Ops Mps-Mediobanca, a Siena basta il 35%

Secondo l’istituto senese, anche con una quota inferiore al 50% le sinergie e gli obiettivi strategici dell’offerta saranno realizzabili, pur con possibili ritardi nella loro implementazione.
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La nuova soglia di Mps per l’Ops su Mediobanca
Banca Monte di Paschidi Siena si accontenta di meno della metà del capitale di Mediobanca per considerare un successo l’Offerta pubblica di acquisto.
Il nuovo obiettivo minimo è emerso ieri sera dalla pubblicazione del prospetto dell’Ops di Mps su Piazza Cuccia, nel quale si fissa come soglia minima il 35% dello storico istituto nell’operazione prevista partire lunedì 14 luglio per poi chiudersi l’8 settembre. Prima dell’avvio ufficiale, il cda di Mediobanca potrà ancora rispondere e, secondo alcuni media, potrebbe farlo lunedì 7 o martedì 8 luglio.
Da Siena ritengono che, anche con una quota di capitale inferiore al 50%, le sinergie e gli obiettivi strategici dell’offerta “saranno realizzabili”, anche se “con possibili variazioni e ritardi nella loro implementazione”.
Il mancato raggiungimento della metà del capitale, però, impedirà l’utilizzo dei crediti fiscali, che non potranno essere fatti valere anche sul bilancio di Mediobanca.
I benefici delle Dta "saranno comunque conseguiti" sebbene in un arco temporale più lungo ed entro il 2036, con un utilizzo annuo medio per 300 milioni anziché dei 500 milioni previsti con il superamento del 50% di Mediobanca.
La soglia minima comunicata rappresenta un cambio nella strategia, almeno comunicativa, di Siena, in quanto fino a questo momento aveva condizionato la buona riuscita dell’operazione al raggiungimento del 66,7%.
Ufficialmente Mps non ha nessun limite: la Banca centrale europea non aveva posto alcuna soglia minima di adesioni, limitandosi a prevedere alcune prescrizioni, come la possibilità per Mps di poter dimostrare di detenere il controllo di Mediobanca anche con meno della maggioranza assoluta.
Le mosse degli azionisti
Con la nuova soglia, l’operazione sembra semplificarsi molto. Considerando le quote di Francesco Gaetano Caltagirone (9,98%) e di Delfin (19,8%) che hanno già aderito, il 30% appare già blindato.
A questo potrebbe aggiungersi il 4% circa di UniCredit e quelle dei fondi vicini all’ad Luigi Lovaglio, già azionisti in Mediobanca, come Vanguard (al 2,7%) e Amundi (0,8%).
Altre quote potrebbero arrivare dalla casse di previdenza, tra cui Enasarco (2,5%).
Non esclusa una fusione
Nel prospetto depositato da Mps emerge anche un’ipotesi di fusione per incorporazione con Mediobanca, nonostante Lovaglio avesse sempre fatto riferimento a due entità separate per il dopo Ops.
Mps, si legge nel documento, intende procedere al delisting del titolo Mediobanca, e, “indipendente da questo atto, non esclude di poter valutare in futuro la realizzazione di eventuali operazioni straordinarie e o di riorganizzazione societaria e aziendale che dovessero essere ritenute opportune, in linea con gli obiettivi e le motivazioni dell'offerta, ivi inclusa l'eventuale fusione per incorporazione di Mediobanca in Banca Mps o in altre società del gruppo".
Ad oggi nessuna decisione è stata presa su eventuali operazioni straordinarie a seguito dell'aggregazione con il gruppo Mediobanca in conseguenza del perfezionamento dell'offerta.
Esito più probabile secondo EQUITA
Dopo il deposito del documento, gli analisti di EQUITA confermano la raccomandazione hold e il prezzo obiettivo di 7,6 euro sulle azioni Mps, oggi quotate a 6,976 euro (-1%).
Secondo la sim, il raggiungimento del 35% rappresenta “lo scenario più probabile alla lue dell'autorizzazione BCE. Sulla base dei dati al 31 marzo, l'impatto sul Cet1 combinato rispetto allo scenario di piena adesione (Cet1 al 17,8%) è di -120 bps in caso di adesione al 66,7%, di -160 bp con un'adesione al 50% e di -220 bp se si dovesse fermare al 35%”, variazioni in linea con le attese di EQUITA.
La banca senese ha ribadito il target di sinergie per 700 milioni di euro al 2028 e sottolineato che queste siano ottenibili anche solamente in presenza di un controllo di fatto, sebbene in un orizzonte temporale più ampio. Su questo punto EQUITA è più scettica: "Alla luce dei business model differenti delle due banche e delle differenti culture aziendali, continuiamo a esprimere perplessità sull'entità stimata delle sinergie, evidenziando dall'altro lato il rischio che una parte significativa di queste possa essere coperta da dissinergie".
Focus su Mediobanca
Per quanto riguarda la quota di Mediobanca in Generali, per Mps rimane un investimento finanziario e l'Ops lanciata da Piazzetta Cuccia sulla banca del Leone Alato è potenzialmente coerente con il razionale strategico dell'operazione su Mediobanca, anche se, a detta di EQUITA, le operazioni rimangono "mutualmente esclusive" a causa dei diversi modelli di business, delle tempistiche e della complessità strategica.
Intanto, Mediobanca (rating buy, tp 24 euro in ottica stand-alone) continua a trattare "con un premio implicito sul prezzo d'offerta pari al 4%" e considerando le maggiori complessità nella governance, nella capacità di estrarre sinergie, l'impossibilità di accelerare l'utilizzo delle Dta e il consumo di capitale legato alla presenza di minorities, EQUITA conclude evidenziando che è "nell'interesse di Mps superare almeno la soglia del 50% e a tendere oltre quota 66,7%".
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