Multipli di mercato per calcolare il valore di una società


I multipli di mercato sono indicatori che mettono in relazione una variabile di mercato con il rispettivo fondamentale di una società. Un modo rapido per permettere agli investitori di valutare una società.


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Il metodo di confronto multipli di mercato permette di valutare il valore intrinseco di un’azione ed è per questo tra le tecniche più impiegate per selezionare i titoli da mettere in portafoglio.

Si tratta di indicatori che mettono in relazione una variabile di mercato (prezzo, capitalizzazione) con il rispettivo fondamentale di una società (ricavi, profitti, attivo di bilancio) in modo da mettere facilmente a confronto le società che competono nello stesso settore. È attraverso i multipli che riusciamo a comprendere se un’azione è a buon mercato o se, al contrario, è sopravvalutata.

Tra i multipli più utilizzati dagli investitori ci sono:

  • il rapporto prezzo/Utile (price/earnings, P/E)
  • il rapporto prezzo/flussi di cassa (price/cash flow from operations, P/CFO)
  • il rapporto prezzo/fatturato (price/sales, P/S)
  • il rapporto prezzo/patrimonio netto (price/book value, P/B)

Rapporto Prezzo/Utile P/E

Tra i multipli più diffusi c’è sicuramente il Prezzo/Utile (P/E, price/earnings ratio), dato dal rapporto tra il prezzo di mercato del titolo azionario e l’utile per azione (earnings-per-share, o EPS).

Ad esempio, una società ha un utile di 20 milioni di euro e ha emesso 2 milioni di azioni . Abbiamo un rapporto utile per azione (anche noto come earnings-per-share, o EPS) pari a 10. Se il titolo quota 150 euro, significa che il titolo tratta 15 volte gli utili.

Conviene oppure no comprare le azioni di questa società? In linea teorica, la società con il P/E più basso è la meno cara, dunque la più conveniente, dato che presenta maggiori margini di apprezzamento. D’altro canto, generalmente le società con maggiori tassi di crescita (e quindi più interessanti) presentano spesso rapporti elevati. Inoltre è fondamentale capire la sostenibilità di questi utili nel tempo e la solidità finanziaria della società.

Per ovviare al problema, che riguarda soprattutto titoli di società in robusto sviluppo o di settori non ciclici (utilities, telecom e media) si utilizzano altri indicatori, come il PEG, (price earning growth) il prezzo/utile normalizzato per il tasso atteso di crescita degli utili negli anni successivi. Come spiega Borsa Italiana, “dobbiamo tenere comunque presente che le stime di crescita sono fatte da un analista e che non rappresentano quindi un dato assolutamente oggettivo”.

Il price earning non è l’unico multiplo, anzi spesso non è in grado di fotografare correttamente la reale situazione di una società. Il maggior limite del P/E sta nell’utilizzare come denominatore l’utile netto, il quale può essere soggetto alle politiche di bilancio adottate: le società con politiche di ammortamento anticipato o politiche di ammortamento aggressive fanno registrare un utile più basso rispetto ad altre. Per questo motivo spesso gli analisti parlano di utile netto rettificato dalle voci non ricorrenti.

Rapporto Prezzo/Flusso di cassa P/CFO

Tra i principali multipli, il price-to-cash flow ratio è dato dal rapporto tra capitalizzazione di Borsa e flusso di cassa, o cash flow (e cioè la differenza tra tutte le entrate e le uscite monetarie di una società). Questo rapporto viene generalmente utilizzato per la valutazione di società operanti in settori con considerevoli investimenti iniziali, e quindi caratterizzate da valori rilevanti di ammortamento.

Inoltre il parametro del flusso di cassa viene monitorato anche dalle agenzie di rating, che lo utilizzano per verificare la capacità di una società di superare congiunture sfavorevoli.

Rapporto Prezzo/Fatturato P/S

Il rapporto prezzo/fatturato è il rapporto tra capitalizzazione e fatturato e serve a indicare quante volte il mercato valuta i ricavi totali della società. Questo rapporto è utile per cogliere il valore delle società in fase di start-up, che per i grossi investimenti iniziali ancora non producono utili. Dato che non avrebbe senso calcolare il rapporto Prezzo/Utile, è però interessante comprendere quanto il mercato è disposto a pagare il fatturato.

Rapporto Prezzo/Patrimonio netto P/B

In ultimo, il rapporto tra capitalizzazione di borsa e patrimonio netto della società serve a confrontare il valore di un'azione dato dal mercato con quello espresso dal bilancio societario. È utilizzato per le società di nuova costituzione che ancora non producono utili e per le società con un capitale immobilizzato relativamente limitato, come le società finanziarie e di servizi.

Il multiplo è espresso in numero di volte e, generalmente, un valore inferiore a 1 è segnale di sottovalutazione del titolo, in quanto significa che la capitalizzazione di borsa è inferiore anche al solo ammontare del patrimonio netto, senza contare le eventuali prospettive reddituali.

Per le banche spesso di utilizza il rapporto tra prezzo (capitalizzazione) su tangible book value e non prezzo su book value (ovvero patrimonio netto). Il tangible book value viene definito come il prezzo degli asset (attivi) tangibili (quelli che si toccano con mano) ovvero il valore che la società strapperebbe in caso di liquidazione o falimento, nel momento in cui dovesse vendere tutti i suoi attivi. Un esempio classico è quello del marchio, in caso di fallimento questo varrebbe zero e, normalmente, è un valore intangibile. Al contrario in caso di Opa su una società, il prezzo conterebbe il marchio, la capacità di generare crescita in futuro e non solo le singole attività del gruppo.

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