “stato chiamato a sostituire il precedente vertice proprio per far fronte alla situazione fortemente critica e potenzialmente letale per Mps”.

Secondo la gip, il management dell’istituto “necessariamente doveva essere a conoscenza delle precedenti false contabilizzazioni che non ha di certo provveduto a rilevare e far emergere, anzi ha continuato ad operare correttivi e rettifiche al ribasso, recependo sì formalmente le obiezioni e le criticità rilevate dagli esiti delle ispezioni, ma di fatto continuando a rappresentare una situazione economico-patrimoniale non rispondente al vero”. Quanto alle archiviazioni per prescrizione il riferimento è agli anni 2012-2014.

Il salvataggio di Mps da parte dello Stato “non sarebbe potuto avvenire qualora fosse evidente una situazione di insolvenza”, sintetizzano gli analisti di Equita Sim, i quali mantengono il rating ‘hold’ sul titolo, con prezzo obiettivo a 5 euro, evidenziando come rimanga “incertezza in merito alle tempistiche processuali”.

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