Nuova frenata dell’inflazione in Italia e nell’eurozona a maggio

Nuova frenata dell’inflazione in Italia e nell’eurozona a maggio

I dati di maggio confermano il trend di raffreddamento dei prezzi sia nel nostro paese che in tutta l’eurozona, ma l’obiettivo del 2% fissato dalla Banca centrale europea resta ancora lontano.

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L’inflazione in Italia

Dati confortanti in arrivo dall’Istat dal fronte dei prezzi relativi al mese di maggio. L’istituto di statistica ha infatti confermato questa mattina la stima preliminare sull’inflazione, indicando un aumento dell’inflazione dello 0,3% su base mensile e del 7,6% annuo, un importante rallentamento rispetto al +8,2% di aprile e tornando così ai livelli di marzo.

La frenata dei prezzi arriva grazie al rallentamento su base tendenziale dei “beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,3%) e, in misura minore, di quelli degli alimentari lavorati (da +14% a +13,2%), degli Altri beni (da +5,3% a +5,0%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +5,6%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,9% a +6,7%)”.

Pertanto, l’inflazione di fondo (esclusi energia e alimentari) rallenta soltanto dello 0,20%, portandosi dal precedente 6,2% all’attuale 6%, elemento tenuto particolarmente sotto osservazione dalla Banca centrale europea nelle sue decisioni di politica monetaria.

Questi dati portano l’inflazione acquisita per il 2023, ovvero quella che si avrebbe ipotizzando che l’indice rimanga al medesimo livello di maggio fino alla fine dell’anno, ad essere pari al +5,6% per l’indice generale e a +4,7% per la componente di fondo.

Bene ma non benissimo

Di rallentamento “positivo” parlano dall’Unione nazionale dei consumatori, anche se considerano che il quadro sia da “bene, ma non benissimo”.

“Non c’è da essere entusiasti visto che siamo semplicemente tornati ai livelli di marzo, mentre in tutto il resto d'Europa, salvo l'Olanda, l'inflazione di maggio è più bassa di quella di marzo”, aggiungono dall’associazione.

Rimane alta la conseguenza sulla spesa per le famiglie e “per una coppia con due figli, il +7,6% significa una stangata pari a 2227 euro su base annua, di questi ben 907 servono solo per far fronte ai rincari dell'11,8% di cibo e bevande. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2042 euro, 819 per mangiare e bere. In media per una famiglia la mazzata è di 1704 euro, 665 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con una batosta pari a 2507 euro, 1084 solo per nutrirsi e dissetarsi”, calcolano.

L’inflazione nell’eurozona

Il calo dell’inflazione è confermato anche dai dati relativi all’eurozona diffusi questa mattina e secondo l’Ufficio statistico europeo (Eurostat), il mese scorso i prezzi al consumo hanno segnato un +6,1% su base tendenziale, in linea con le attese degli analisti e in calo rispetto al +7% di aprile.

Su base mensile i prezzi al consumo sono rimasti invariati (+0%), come atteso dal consensus e sotto il +0,6% di aprile.L’inflazione core, depurata dalle componenti più volatili quali cibi freschi, energia, alcool e tabacco, evidenzia una crescita del 5,3% su base annua, in linea con le attese, e si confronta con il +5,6% precedente, mentre la variazione mensile, come atteso, passa al +0,2% (da +1%).Infine, nell’intera Unione europea, l’inflazione cala al 7,1% su base annua (dal +8,1% di aprile) e resta a +0% mentre su mese.

Previsioni BCE

Proprio ieri la Banca centrale europea diffondeva le sue previsioni sull’inflazione, sorprendendo al rialzo, dopo aver alzato nuovamente i tassi di interesse di altri 25 punti base e portandoli ai massimi da 22 anni.

Gli economisti dell’istituto centrale ora si attendono un’inflazione complessiva nell’eurozona in media al 5,4% nel 2023, al 3% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.

Aumentate anche le previsioni sull’inflazione ‘core’, quella esclusi alimentari e energia, che quest’anno salirebbe al 5,1%, per poi ridursi al 3%, nel 2024 e al 2,3% nel 2025.

Le decisioni della BCE “assicureranno che i tassi di interesse di riferimento siano portati a livelli sufficientemente restrittivi per ottenere un tempestivo ritorno dell'inflazione all’obiettivo di medio termine del 2% e saranno mantenuti a tali livelli per tutto il tempo necessario”, dichiarava oggi il governatore della Banca di Finlandia Olli Rehn in un discorso.

Alla luce delle previsioni BCE, dunque, la strada da percorrere verso il raggiungimento degli obiettivi dell’istituto guidato da Christine Lagarde sembra ancora lastricato di ostacoli e potrebbe durare a lungo.

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