Mps, via libera dal governo all’Ops su Mediobanca

L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni rinuncia all’esercizio del golden power sull’offerta lanciata dalla banca senese su Piazza Media, confermando così il suo obiettivo di creare un terzo polo bancario incentrato sull’istituto senese.
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Luce verde per Mps su Mediobanca
Strada spianata dal Governo a Banca Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. L’esecutivo ha deciso il non esercizio dei poteri speciali, il cosiddetto golden power, sull’Offerta Pubblica di Acquisto sulla totalità delle azioni ordinarie di Piazzetta Cuccia.
L’annuncio è stato fatto dalla banca senese questa mattina tramite comunicato pubblicato prima dell’apertura ufficiale di Piazza Affari e nei primi minuti di scambi le azioni Mps salgono di oltre il 3%, a 6,38 euro, in linea con l’andamento positivo del FTSE MIB (+2%).
Si conferma, dunque, la strategia del Governo guidato da Giorgia Meloni finalizzata a costruire il terzo polo bancario intorno proprio una Mps risanata e privatizzata, mentre UniCredit prosegue con la sua operazione su Banco Bpm
Si avvicina l’assemblea
Intanto, è partito il conto alla rovescia per l’assemblea straordinaria di Mps in agenda per giovedì 17 aprile, nella quale i soci saranno chiamati a votare l’attribuzione al consiglio di amministrazione della facoltà di aumentare il capitale sociale (in una o più volte) a servizio dell’ops su Mediobanca.
Il Ceo di Siena, Luigi Lovaglio, punta a chiudere l’operazione entro luglio ma fondamentali saranno le adesioni degli azionisti alla mossa su Piazzetta Cuccia.
Nei giorni scorsi è emersa la divisione tra i proxy delle raccomandazioni circa l’aumento di capitale, con Institutional Shareholder Services (Iss) che aveva raccomandato il voto contrario, mentre a favore si era espressa Glass Lewis. Parere favorevole per Davide Serra, numero uno di Algebris, oltre a Pimco.
L’elenco dei contrari era stato aumentato da altri tre azionisti internazionali che complessivamente non arrivano allo 0,5%: State Board of Administration Florida, Calvert (gruppo Morgan Stanley) e New York City Controller.
L'operazione dovrebbe avere il voto a favore del Mef, Delfin, Caltagirone, fondazioni e casse di previdenza.
Gli incerti
Chi ancora non si è espresso sono i possessori di quote più importanti quali Vanguard (3%), Dimension Fund Advisors (3%), Norges Bank (2,9%), BlackRock (1,8%), Allianz (1,58%), Crédit Agricole (0,65%) e Janus Henderson (0,6%).
Incerta ancora la posizione di Banco Bpm e Anima, entrati con l'ultimo collocamento del Tesoro e oggi intorno al 9% circa.
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