Ops Mps-Mediobanca, Banca Mediolanum pronta a tirarsi fuori dalla contesta

Il gruppo fondato da Ennio Doris non sarebbe entusiasta di schierarsi in uno scontro violento come quello che si preannuncia essere l’Ops lanciata dalla banca senese su Piazzetta Cuccia e preferirebbe concentrarsi su asset più strutturali al suo business core.
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Banca Mediolanum e la cessione di quota in Mediobanca
Cedere la propria quota in Mediobanca per evitare di schierarsi nella battaglia per il controllo di Piazzetta Cuccia che vede coinvolta Banca Monte dei Paschi di Siena. Sarebbe questa la strategia di Banca Mediolanum indicata da indiscrezioni pubblicate da Il Sole 24 Ore, che in questo modo liquiderebbe una partecipazione storica, avviata addirittura 25 anni fa.
Secondo il quotidiano, però, la decisione finale non sarebbe stata ancora presa ma spetterà al consiglio di amministrazione, che nell’ordine del giorno di oggi non è stata inserita.
Banca Mediolanum cederebbe il 4,5% detenuto in Mediobanca, incidendo così sul patto di consultazione che oggi riunisce circa il 12% del capitale, già ridotto dopo l’uscita di Vittoria Assicurazioni Spa avvenuta lo scorso 20 giugno. Mediolanum è libera di vendere le azioni a patto di comunicarlo entro cinque giorni, secondo gli accordi stretti nel patto.
In gioco c’è l’Offerta Pubblica di Acquisto lanciata da Mps su Mediobanca e il Ceo Luigi Lovaglio sembrerebbe aver già raccolto il 45% del capitale. In passato, il gruppo si era espresso favorevolmente sull'Ops promossa da Alberto Nagel su Banca Generali, definendola "una bella operazione", ma ora sembrerebbe non essere entusiasta di partecipare in uno schieramento o nell’altro in quello che Il Sole definisce lo scontro più violento della stagione delle Opa a Piazza Affari.
L’impatto della vendita
Banca Mediolanum ha chiuso un bilancio 2024 record, con 1,1 miliardi di utili (+36%), ha avviato bene anche il 2025 con profitti trimestrali saliti di un altro 10% e sembra interessata a focalizzare le proprie energie sul core business.
L’uscita avrebbe conseguenze sulle prospettive dell’Ops e la vendita eviterebbe una decisione in cui aspetti industriali – gli unici che interessano alla banca - si intrecciano, con altre considerazioni politiche e con un clima di contesa campale.
In questi mesi, la posizione pubblica di Massimo Doris sul risico bancario è stata misurata e volta a privilegiare il senso industriale delle operazioni e il ruolo del cda nel valutarle e il cda finora è apparso equidistante dai contendenti.
Delfin e Caltagirone hanno bisogno dell’ok BCE
Intanto, MF scrive che a Delfin e Caltagirone servirà un altro via libera dalla Banca centrale europea per salire in Mps dopo quello di ieri relativa solo alla banca senese ma non ai suoi soci.
Delfin detiene quote sia in Mps (9,8%) che in Mediobanca (19,8%), mentre il gruppo Caltagirone ha poco meno del 10% nelle due banche: se aderiranno all’Ops (come appare scontato), entrambi supereranno la soglia del 10% oltre la quale è necessaria un'autorizzazione della BCE.
In caso di adesione al 100% degli azionisti di Mediobanca, Delfin dovrebbe avere una quota intorno al 16%, percentuale che si ridurrebbe al 14% in caso di adesioni al 50%. Delfin è già stata autorizzata nel 2020 a detenere fino al 20% in Mediobanca ma solo come investitore finanziario.
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