Nuovo record per l’oro, crescita nel 2024 migliore di Wall Street

Le politiche delle banche centrali e le incertezze politiche stanno ancora sostenendo i prezzi della materia prima gialla a nuovi massimi storici e diversi analisti prevedono che la corsa non sia ancora finita.

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Record per l’oro

La corsa all’oro sembra proprio non voler terminare e ormai parlare di record storico appare riduttivo per le quotazioni del metallo giallo, questa mattina ancora a nuovi massimi.

La brama di oro spinge il prezzo spot ad un massimo di 2.732 dollari e il future a 2.747 dollari l’oncia, portando così la sua crescita in questo 2024 al 30%, ben oltre i guadagni ottenuti dall’indice S&P500, fermo a ‘solo’ il +22%.

Nel caso in cui dovesse terminare a dicembre su questi livelli, il 2024 si configurerebbe come il suo anno migliore dal 1979, quando il prezzo raddoppiò (+126%) a seguito della crisi politica tra Iran e Stati Uniti che culminò con l’entrata di centinaia di manifestanti nell’ambasciata statunitense a Teheran prendendo in ostaggio 52 tra diplomatici e funzionari. Un altro anno importante per la materia prima gialla fu il 2007, quando dopo lo scoppio della crisi subprime guadagnò il 31%.

I motivi del balzo

Tra i motivi alla base di questo balzo dei prezzi ci sono le politiche delle banche centrali, tra cui la Banca centrale europea che la settimana scorsa ha tagliato i suoi tassi di interesse di 25 punti base per la terza volta nel corso di quest’anno a seguito del calo dell’inflazione. Dall’altra parte dell’oceano, a settembre la Federal Reserve aveva deciso una sforbiciata da 50 pb e potrebbe allentare nuovamente la sua politica monetaria già tra due settimane.

Un altro fattore di traino del metallo prezioso è rappresentato dall’incertezza geopolitica, determinata non solo dai conflitti in atto, ma anche dall’esito incerto delle imminenti elezioni negli Stati Uniti.

Tutti questi fattori “fanno preferire l’oro in virtù sua tradizionale caratteristica di bene rifugio”, spiegano gli analisti di WebSim Intermonte.

La corsa potrebbe non essere finita

Nonostante il balzo di questi mesi, sono diversi gli esperti che prevedono nuovi rialzi nel breve periodo, addirittura oltre i 3 mila dollari l’oncia e segnando un ulteriore rialzo dell’11%, livelli previsti da Bank of America.

L’istituto statunitense ritiene l’oro sempre più attraente in quanto altri asset rifugio tradizionali, come i titoli di Stato statunitensi, affrontano rischi crescenti. “Con le persistenti preoccupazioni per le esigenze di finanziamento degli Stati Uniti e il loro impatto sul mercato dei Treasury, il metallo giallo potrebbe diventare l'ultimo bene rifugio percepito”, spiega BofA, spingendo “gli operatori, comprese le banche centrali, ad aumentarne l’esposizione”,

Target price leggermente inferiore, a 2.900 dollari ad inizio 2025, per Goldman Sachs, previsioni legate ad un calo più rapido dei tassi d'interesse a breve termine in Occidente e in Cina. Inoltre per gli analisti si sta ancora sottovalutando il ritmo di crescita degli Etf con sottostante l'oro fisico, reduci da cinque mesi consecutivi di afflussi netti e a settembre hanno attratto ben 1,4 miliardi di dollari. La domanda più sostenuta è quella degli investitori statunitensi.

I rischi geopolitici

A sottolineare l’importanza della geopolitica sulle quotazioni dell’oro è l’analista indipendente Ross Norman, in particolare per quanto sta accadendo in Medio Oriente, dove il gruppo militante libanese Hezbollah ha dichiarato di essere passato a una nuova fase di escalation nella sua guerra contro Israele, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha giurato di proseguire le guerre in Libano e a Gaza.

“Non sorprende che l’oro abbia toccato nuovi massimi e la soglia psicologicamente importante di 2.700 dollari durante le ore asiatiche, poiché sembra che l’interesse speculativo provenga da quella regione”, evidenzia Norman, aggiungendo che “gli investitori sono soliti cercare sicurezza nell’oro in tempi di incertezza geopolitica ed economica”.

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