Nel lusso Ferrari batte anche Lvmh


I tassi di crescita e redditività della Casa di Maranello superano quelli del gruppo francese, leader mondiale del settore. Si spiega così l’alta valutazione del Cavallino. Secondo Rbc Capital entro il 2030 Ferrari raddoppierà i ricavi.


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La soddisfazione di Baillie Gifford, terzo azionista

Ferrari? “Non è un’azienda automobilistica, è un’azienda del lusso che produce automobili”. La più azzeccata definizione della società di Maranello viene da Brian Lume, gestore della società di investimento scozzese  Baillie Gifford (ha sede a Edimburgo), che è il terzo azionista di Ferrari con il 5% del capitale, dietro a Exor e a Piero Ferrari. Con Ferrari che oggi capitalizza 43,2 miliardi di euro, la quota di Baillie Gifford vale circa 2,15 miliardi di euro.

Ad accomunare il Cavallino rampante con marchi come Lvmh, Gucci o Cartier sono la bassa ciclicità del mercato, gli alti margini di redditività e i tassi di crescita elevati. Messe insieme, queste caratteristiche rappresentano la base che giustifica i multipli elevati del lusso e di Ferrari sopra a tutti.

Lo studio di RBC Capital

Fra gli analisti più convinti di Ferrari c’è Tom Narayan di RBC Capital market, che recentemente ha ribadito il giudizio Buy e un target price di 265 euro, che implica una previsione di rialzo del titolo del 18% rispetto alla quotazione di oggi di 223 euro. Oggi la media dei target price degli analisti è 240 euro.

Narayan prevede che entro il 2030 Ferrari raddoppierà i ricavi, che arriveranno a 8,8 miliardi di euro (dai 4,9 miliardi attesi nel 2022), e triplicherà l’Ebit che salirà a 3,3 miliardi dagli attuali 1,2 miliardi.

Ovviamente Narayan non prende neanche in considerazione di paragonare Ferrari a qualsiasi altra azienda del settore automotive, società come General Motors, Ford, o Volkswagen, che hanno margini operativi inferiori al 10%. L’unica eccezione è Tesla con un margine operativo del 17%.

A Maranello crescita e margine operativo da primato

Il consensus degli analisti prevede che il margine operativo (Ebit in percentuale del fatturato) di Ferrari nel 2023 sarà del 26%. Un dato che trova paragoni soltanto con il numero uno mondiale del lusso Lvmh (27,8%), oppure con  Kering, proprietaria di Gucci, che nel 2023  avrà un margine operativo del 28%, o con Richemont (proprietaria di Cartier) attesa al 24%.

La tedesca Porsche, che mira a raggiungere i multipli di Borsa di Ferrari ma è ancora lontana, avrà nel 2023 un margine operativo del 18%. Come mostra la tabella qui sotto, fra Ferrari e Porsche c’è anche una notevole differenza nel tasso di crescita dei ricavi e degli utili. Ed è questo l’elemento che giustifica l’alto multiplo di Ferrari, che vale in Borsa 36,8 volte gli utili previsti nel 2023. Nessuno fra i campioni del lusso viene premiato dal mercato con un multiplo P/E così alto.

IL LUSSO IN CIFRE: CRESCITA E MULTIPLI A CONFRONTO

Elaborazione sulle stime del consensus di Market Screener.

Altissima fedeltà al brand

Nel suo report Narayan ricorda che Ferrari volutamente produce meno auto della domanda del mercato, perseguendo così una politica di esclusività per i suoi clienti che aiuta a sostenere i prezzi. La fedeltà al brand è altissima: secondo quanto afferma la stessa Ferrari, circa il 40% dei suoi clienti possiedono più di una vettura Ferrari. Con una domanda sempre largamente superiore all’offerta, non c’è il rischio che Ferrari soffra per gli effetti negativi della recessione.

L’analista di RBC Capital Market ricorda i piani di Maranello per la transizione verso l’auto elettrica. Ferrari sta realizzando una nuova linea di produzione specifica per i veicoli elettrici. La prima Ferrari elettrica arriverà sul mercato nel 2025. Narayan prevede che nel 2030 Ferrari venderà 20.000 auto (dalle 13.000 del 2022) e di queste solo il 20% avranno un motore termico: il 40% saranno vetture ibride e l’altro 40% totalmente elettriche.

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