Nissan rinuncia al dividendo e il titolo crolla mentre si attendono ancora gli effetti del coronavirus

La società ha comunicato un crollo degli utili pari all’87% ma ancora non sono stati contabilizzati gli effetti del coronavirus
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Nissan ai minimi degli ultimi 10 anni
Forti vendite sul titolo Nissan dopo la diffusione dei dati sugli utili relativi ai primi nove mesi dell’esercizio in corso, in quanto l’anno finanziario in Giappone termina a marzo.
Il titolo Nissan ha chiuso la seduta alla borsa di Tokyo con un calo del 9,64%, con le azioni che sono scese ai minimi degli ultimi 10 anni.
La ‘fuga’ dalle azioni Nissan è arrivata a causa dei pessimi risultati comunicati che hanno visto un crollo degli utili pari all’87% e delle vendite per il 12,5%.
La negativa performance ha portato il board di Nissan a tagliare i suoi obiettivi annuali quando erano passati solo tre mesi dall’ultimo downgrade, con le previsioni sui profitti tagliate a 65 miliardi di yen, mentre le precedenti attese arrivavano a 110 miliardi. Ridotta anche la stima per le vendite, scese a 10.200 miliardi dai precedenti 10.600 miliardi di yen.
A causa dei pessimi risultati, la società non prevede il pagamento dei dividendi. “Voglio esprimere il mio sincero dispiacere agli azionisti per questi risultati più deboli del previsto” si scusava l’amministratore delegato Makoto Uchida.
Si attendono gli effetti del coronavirus sulla società
Sul futuro della società, però, incombe ancora l’effetto coronavirus, in quanto i dati presentati da Uchida non prevedono l’impatto dell’emergenza sanitaria. “Il mercato resta difficile anche a causa del coronavirus”, affermava Uchida.
Nissan aveva sospeso l’attività dei suoi quattro impianti in Cina la cui apertura sarebbe prevista per la prossima settimana, mentre la stessa decisione era stata presa per un impianto in Giappone dopo lo stop alla fornitura di componenti causato dall’epidemia.
Nissan risulta essere particolarmente vulnerabile agli effetti del virus, in quanto “l’Asia rappresenta il suo mercato più grande, con quasi il 30% delle vendite”, spiega il Financial Times.
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