Ops Intesa-Ubi, arriva il disco verde della Bce

La Banca centrale europea dà il via libera preventivo all’acquisizione di una partecipazione di controllo da parte di Intesa Sanpaolo in Ubi Banca. L’ok di Francoforte ha valore anche nel caso in cui le adesioni dovessero essere pari ad almeno il 50% del capitale più un’azione. Intanto Ca’ de Sass esclude il ricorso alla Mac in quanto non rileva effetti negativi della pandemia su Ubi e sull’offerta.
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Bce: sì all’ops di Intesa su Ubi
La Banca centrale europea ha dato il via libera preventivo all’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo da parte di Intesa Sanpaolo in Ubi Banca, nonché all’acquisizione indiretta di una partecipazione di controllo in Iw Bank. Ad annunciare il sì della Bce la stessa Intesa Sanpaolo in un comunicato diffuso nella serata di venerdì 5 giugno.
Arriva così una nota positiva nell’offerta pubblica di scambio avviata da Ca’ de Sass sul gruppo bresciano-bergamasco lo scorso 17 febbraio dopo un susseguirsi di “paletti” legati ai ritardi delle Authority di riferimento italiane, all’intrusione dei competitor nell’operazione (vedi Unicredit) e all’ostruzionismo della stessa Ubi.
L’ok di Francoforte, come sottolinea la stessa Intesa Sanpaolo nella nota, ha valore anche nel caso in cui le adesioni all’offerta dovessero essere «pari almeno al 50% del capitale più un’azione», ossia la soglia minima indicata da Ca’ de Sass.
L’istituto guidato da Carlo Messina indica come l’autorizzazione della Bce sia avallata da una serie di punti qualificanti dell’offerta tra cui «l’incremento della massa critica» e una maggiore capillarità sui mercati; le sinergie di ricavi derivanti dall’incremento della produttività per cliente e per sportello; e «l’accelerazione del de-risking degli attivi di Ubi Banca senza oneri per gli azionisti» conseguente all’aumento del grado di copertura dei crediti deteriorati «ai livelli di Intesa Sanpaolo».
La clausola Mac
Il disco verde della Bce segna un importante punto a favore di Intesa anche nella controversia con i maggiori azionisti di Ubi banca.
Nelle scorse settimane, il Comitato Azionisti di Riferimento, Car (19% circa del capitale) e gli azionisti riuniti nel Patto dei Mille (1,6%) hanno avviato un ricorso presso il Tribunale di Milano volto ad accertare l’inefficacia dell’ops alla luce dell’avveramento della clausola material adverse change (mac). La clausola è una condizione compresa nell'offerta in questione e la rende nulla nel caso di eventi eccezionali (e la pandemia si configurerebbe come tale), ma può essere invocata soltanto dall’offerente.
Intesa nel comunicato diffuso venerdì ha però escluso la possibilità di effetti derivanti dalla pandemia di covid-19, «tali da modificare negativamente l’attività di Ubi Banca e/o la situazione finanziaria, patrimoniale, economica o reddituale sua e/o delle società del Gruppo Ubi oltre ad analoghi effetti per l'Offerta e per Intesa Sanpaolo». Di conseguenza la pandemia non sarà inclusa tra le condizioni di efficacia dell’ops.
Corsa a ostacoli
Il placet della Bce consente a Intesa di prendere il respiro in vista delle prossime tappe. Restano da ottenere l’approvazione del prospetto depositato lo scorso 6 marzo in Consob e il via libera da parte dell’Ivass, l’autorità di controllo sul settore assicurativo.
Il tutto è subordinato alla verifica dell’Antitrust. L’11 maggio il garante sulla concorrenza ha avviato un’istruttoria per verificare i possibili effetti sul mercato ed escludere una situazione di concentrazione «eccessiva». Anche Unicredit ha chiesto di partecipare all’istruttoria (oltre ad altri istituti già inclusi nell’operazione, come Bper, Cattolica Assicurazioni e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia).
I ritardi nella risposta del garante della concorrenza potrebbero far slittare a settembre l’inizio del periodo di adesione all’offerta, inizialmente indicato da Intesa in fine giugno.
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