Non c’è pace per First Republic Bank: declassata ancora da S&P


L’agenzia ha nuovamente ridotto la sua fiducia sulla banca regionale e ha avvisato che potrebbe farlo nuovamente in futuro, mentre oggi il titolo crolla di nuovo a Wall Street, dopo l’affondo di venerdì scorso.


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Il declassamento di First Republic Bank

Nuova sforbiciata su First Republic Bank da parte di S&P, la seconda in pochi giorni.

L’agenzia ha ridotto il rating sulla banca americana al centro delle cronache mondiali da ‘BB+’ a ‘B+’, mantenendo l’outlook a ‘Creditwatch Negative’, dopo già solo mercoledì scorso era stato declassato dal precedente ‘A-’.

Se ‘non c’è due senza tre’, da S&P hanno spiegato che il rating di First Republic “rimane in Creditwatch negativo”, quindi “potremmo abbassare ulteriormente il rating se la banca non fosse in grado di dimostrare progressi nella stabilizzazione dei depositi e nel recupero del valore del franchise che, a nostro avviso, sono stati probabilmente erosi”.

Dopo la decisione arrivata ieri da S&P, questa mattina il titolo First Republic cede oltre il 20% nel pre-market US, mostrando così di non essersi ancora ripresa visto il -32% della chiusura di venerdì.

Dubbi sul salvataggio

La scorsa settimana era arrivata la maxi iniezione di liquidità da parte di 11 diversi colossi bancari statunitensi, tra cui JP Morgan Chase, Citigroup e Morgan Stanley, i quali hanno depositato 30 miliardi di dollari complessivi presso First Republic Bank, con la finalità di sostenere la liquidità e ripristinare la fiducia dei depositanti.

“Non consideriamo questa infusione di depositi - che ha una scadenza iniziale di 120 giorni - come una soluzione a lungo termine ai problemi di finanziamento della banca”, spiegano gli analisti di S&P, in quanto “attrarre depositi significativi sarà difficile, limitando la posizione commerciale della banca”.

Anche se la banca “attualmente ha la capacità di far fronte agli impegni finanziari” nel breve, secondo l’agenzia resta “più vulnerabile a condizioni economiche, finanziarie e commerciali avverse” e “potrebbe non risolvere le sostanziali sfide commerciali, di liquidità, di finanziamento e di redditività che riteniamo che la banca si trovi probabilmente ad affrontare” in futuro.

Tra le sfide “sostanziali a lungo termine,” secondo S&P ci sono i clienti più facoltosi, i cui depositi non sono assicurati perché oltre i 250 mila dollari.

Per evitare un terzo declassamento, S&P indica solo due scenari possibili: la banca deve fare “progressi significativi nel ricostruire la sua base di depositi con i tradizionali depositi core business e consumer”.

Declassamento di Fitch

Sempre la scorsa settimana, anche l’agenzia Fitch aveva declassato la banca regionale, portando il suo outlook da ‘A-’ a ‘BB’.

L’agenzia ritiene che il suo profilo di finanziamento e liquidità si sia deteriorato, diventando così il suo “anello debole” rispetto ad altri fattori di rating.

Anche per Fitch resta la debolezza relativa all’ammontare dei depositi non assicurati, quelli oltre i 250 mila dollari, pertanto “i titolari di questi conti potrebbero preoccuparsi e decidere di ritirare il loro denaro, dando il via ad una fuga dalla banca”, e “non è chiaro se l’istituto potrà rispondere a tutte le loro richieste di prelievo contemporaneamente”.

“Questo non solo determina un’elevata percentuale di depositi non assicurati rispetto ai depositi totali, ma comporta anche depositi che possono essere meno solidi in tempi di crisi o di grave stress”, ha spiegato Fitch.

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