Non ci sono più le Ipo di una volta

Uber, Lyft, Pinterest, tutte con il segno meno le Ipo miliardarie di Wall Street. Arrivano sul mercato già troppo care mentre il business non decolla.
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La stagione deludente delle Ipo
Un tempo le Ipo, ovvero lo sbarco in Borsa di nuove società come Amazon, Google, Apple erano occasioni da leccarsi i baffi (ovviamente con il senno di poi). Oggi il mondo è cambiato e le nuove società tech a stelle e strisce arrivano sul mercato già con multipli da favola e con poca crescita davanti.
Ecco come si sono comportate le maggiori Ipo (ovvero collocamenti) Usa. Uber, la società che promette di mandare a casa tutti i taxisti per cambiare totalmente il sistema dei trasporti dalla condivisione dell’auto ai droni che si guidano da sè, fino alle consegne a domicilio, dal due febbraio a oggi lascia sul mercato il 30,75%, portandosi a una capitalizzazione di poco più di 50 miliardi di dollari. Il mercato non sembra ascoltare gli analisti che sul titolo sono super ottimisti con un target price a 50 dollari quando il titolo ne quota 30.
La concorrente Lyft, più specializzata nella condivisione dei viaggi (noi diremmo il classico autostop che diventa digitale), perde il 32%, la società capitalizza 11 miliardi e letteralmente fa impazzire gli analisti che hanno un target price a 70 dollari mentre il titolo viaggia sui 40 dollari.
Le Ipo degne di nota
Si salva in corner solo Pinterest, il famoso social di foto che dal febbraio, arretra dell’1,7%, con i suoi 14 miliardi di capitalizzazione. In questo caso gli analisti non stravedono con un target a 33 dollari mentre il titolo ne capitalizza 26, “solo” il 27% in più.
Per fare qualche esempio Amazon è stata quotata a 5 dollari nel lontano 1997 e oggi quota 1500 dollari. Apple 0,468 oggi 157. Google 96 nel 2004 e oggi vale 1500 dollari.

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