Nuovo calo dell’inflazione USA e Wall Street si accende


Il dato sui prezzi diffuso oggi è risultato inferiore alle previsioni e ha rafforzato le attese sul raggiungimento del picco per i tassi di interesse della Federal Reserve.


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L’inflazione negli USA

L’attenzione odierna era tutta puntata sul dato sull’inflazione negli Stati Uniti per il mese di ottobre, risultata inferiore alle attese, pertanto rafforzando le aspettative del mercato che la Fed abbia raggiunto il picco in termini di tassi.

In particolare, i prezzi al consumo sono calati a +0% su base mensile dal +0,4% del dato precedente, quando le previsioni erano per un +0,1%.

Anno su anno sono scesi al 3,2%, anche in questo caso risultati inferiori sia alle previsioni (3,3%) che al dato di settembre (+3,7%).

Su una base “core”, che esclude i costi più volatili di cibo e gas, i prezzi sono aumentati del 4% rispetto allo scorso anno, meno sia delle previsioni che dell’aumento annuale osservato a settembre (+4,1%), e su base mensile sono saliti dello 0,2%, sempre meno del mese scorso (+0,3%) e delle attese.

La reazione

La lettura dell’inflazione è risultata, dunque, più bassa delle attese e ha fatto scendere i rendimenti dei Treasuries, spingendo il decennale sotto il 4,50% (-3%) e il biennale al 4,9% (-2,70%).

I future sui principali indici scattano in verde e quello sul Nasdaq guadagna l’1,50%, quello sullo S&P500 sale dell’1,10%, con il Dow Jones al rimorchio (0,90%).

Il dollaro si è indebolito nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD e l’oro torna sopra quota 1.960 dollari l’oncia.

Conferma di frenata

“Dopo aver mostrato progressi incoraggianti quest’estate, la disinflazione dell’indice dei prezzi al consumo core su base annua sembra essersi arrestata, mentre il ritmo mensile si è spostato verso qualcosa di più coerente con un ritmo di inflazione annualizzato del 3%-4% rispetto al 2%”, spiegavano gli economisti di Bloomberg Anna Wong e Stuart Paul.

“Nonostante la disinflazione nell’indice dei prezzi al consumo core sia sostanzialmente in fase di stallo, è improbabile che la Fed cambi il suo atteggiamento attendista nei confronti degli aumenti dei tassi, soprattutto perché i prossimi mesi probabilmente forniranno ulteriori prove che il mercato del lavoro si sta raffreddando più rapidamente”, aggiungono Wong e Paul.

Falchi e colombe

Il dato arriva dopo che molti analisti si sono divisi tra falchi e colombe circa il futuro dei tassi di interesse dalla Fed, in particolare sul possibile inizio della riduzione.

Secondo UBS, l’istituto centrale effettuerà quattro tagli nel 2024, a partire da marzo, mentre Morgan Stanley sposta a giugno l’inizio della fine della stretta.

Al contrario, Goldman Sachs prevede il proseguimento delle pause per tutto il 2024.

“Nonostante nelle principali economie sviluppate l’inflazione si sia drasticamente ridotta rispetto ai recenti picchi ciclici, d’ora in poi sarà molto più complicato portarla all’obiettivo del 2% fissato dalle banche centrali, soprattutto per quanto riguarda la sua componente sottostante, che esclude i prezzi più volatili, come quelli degli alimenti non trasformati e dell’energia”, sottolineano gli analisti di Link Securities.

Secondo lo strumento Fedwatch del CME Group, i trader hanno modificato le loro previsioni su una pausa nei rialzi dei tassi al 5,25%-5,50% a dicembre, passando da una probabilità dell'86% all’attuale 99%.

Nel frattempo, le probabilità di un primo taglio dei tassi nel giugno 2024 sono aumentate di recente e ora sono al 42,5%.

Ulteriori indizi sul futuro della politica monetaria potrebbero arrivare dalle dichiarazioni previste per oggi (ore 16 italiane) dal vicepresidente della Fed per la vigilanza, Michael Barr, il quale testimonierà davanti alla commissione bancaria del Senato, e del capo della Fed di Chicago Austan Goolsbee (ore 18:45 italiane.

Notizie societarie e pre-market USA

Snap (+3%): Amazon inizierà a vendere annunci pubblicitari sulla sua piattaforma di social media, sull’esempio di un accordo già stretto con Meta Platforms.

Home Depot (+1,70%): vendite comparabili scese del 3,1% nel terzo trimestre, mentre gli analisti si aspettavano in media un calo del 3,31% (dati LSEG IBES).

Theseus Pharmaceuticals (+25%): sta esplorando alternative strategiche, tra cui la potenziale vendita dell'azienda o delle sue attività, o una fusione, tra le altre.

Fisker (-14%): tagliato l'obiettivo di produzione per il 2023 a 13.000-17.000 unità da 20.000-23.000 previsto in precedenza.

Harrow Health (-25%): ricavi per il terzo trimestre per 34,3 milioni di dollari, mancando la stima media degli analisti di 37,58 milioni (secondo i dati LSEG).

Beauty Health (-52%): l'amministratore delegato Andrew Stanleick lascerà l'azienda e Marla Beck ricoprirà il ruolo di amministratore delegato ad interim fino a quando non verrà trovato un sostituto.

AerCap (-3%): General Electric ha venduto circa 26,7 milioni di azioni nell'offerta secondaria a 65,25 dollari, a sconto del 3,6% rispetto all'ultima chiusura di ieri (67,70 dollari).

Joby Aviation (+3%): domenica scorsa ha effettuato il primo volo di aerotaxi elettrico a New York, il primo in un contesto urbano, con l’obiettivo di iniziare il servizio commerciale per i passeggeri nel 2025.

Raccomandazioni analisti

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